il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2025
L’ultima di Enrico Costa: “Voglio l’obbligo di pubblicare le sentenze di assoluzione”
La macchina super garantista di Forza Italia, per mano del neo vicepresidente della commissione Giustizia della Camera Enrico Costa, colpisce ancora. Un nuovo ostacolo incombe sulla cronaca giudiziaria. L’obbligo di pubblicare, soprattutto con la stessa ampiezza ed evidenza, nonché immediatamente, l’avvenuta assoluzione o il proscioglimento dell’imputato o dell’indagato. Da garantire “con le stesse modalità, lo stesso spazio e la stessa evidenza data alla notizia dell’avvio del procedimento penale o alle dichiarazioni, informazioni e atti oggetto del procedimento”.
Insomma, una contro-cronaca giudiziaria. E qualora non accada, l’interessato, che Costa considera “vittima del sistema giudiziario”, potrà segnalarlo al Garante della privacy, che dovrà intervenire nelle 48 ore successive imponendo a quel punto la pubblicazione della notizia. Senza dimenticare che Costa (ministro della Giustizia era Marta Cartabia), ha già fatto approvare la legge sull’oblio per gli assolti, che obbliga i siti a deindicizzare la notizia di un’inchiesta, per cui se cerchi la sola persona l’indagine non compare.
Dopo il bavaglio alla stampa sull’ordinanza di custodia cautelare, la ben nota “norma Costa” del dicembre 2023 che vieta di pubblicare integralmente l’atto d’accusa ma ne impone il riassunto, ecco ora la nuova proposta che figurava già in un suo ampio pacchetto garantista d’inizio legislatura che prevedeva di tutto, dalla separazione delle carriere alla prescrizione, dalla stretta durissima sulla microspia trojan a quella sulle intercettazioni. Ma rilanciata ora con la richiesta d’approvarla, come ha chiesto Costa al governo durante un question time, “entro la fine della legislatura”.
Ovviamente anche questa, come il bavaglio sull’ordinanza, è una misura che Costa presenta come un contraltare ai giornalisti che si occupano di giudiziaria, considerati alla stregua di “nemici” schierati sempre dalla parte dei pubblici ministeri, potenti al punto da intimidire e condizionare i giudici. Un pm vero protagonista del processo. Comunque sempre contro la “vittima”, imputata o solo indagata che sia. Secondo Costa considerata colpevole, anche se alla fine esce assolta dal processo.
Ma ecco cosa dice Costa per sollecitare l’inderogabile urgenza della sua proposta, mentre paragona il gip all’opossum che “si finge morto per difendersi, e non essere travolto e schiacciato durante le indagini”. Infatti, a suo dire, che succede alla fine di fronte a un’assoluzione? “Si scatena l’attacco ai giudici che hanno assolto perché avrebbe perso la giustizia, oppure c’è il silenzio, dell’assoluzione non si parla, basta confrontare lo spazio dato alle ordinanze di custodia e alle assoluzioni”. Il vero processo si svolgerebbe durante le indagini preliminari e si concluderebbe con le accuse del pm, cioè “la sentenza mediatica”. Quella “vera” e finale dei giudici, se è di assoluzione, “non trova più spazio perché è superata da quella ormai consolidata di condanna”. Chiosa Costa: “La sentenza di condanna è quella che ha fatto giustizia, quella di assoluzione lascia l’amaro in bocca”. Per questo lui vuole imporre, con lo stesso risalto, che figuri con la necessaria ampiezza sui media.