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 2025  giugno 14 Sabato calendario

Un altro anno record di migranti morti

Succede in alto mare o nelle rapide dei fiumi, per annegamento soprattutto, in poco più della metà dei casi totali. Poi accade per le violenze a cui si è esposti durante il tragitto, in circa un evento su dieci. Oppure per le cattive condizioni di salute in cui si finisce per cadere o per gli incidenti causati dalla precarietà dei mezzi con cui ci si muove. Sono in aumento i morti e i dispersi tra chi migra oltre i propri confini nazionali, con il 2024 che ha segnato un picco mai raggiunto prima. Almeno da quando, nel 2014, il Missing Migrants Project dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) di Ginevra ha cominciato il suo monitoraggio.
Lo scorso è stato l’anno più mortale mai registrato, con almeno 9.191 vittime sulle rotte migratorie di tutto il mondo. Anche più di quelle del 2023, che già aveva segnato un record con 8.755 vite perdute. Se si considerano insieme tutti gli undici anni di rilevamento, si raggiungono circa 73.500 sparizioni e decessi documentati, che però, sottolinea Oim, rappresentano «solo una frazione del numero reale di migranti dispersi» e dunque i dati «vanno interpretati come la stima minima del numero effettivo». Sfuggono le cifre reali, e sfuggono le identità. L’organizzazione ha infatti condotto valutazioni in più di cento nazioni per scoprire che solo l’11% dei Paesi dispone di politiche per rintracciare e identificare i migranti dispersi.

Il Missing Migrants Project ha diffuso a fine aprile il proprio rapporto relativo al 2024, che poi nelle ultime settimane è stato ulteriormente aggiornato «in maniera retroattiva, man mano che sono stati disponibili più dati», ci hanno spiegato dal Global Data Institute di Oim di Berlino. Oltre un quarto del totale globale dei decessi del 2024 si sono registrati nel Mar Mediterraneo, 2.573 casi. Non è il dato più alto di sempre. Nel 2023 furono 3.155, nel 2016 oltre 5.100. «L’elevato numero dimostra la necessità di adeguati sistemi di ricerca e soccorso, nonché di rotte migratorie sicure e regolari come alternative a questo viaggio rischioso», aggiunge Oim. La traversata del Mediterraneo centrale rimane la rotta migratoria “singola” più mortale al mondo, anche se di molti incidenti nulla si sa, né si potrà sapere. Nel 2024, sulle coste del Nord Africa sono stati trovati almeno 103 resti umani non riconducibili ad alcun naufragio noto, il che conferma il verificarsi di affondamenti invisibili, senza testimoni. Mai così alti come negli ultimi dodici mesi sono stati i casi anche nel continente africano, almeno 2.316 decessi. Nella regione asiatica si è arrivati a 2.793 morti o dispersi, nelle Americhe almeno 1.272. Ma si muore anche lungo i confini d’Europa, dove nel 2024 ci sono stati almeno 237 decessi, più che in qualsiasi anno dell’ultimo decennio: nella Manica ma anche sul fronte orientale, con chi muore in fuga dalla guerra, tra Ucraina e Romania o Ungheria, con 91 casi dall’avvio del conflitto nel febbraio del 2022 (11 nel 2024). E, ancora, nel cuore del continente, sul fiume Drina tra Serbia e Bosnia-Erzegovina, poi in Bulgaria, e tra Grecia e Albania.
«Il numero senza precedenti di vite umane perse negli ultimi due anni e il fatto che oltre la metà di tutti i migranti dispersi registrati dal 2014 siano collegati a Paesi colpiti da crisi testimoniano uno dei più grandi fallimenti politici dei tempi moderni», denuncia Oim. Sul totale di 73.500, oltre 39mila fra decessi e casi di scomparsa si sono verificati lungo rotte di transito in Paesi colpiti da violenti sconvolgimenti, crisi o disastri. In cima alla lista ci sono Libia, Iran e Myanmar. In Libia dal 2014 oltre 12mila persone sono risultate disperse in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, e innumerevoli altre sono scomparse durante l’attraversamento del Sahara. Si ha notizia poi di quasi 4.400 afghani morti durante il transito in Iran, di cui oltre 3.100 dall’arrivo al potere dei taleban nel 2021. Invece che trovare protezione fuori dai confini del proprio Paese, in tanti non fanno altro che passare da un luogo rischioso ad un altro. Così dal 2014, rileva infine Oim, circa 11mila persone in fuga da una terra d’origine non più sicura, hanno trovato la morte in un altro Paese sconvolto da una crisi che nulla aveva a che vedere con loro.