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 2025  giugno 13 Venerdì calendario

Dall’«esilio» ai sorrisi di Leone. Padre Georg, ritorno in Vaticano

Un incontro breve e «formale», ma caldo e quasi affettuoso. Quello fra Leone XIV e «padre», in realtà arcivescovo, Georg Gänswein, fedelissimo segretario di papa Benedetto XVI e ex prefetto della Casa Pontificia, è avvenuto nel corso del Giubileo della Santa Sede e poi al pranzo offerto in Vaticano dal Papa a tutti i nunzi.
Come è consuetudine, il Papa ha salutato personalmente tutti i suoi «ambasciatori»: ma con Gänswein si è intrattenuto un po’ di più, sorridendogli e quasi abbracciandolo. Il che ha fatto pensare che per l’attuale nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia, possa finalmente aprirsi uno spiraglio per un rientro in Vaticano, dopo gli anni di polemiche con Papa Francesco.
Dopo la morte di Benedetto XVI, avvenuta a 95 anni il 31 dicembre 2022 nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, dove si era ritirato dopo la rinuncia al papato, Gänswein rilasciò dichiarazioni che fecero il giro del mondo. In particolare disse che la decisione di Francesco di limitare la celebrazione della Messa in latino aveva «spezzato il cuore» di Ratzinger, grande fautore della Messa tradizionale, promulgata da papa Pio V nel 1570, su richiesta dei Padri del Concilio di Trento (per questo si chiama anche «Tridentina») e modellata sulla tradizione cattolica dal III secolo in poi e sostituita dopo il Concilio Vaticano II da quella detta «Novus Ordo» che si celebra oggi in tutte le chiese del mondo. Padre Georg disse anche che, improvvisamente, Bergoglio gli aveva imposto di occuparsi solo del «suo» Benedetto, esautorandolo di fatto dal ruolo di Prefetto, tanto da farlo sentire «dimezzato» e sottoposto a un’«umiliazione di fronte a tutto il mondo». Ma a far esplodere le tensioni che covavano fu la pubblicazione, pochi giorni dopo il funerale del Papa emerito, del libro «Nient’altro che la verità», in cui Gänswein raccontava i suoi anni da segretario particolare di Ratzinger, cui era vicino dal 1992, dopo averlo conosciuto alla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui Ratzinger era prefetto. Nel libro il segretario affermava che Benedetto XVI non comprendeva alcune scelte di Francesco, come quelle contenute nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, che apriva alla comunione per i divorziati risposati. E anche delle «sensibilità diverse» tra Benedetto e Francesco su temi come gender e aborto.
C’era stato anche, nel 2020, il caso del libro «Dal profondo del nostro cuore», scritto dal cardinale africano e tradizionalista Robert Sarah, dopo il sinodo sull’Amazzonia che apriva alla possibilità di ordinare uomini sposati. Il libro conteneva un intervento di Benedetto a sostegno del celibato dei preti, che Francesco non aveva apprezzato.
Francesco aveva reagito alle affermazioni di Gänswein ribadendo c0me fra lui e il suo predecessore i rapporti fossero sempre stati «ottimi», con un’identità di vedute praticamente perfetta. Poi nel libro-intervista col giornalista spagnolo Javier Martinez Brocal «Il Successore», aveva accusato l’arcivescovo di «mancanza di umanità e nobiltà d’animo» per l’uscita delle anticipazioni di «Nient’altro che la verità» il giorno del funerale di Ratzinger. Gänswein rimase senza incarichi fino al giugno 2024, quando Francesco lo inviò nei Paesi Baltici.
L’arcivescovo ha accolto molto positivamente l’elezione di Prevost: «È stata una sorpresa grande e buona. Quando l’ho visto uscire sul balcone di San Pietro mi sono detto: otticamente e acusticamente, questo Papa suscita speranza, speranza, speranza…». E ha aggiunto, non senza polemica: «Credo che ora occorra chiarezza dottrinale. La confusione di questi anni va superata. Le istituzioni della Chiesa non sono una lebbra né una minaccia contro il Papa. Sono lì per fornire un aiuto ai pontefici, che debbono accettarlo. Non si può governare da soli, diffidando delle proprie istituzioni». Ora con il possibile «nuovo corso» di Leone molte cose potrebbero cambiare.