Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  giugno 15 Domenica calendario

Paesi Ue inerti su Gaza per 7 italiani su 10 E solo il 40% separa Hamas dai palestinesi

Gran parte degli italiani è convinta che i governi europei e la stessa Ue non mettano sullo stesso piano i conflitti israelo-palestinese e russo-ucraino. La percezione della differenza di atteggiamento rispetto alle due guerre alle porte del continente è dimostrata dai numeri. Quasi il 70% degli intervistati nel sondaggio realizzato da Only Numbers per la trasmissione Porta a Porta sostiene che esiste una differenza importante nell’approccio. Il 67,9% dei cittadini percepisce quindi un doppio standard nei principi dichiarati.
Da una parte l’Unione europea difende con forza il diritto internazionale in Ucraina sui principi della sovranità e di integrità territoriale, mentre è ritenuta meno interventista e più soft nell’approccio al conflitto sui territori di Gaza. Il 66,3% del campione intervistato ritiene infatti che i governi europei stiano facendo poco o nulla nel merito. Nel conflitto russo-ucraino l’Unione europea ha assunto una posizione netta contro l’invasione russa, imponendo sanzioni severe alla Russia e fornendo sostegno militare, economico e politico all’Ucraina, mentre nella guerra in Medio Oriente le sue posizioni appaiono più sfumate.
Molti governi in Europa sostengono il diritto di Israele alla difesa, ma allo stesso tempo esprimono preoccupazione per le vittime civili di Gaza e per l’espansione degli insediamenti; tuttavia, in questo caso, le sanzioni o le misure concrete che si registrano sono rare.
Affiora una maggiore sensibilità alla causa palestinese tra l’elettorato di centro sinistra che legge il conflitto come uno squilibrio di potere in cui i diritti umani e la giustizia sociale sono stati messi da parte. Anche tra gli elettorati di centro destra si trova una certa condivisione di questi principi, ma che viene promossa con minore vigore. Se tra le fila del Partito Democratico e di Alleanza Verdi e Sinistra queste convinzioni si avvicinano al 100% delle indicazioni, nell’elettorato di centro destra non superano il 60%. Significativo è il 51% dei sostenitori di Forza Italia, che seguendo le indicazioni del loro leader, Antonio Tajani, è persuaso che i governi dei diversi Paesi europei stiano facendo tutto il possibile per fermare quanto sta avvenendo a Gaza. Di sicuro, il coordinamento del ministro degli Esteri per l’arrivo nel nostro Paese di alcuni bambini palestinesi e delle loro famiglie per essere curati nei nostri migliori ospedali conferma e corrobora in toto la loro fiducia. È sicuramente un piccolo passo per offrire loro cure e speranza. È un gesto di profonda umanità e compassione, che dimostra come, anche in mezzo all’orrore della guerra, sia possibile scegliere la solidarietà e la cura al posto dell’indifferenza. A differenza che in Ucraina, la sofferenza della popolazione palestinese è spesso causata sia dalle scelte politiche e belliche interne di Hamas sia di quelle di Israele, ed è proprio la gente, le famiglie, i bambini che ne stanno pagando il prezzo senza avere un reale controllo.
In maggioranza i cittadini italiani (42,4%) separano il popolo palestinese e il movimento politico e militare di Hamas nella considerazione dei loro giudizi. Un cittadino su tre (28,6%) li separa nella considerazione, ma denuncia una certa connivenza, mentre il 12,6% li identifica in un’unica soluzione. È evidente che risulta importante distinguere tra le diverse posizioni, per evitare facili generalizzazioni che possono alimentare incomprensioni e pregiudizi politici. Tuttavia, osservando i risultati del sondaggio, si vede come il centro sinistra italiano tende ad essere più vicino alla causa palestinese a differenza degli elettori di centro destra. Questo avvicinamento non è universale, ma è una tendenza visibile in molti contesti europei e globali in cui Israele è percepito come una potenza occupante e militarmente dominante, mentre i palestinesi come un popolo privato della propria autodeterminazione.
Questa disparità colpisce l’opinione pubblica, alimentando empatia per chi sembra più indifeso, specialmente i bambini. In Ucraina, la narrazione mediatica è stata più istituzionale, più “da guerra classica” in Europa e negli ultimi tempi, meno concentrata sul dolore quotidiano dei civili. In un mondo attraversato da guerre e crisi umanitarie, ci sono immagini che ci colpiscono più di altre. Lacrime, ferite, bambini in fuga. Eppure, accade spesso che alcuni conflitti riescano a scuotere le coscienze in modo più profondo. È il caso della striscia di Gaza, dove la sofferenza dei civili, e soprattutto dei bambini, sembra generare una risonanza emotiva maggiore rispetto ad altre guerre, come quella in Ucraina, altrettanto devastante. Il rischio più grande è cedere a una gerarchia del dolore. La sofferenza umana non ha confini, e non dovremmo mai cadere nella trappola di scegliere per chi soffrire. Gaza e Ucraina non sono in competizione.
Entrambe meritano ascolto, empatia, e soprattutto azioni concrete per alleviare il dolore delle vittime. Accogliere un bambino ferito proveniente da Gaza è un gesto concreto, un piccolo passo verso la civiltà, ma non dimentichiamoci dei bambini ucraini, yemeniti, sudanesi, del Myanmar…
La vera sfida del nostro tempo è mantenere viva la capacità di sentire – e agire – di fronte a ogni ingiustizia. Senza confini.