il Giornale, 13 giugno 2025
Le sanzioni Ue alla prova delle toghe
Il Tribunale regionale di Amburgo ha vietato al Luxembourg Times di attribuire ad Alier Usmanov la proprietà dello yacht Dilbar. La sentenza si inserisce in una lunga serie di successi legali ottenuti dal miliardario uzbeko contro le notizie false diffuse dai media. Un altro verdetto che potrebbe provocare la rottura del moto perpetuo delle sanzioni europee, il sistema di auto-riproduzione delle restrizioni alimentato dal circuito dei media
Alcune settimane fa il Tribunale regionale di Amburgo ha imposto un nuovo divieto di diffusione di informazioni false su Alier Usmanov, imprenditore russo di origine uzbeka sanzionato dall’Unione Europea in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022. Tale decisione ha vietato alla holding Mediahuis Luxembourg il principale gruppo editoriale del Paese di attribuire la proprietà del mega yacht Dilbar all’imprenditore russo-uzbeko. La testata Luxembourg Times, appartenente al gruppo Mediahuis, aveva infatti sostenuto che il mega yacht di lusso, sequestrato nel porto di Amburgo in seguito all’introduzione delle sanzioni europee, fosse riconducibile a Usmanov tramite una società e un trust. Il tribunale ha riconosciuto tale affermazione come falsa, ordinando la rimozione delle parti contestate dal sito web del giornale.
Questa non è la prima vittoria del miliardario nella lotta contro la diffamazione che lo vede coinvolto. Dal 2023, i legali di Usmanov hanno ottenuto dieci pronunce favorevoli contro testate che attribuivano al magnate la proprietà di numerosi beni in Germania dimostrando che tali beni sono in realtà detenuti da trust irrevocabili e appartengono ad amministratori fiduciari, trustee indipendenti, e non al miliardario o i suoi parenti. In questo periodo centinaia di testate hanno corretto le proprie pubblicazioni. Tra queste, ad esempio, il Münchner Merkur, uno dei quotidiani più letti in Baviera, ha rimosso ben quindici articoli pubblicati tra marzo e novembre 2022 a tema Usmanov e suoi familiari.
Queste vittorie legali sono ancora più significative dal momento che gli articoli smentiti, oltre ad un danno reputazione, sono stati utilizzati per giustificare le sanzioni contro Usmanov e i suoi parenti, nonché per svolgere indagini contro di lui in Germania.
Le misure imposte dall’Unione Europea hanno portato al congelamento dei loro beni sul territorio europeo e al divieto di ingresso in Paesi come l’Italia e la Germania, con cui l’imprenditore ha legami storici. Se gli effetti economici delle sanzioni restano ancora incerti, a sollevare le maggiori perplessità sono le basi giuridiche e fattuali su cui esse si fondano. In altre parole, una dozzina di ingiunzioni restrittive e alcune decine di avvisi firmati di cessazione di attività illecite legate alla diffusione di notizie false contro Usmanov sono la prova evidente che c’è qualcosa che non va con l’utilizzo di articoli di giornale per dimostrare la colpevolezza.
Nel caso di Usmanov, molti degli articoli che i media sono stati costretti a cancellare o a correggere venivano utilizzati come giustificazioni vere e proprie nelle inchieste giudiziarie contro di lui in Germania che, successivamente, venivano impiegate dal Consiglio dell’Unione europea come ulteriore giustificazione alla base delle sanzioni. Per altro, una delle indagini avviate in Germania è stata ufficialmente archiviata senza alcun esito, mentre le altre, aperte da oltre due anni, probabilmente si concluderanno allo stesso modo. Nel frattempo, le sanzioni europee nei confronti delle sorelle di Usmanov sono state revocate.
Emerge, così, un quadro piuttosto allarmante, in cui il confine tra informazione e giustizia si fa sempre più sfumato: è la stampa a orientare le decisioni giudiziarie e politiche o viceversa? Intanto, da istituzioni democratiche come quelle europee ci si aspetterebbe che misure tanto gravi specie quando incidono sulle libertà individuali si basino su prove solide e verificate, e non su ricostruzioni giornalistiche non verificate.
Mentre i ricorsi continuano a smontare molte delle accuse alla base delle sanzioni europee, resta aperta una domanda: quando l’Unione Europea prenderà atto delle ultime sentenze? Se alla base dei provvedimenti ci sono articoli ormai ritirati o rettificati, ignorare tali sviluppi rischierebbe di minare la legittimità dell’intero impianto sanzionatorio europeo.