Il Messaggero, 14 giugno 2025
Guasti e allarmi a vuoto caos braccialetti anti-stalker Scatta l’indagine del Ris
Alert che scattano anche se per qualche momento manca il segnale, la durata delle batterie da potenziare facendola passare dalle attuali 3 ore ad almeno 8 e la fornitura di dispositivi da aumentare per ridurre al massimo i tempi di applicazione. Sono le principali “falle” dei braccialetti elettronici individuate dalla procura di Tivoli che, come ulteriore sforzo nella tutela delle vittime di violenze e stalking, ha avviato un’indagine per approfondire episodi di malfunzionamento dei dispositivi di controllo applicati nel circondario.
Il procedimento penale, iscritto per interruzione di pubblico servizio e danneggiamento, è stato archiviato nei giorni scorsi ma gli accertamenti delegati ai carabinieri del Ris di Roma hanno fatto rilevare criticità raccolte in un’informativa che, «in una prospettiva di miglioramento del sistema di sorveglianza elettronica», il procuratore Francesco Menditto ha trasmesso ai ministri della Giustizia, dell’Interno e della Famiglia, oltre che ai presidenti della commissione Giustizia del Senato e della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio.
I PUNTI DEBOLI
«I risultati, particolarmente apprezzabili registrati prima dell’entrata in vigore della legge del 2023 che ne ha previsto l’obbligatorietà per i reati da Codice Rosso spiegano dalla procura per tracciare le origini dell’inchiesta – sono stati offuscati da criticità relative all’insufficienza del numero di braccialetti disponibili e a casi di cosiddetto malfunzionamento». Il numero delle installazioni mensili a quel punto si è moltiplicato: da una media di 20 a 500. Un problema anche per le sale operative delle forze dell’ordine che hanno dovuto registrare, in maniera direttamente proporzionale, un numero ingestibile di alert. «Succedeva, per esempio ha spiegato Menditto che l’allarme suonasse tutte le volte che il dispositivo entrava anche per poco in una zona non coperta, quando non c’era campo. E succede anche a batteria scarica, considerato che l’autonomia è limitata a circa 3 ore». Alert continui, giorno e notte, spesso inutili, che paradossalmente finiscono per creare un continuo stato d’ansia nelle vittime. «Due mesi fa dice il procuratore un caso ci ha addolorato: una donna è venuta a restituirci il dispositivo. "Non ce la faccio più”, ci ha detto. Per noi una sconfitta: sappiamo che serve per tutelare le vittime, e che funziona». Già adesso grazie all’impegno di Fastweb e di chi fa parte del sistema, è stato possibile ridurre il numero di alert e dare un ordine di priorità creando 14 “super-allarmi”.
TEMPI LUNGHI
Sulla mancanza di segnale, per esempio, l’Sos scatta dopo un monitoraggio di qualche minuto: se il segnale torna nell’arco di qualche minuto, non parte. C’è poi il problema della fornitura: il contratto stipulato tra ministero dell’Interno e Fastweb è di 1.200 braccialetti al mese ma attualmente sono insufficienti. «La conseguenza segnala la procura di Tivoli è che spesso non sono applicati nel termine previsto dei 4 giorni dalla richiesta formulata dalle forze dell’ordine. Un numero che potrebbe apparire anche eccessivo per assicurare l’immediata tutela della vittima perché l’indagato viene informato subito della misura in atto e solo successivamente viene applicato il braccialetto».
Ma i punti da sbrogliare rilevati sono anche altri. «Tutte le autorità – conclude Menditto – hanno ricevuto l’esito degli accertamenti tecnici, con alcune particolarità rilevanti che speriamo possano migliorarne la funzionalità. Come procura vediamo che lo strumento funziona abbastanza bene. Dà tranquillità alle donne e ha un grande effetto dissuasivo per indagati e imputati. Per noi motivo di grande orgoglio perché siamo riusciti a dare fiducia alle donne che denunciano sempre più spesso e anche perché è un deterrente».