Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  giugno 15 Domenica calendario

«Contano solo social e tv Se non appari non esisti»

A trent’anni esatti dal primo album intitolato con il nome di Marina Rei prima, fra i 18 e i 25 anni, come Jamie Dee aveva inciso brani dance di discreta fortuna internazionale, ma il vero cognome è Restuccia la cantautrice romana ha pubblicato un mese fa, il 16 maggio, un nuovo lavoro, Niente amore, che arriva a cinque anni di distanza da Per essere felici. A produrlo ha chiamato Riccardo Sinigallia, fratello di Daniele, il padre del suo unico figlio Nico, 23 anni, dal quale si è separata nel 2005. Classe 1969, grinta ed entusiasmo da ragazzina, anche al telefono Marina Rei riesce a trasmettere l’idea di sentire ed essere davvero dentro le cose che dice e che fa. Nonostante il suo mondo, quello della discografia di una volta, si sia praticamente dissolto e niente sia più come prima.
Come si resiste?
«Ci vuole costanza e voglia di cercare sempre un punto di equilibrio, due cose che mi hanno insegnato molto bene i miei genitori, insistendo molto sull’importanza dello studio costante di uno strumento. Con me ha funzionato, anche se la vita è come un’onda».
Che in tutti questi anni dove l’ha portata?
«Un po’ ovunque. E non sempre si può essere bravi surfisti, sott’acqua prima o poi si va. È anche questione di esperienza, caso, valutazioni sbagliate».
L’errore peggiore qual è stato?
«Non dedicarmi seriamente al pianoforte, il primo strumento che ho conosciuto e ho studiato».
Lei, figlia di musicisti importanti, non ha avuto l’insegnante giusto?
«Oddio, quello per essere tale deve essere severo, però deve anche aiutarti a trovare le chiavi migliori per stimolare, interessare, appassionare. Io da giovane facevo tutto a orecchio e didatticamente non andava bene, lo capisco, però si doveva trovare un modo per coinvolgere di più e meglio. Ho recuperato parecchio, ma diciamo che ho perso tempo».
Suo figlio Nico ha 23 anni: come mamma, separata, lei è stata severa?
«A volte, sì. Diciamo accogliente e propensa al dialogo, ma mai amica. Per fortuna, lui non ha mai avuto difficoltà ad avvicinarsi per chiedere, esporsi, raccontare dubbi e paure. Questa credo che in assoluto sia la cosa più importante».
Il rimprovero più frequente che le ha fatto? Forse di fare troppo la poliziotta?
«Non lo so. Di sicuro per un giovane in crescita certi paletti sono importanti. Anche quando un figlio li rifiuta, in realtà li sta chiedendo. Ne ha bisogno per imparare a vivere».
A proposito, lei e che punto è? Come si presenta?
«Non lo so. Sono una persona abbastanza centrata, ordinata e disciplinata. Ma esposta quotidianamente a momenti di fragilità».
Questo disco, allora, che cosa dice di lei in questo momento?
«Fotografa la persona che sono diventata: una specie di goccia in un mare infinito. Una donna che si prende il suo tempo, in questo caso cinque anni, per scrivere canzoni che mi rappresentino in maniera trasversale e profonda, anche quando non parlo direttamente del mio vissuto. Affronto temi importanti lutto, amore, senso di inadeguatezza, debolezze, legami che mutano e sono in continua evoluzione, la frenesia di questi tempi...».
In “Domenica dicembre” parla di suo padre, morto quattro anni fa: è stato faticoso elaborare il lutto?
«Nel primo periodo, sì. Non riuscivo a decifrarne la morte, non capivo dove fosse mio padre (Enzo Restuccia, batterista dell’Orchestra di Ennio Morricone, morto nel 2021. Sua madre, invece, è Anna Giordano, violista dell’Orchestra Sinfonica di Roma, ndr). Ho cominciato a scrivere questo pezzo e quando ho finito ho avuto una crisi di pianto incredibile, mai avuta prima. Alla fine è diventata un’occasione importante per ricordarlo».
Con l’amore come va?
«Sono in un cantiere. A fare i fenomeni i primi tempi siamo bravi tutti. È dopo un po’ che comincia il lavoro di costruzione di un vero rapporto d’amore che, non voglio dimenticarlo mai, è qualcosa in perenne trasformazione. Lo dico perché adesso, che tutto sembra a portata di mano, il nuovo va trovato all’interno della relazione. Se si cerca fuori, si trova tutto, ma i problemi si riproporranno tali e quali dopo poco. Insomma, se ne vale la pena bisogna impegnarsi».

Ha detto di sentirsi una goccia in un mare: quello della musica italiana di oggi è particolarmente inquinato dalla plastica?
«Direi proprio di sì. Io mi sento una privilegiata perché tutte le mattine posso ancora mettermi a suonare il mio strumento, a fare dischi e concerti grazie anche ad artisti che vivono in mari piccoli ma bellissimi e puliti. Il rischio concreto è che la banalità, le scelte più facili e scaltre, possano far morire tutti gli altri pesci».
Un po’ delusa dalle nuove leve?
«No. I tempi sono cambiati, com’è giusto che sia. Adesso c’è un nuovo suono un po’ tutto uguale, ma sono sicura che una vera rivoluzione musicale prima o poi ci sarà».
Che ne pensa di quelle cantanti, tipo Elodie, che espongono il loro corpo in maniera molto sexy per poi dire che è uno strumento di emancipazione femminile? È un facile trucchetto?
«Ognuna fa quello che vuole. Io sono una musicista e una cantante e personalmente non amo i giochetti e le esposizioni facili. Sono riservata e il mio corpo lo mostro solo in privato. Provengo da una stirpe di musicisti, per me la priorità è suonare. Ho imparato a non guardare quello che fanno gli altri, però, e a non considerare i giudizi facili. Detto questo, se alla mia età perdessi tempo a guardare quello che fanno le ragazze sui social o in tv, impazzirei. Andrei in depressione. Non lo faccio e penso di cavarmela bene, anche se vivo ogni giorno la difficoltà nel continuare a fare musica a modo mio. Oggi funziona altro».
Fin qui è stata più coraggiosa o incosciente?
«Non ho dubbi: coraggiosa e consapevole».
C’è un equivoco più ricorrente di altri sul suo conto?
«Sì, certo. Non facendo tanta tv né stando spesso sui social, molti pensano che sia sparita. “Perché non fai più musica?”, mi dicono. La verità è che non mi sono mai fermata, grazie a Dio. Ma se non vado in tv, non esisto, c’è poco da fare».
Qualche medaglietta in più se la meritava?
«Vado avanti anche senza, ma direi proprio di sì. Per fortuna arrivano i complimenti degli appassionati alla fine di un concerto».
La pubblicità tormentone con la sua “Primavera”, versione italiana del 1997 di “You To Me Are Everything” degli inglesi The Real Thing del 1976, ci assomiglia?
«Sì, certo. Fa molto piacere».
Lo sfizio da togliersi adesso qual è?
«Comprare nuove percussioni. Lo farò presto».
Una cosa che prima o poi vuole assolutamente fare? Un film?
«Non è una cosa che mi appartiene, meglio scrivere una colonna sonora. O condurre un programma televisivo per dare spazio a musicisti bravissimi ma sconosciuti».
Il produttore del disco è il 55enne Riccardo Sinigallia, uno dei grandi nomi del cantautorato romano: visto che è il fratello del suo ex, Daniele, com’è andata?
«Ci conosciamo da trent’anni e sappiamo bene che il lavoro è il lavoro. Lui è bravissimo e per me questa esperienza insieme è stata davvero un’occasione bellissima per allargare la mente. Riccardo ha una visione delle cose sempre sorprendente. Quando scrivevo delle cose da fargli sentire, mi sembrava di essere tornata a scuola. Avevo un misto di tensione e timore quando gliele sottoponevo».
E quando le ha fatto correggere qualcosa, immagino che sarà successo, come ha reagito?
«Da sportiva. L’ho sempre vissuto come uno stimolo per migliorare. Ci siamo divertiti molto, abbiamo fatto un disco libero e sincero: lo definirei cantautorato soul».
Non è che nel cantiere di prima, quello dell’amore, c’è il suo ex, il fratello di Riccardo?
«Per carità. Siamo separati da vent’anni».
Tutte le strade portano sempre a Sanremo?
«Certo. Perché no?».
Una quindicina di anni fa ebbe dei problemi con uno stalker: ci sono stati altri episodi?
«No. È il vantaggio di essere meno sovraesposti».