La Stampa, 11 giugno 2025
Il Far West della chirurgia estetica "Uno studio su due è irregolare"
Medici tiktoker che improvvisano balletti per reclamizzare miracolosi interventi di chirurgia estetica. «Mastoplastica al 20% della tariffa per le prime tre persone che prenotano», si legge sul profilo Instagram di una clinica privata milanese. Oppure un volo a Istanbul per un intervento di mastoplastica a 3.700 euro compresi viaggio, hotel e pasti al ristorante: rivolgendosi a un chirurgo serio in Italia non se ne spendono meno di 10mila.
Benvenuti nel Far West della medicina estetica, dove per rifare volto e seno non è richiesta specializzazione, i controlli preventivi sulla pubblicità ingannevole sono vietati da una normativa europea che per tutelare la libera concorrenza non salvaguarda la salute dei cittadini. E i controlli sono un optional. Nonostante i carabinieri dei Nas si mettano d’impegno a scovare praticoni e impostori, tanto che su 124 studi di medicina estetica controllati quest’anno la metà erano irregolari, anche se in alcuni casi si trattava di infrazioni amministrative. Numeri che sono la punta di un iceberg, come denuncia uno che alla chirurgia plastica ha dedicato una vita, Paolo Santanchè: «Il web è pieno di gente che si proclama specialista senza esserlo o di “chirurghi dei vip”. Ma se si confronta la pletora di chi opera nel settore dell’estetica con il numero degli iscritti alla Società e all’Associazione italiana di chirurgia plastica ed estetica, si scopre che gli specialisti veri se va bene saranno la metà».
Una giungla che non riguarda solo i presunti maghi del bisturi della bellezza ma anche quelli del «ritocchino», come filler per i contorno labbra o botulino, che come documentato dagli stessi Nas si effettuano anche a domicilio, nei centri estetici o dal parrucchiere. Tutti ambienti inadatti e non autorizzati. Il problema è che le fiale di acido ialuronico si comprano tranquillamente online e alcune farmacie lo consegnano senza chiedere la prescrizione. Il caso più eclatante è quello della Hyarulon Pen, il «filler senza ago», come è pubblicizzata in Rete, acquistabile persino su Amazon. Peccato che si rischino traumi gravi al viso «perché si veicola un prodotto per pressione con possibili conseguenze vascolari» spiega Maurizio Benci, dell’associazione italiana medicina estetica botulino, l’Aiteb, che invita i medici «a negare interventi quando non si ritengono necessari. Magari perché un giovane vede nel ritocco estetico un tentativo di integrazione e di miglioramento dell’autostima».
Non tutti i medici però dicono «no». Anzi, sui social è tutto un promettere miracoli non realizzabili o ritocchi low cost. Che spesso nascondo insidie. Una deregulation, spiega il presidente dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli, dovuta a una rete di norme piena di buchi. «A cominciare da quello aperto dalla Bolkenstein, la direttiva europea che equipara i medici a un’impresa e considera qualsiasi intervento sulla pubblicità come una limitazione della libera concorrenza. Finendo così per legare le mani all’Ordine che prima aveva il potere di autorizzare o meno un’inserzione pubblicitaria». Ora lo stesso Ordine può intervenire solo a seguito della segnalazione di un medico e di un cittadino. Un altro buco è invece presente nella normativa italiana, «perché la legge richiede il titolo di specializzazione solo per i medici di radiologia, anestesisti, radioterapisti e specialisti in medicina nucleare. Una specializzazione in medicina estetica tra l’altro non esiste», spiega Anelli. «È praticata soprattutto da chirurghi plastici e generali, otorini e dermatologi. Ma anche in questo caso – aggiunge – i medici dovrebbero aver fatto un percorso specialistico». Titoli che dovrebbero essere condizione essenziale per l’iscrizione a un elenco di specialisti che ancora non c’è. Fatto che finisce per alimentare il Far West della medicina estetica. E nel frattempo? Seguire il consiglio di Anelli: «Verificate almeno se il nominativo visto sui social sia presente negli elenchi online delle società scientifiche di medicina estetica e chirurgia plastica».