il Fatto Quotidiano, 13 giugno 2025
Starlink, l’accordo in stallo. E Leonardo lancia i suoi satelliti
Il contratto da 1 miliardo e mezzo con Starlink, l’azienda di Elon Musk, è in stallo (complice ora anche lo scontro di questi giorni tra l’uomo più ricco del mondo e il presidente statunitense Trump). E nel frattempo Leonardo, controllata invece dal ministero dell’Economia, accelera su un progetto per lanciare una costellazione di satelliti in bassa orbita, a 450 km circa, proprio come quelli di Musk, ma con scopi differenti. I tempi stringono: il primo lancio è previsto per il secondo semestre del 2027; il secondo per il primo semestre del 2028. Sono 40 i satelliti targati Italia che verranno lanciati. Venti per uso civile e 20 per uso militare. Nel primo caso sono finanziati interamente da Leonardo con una spesa di circa mezzo miliardo di euro; nel secondo, invece, sono finanziati dal ministero della Difesa con altri 600 milioni di euro circa. Insomma l’azienda di Stato punta a un sovranismo satellitare.
Certo Starlink è già molto avanti: vanta quasi 7 mila satelliti in orbita, con l’obiettivo di arrivare a 40 mila satelliti operativi in pochi anni. L’azienda di Elon Musk punta alla distribuzione capillare dei servizi di connessione in tutto il mondo, a partire dai luoghi dove oggi le telecomunicazioni via cavo non riescono a raggiungerle. È noto che il governo italiano, a fine 2023 e su input di Palazzo Chigi, aveva avviato una trattativa con Starlink per un contratto da 1 miliardo e mezzo in cinque anni per mettere a disposizione un sistema per le comunicazioni satellitari sicuro, soprattutto da utilizzare in ambito militare. Da tempo sono in corso interlocuzioni del ministero degli Affari Esteri sul sistema di connessione protetta e che in futuro potrebbe essere utilizzato da Presidenza del Consiglio, Farnesina e Difesa, anche per connettere le sedi diplomatiche. E quindi nelle ambasciate (alcune già lo usano), consolati e uffici degli addetti militari nelle zone problematiche. E anche Leonardo ha già piccoli contratti in essere con SpaceX, in particolare tramite Telespazio, la joint venture tra Leonardo e la francese Thales.
Per ora, dunque, l’accordo con Musk non fa progressi e le trattative sono ferme. Pesano i dubbi del Quirinale, ma anche la contrarietà del ministro delle Imprese Adolfo Urso, che spinge per verificare se è possibile ottenere servizi simili puntando su una filiera italiana. Tra i favorevoli c’è Matteo Salvini (le Ferrovie stanno già sperimentando l’uso di Starlink). E non ha favorito le trattative neanche lo scontro, divampato a mezzo social, tra Trump e Musk, con quest’ultimo che ha lanciato accuse pesanti al presidente degli Usa, salvo poi scusarsi. Musk aveva minacciato di interrompere i servizi di lancio verso la stazione spaziale internazionale, di cui è monopolista costringendo la Nasa a valutare alternative. Figuriamoci cosa potrebbe accadere con l’Italia, anche se tutti gli esperti del settore concordano sul fatto che, per ora, non c’è concorrente di Starlink. L’europea Eutelsat è lontana anni luce e il progetto Ue Iris2 non sarà operativo prima del 2030.
Nel frattempo Leonardo sta portando avanti un proprio progetto ormai alle battute finali. Non riguarda, come nel caso di Musk, telecomunicazioni e sistemi di connessione, bensì gps, localizzazione e monitoraggio anche di infrastrutture. Un esempio? Dallo spazio i satelliti saranno in grado di identificare le persone presenti su una nave in acque internazionali. I sistemi infatti potrebbero essere così sofisticati da riuscire a ottenere una risoluzione di 25 centimetri.
Questi satelliti non dureranno per sempre, hanno una vita media dai tre ai sette anni. Il rischio infatti è che cadano oppure che, essendo appunto a bassa orbita, in caso di un conflitto, vengano abbattuti da altri Stati. A quel punto per evitare la dispersione delle informazioni registrate fino a quel momento si è creata una sorta di link satellitare grazie al quale la “memoria” del satellite abbattuto possa essere in qualche modo recuperata da quello accanto. Si sta lavorando quindi a sistemi che consentano una conservazione dei dati. E sembra che tutto sia pronto.