corriere.it, 11 giugno 2025
Foie gras e non solo: in Svizzera, da luglio, le pratiche dolorose andranno indicate sulle etichette alimentari
In Svizzera, dal primo luglio, trasparenza farà davvero rima con sofferenza. La prima nei confronti dei consumatori, la seconda a danno degli animali. Tramite un’apposita modifica a due ordinanze a tema alimentare, nei giorni scorsi il Consiglio federale del Paese elvetico ha infatti varato l’obbligo di dichiarare, sulle confezioni degli alimenti di origine animale, l’eventuale utilizzo di pratiche dolorose nel loro processo di produzione. Tra queste, per esempio, uccisioni eseguite senza stordimento, castrazioni, decornazioni o mutilazioni (come il taglio della coda nei suini o del becco nel pollame) portate a termine senza anestesia, ma anche tecniche che proprio per via del loro carattere cruento risultano già vietate sul territorio nazionale. Prima tra tutte l’alimentazione forzata di oche e anatre per ottenere il foie gras.
Il paradosso (anche italiano)
Come intuibile, proprio la celebre pietanza della cucina francese è al centro di una sorta di paradosso: in Svizzera è proibito produrla da più di quarant’anni, eppure può essere importata dall’estero. In quest’ottica, il nuovo obbligo relativo alle etichette viene incontro alle richieste dei comitati animalisti, uno dei quali – Alliance Animale Suisse – già il 28 dicembre 2023 aveva depositato una proposta di modifica costituzionale dal titolo eloquente: «Sì al divieto di importazione di foie gras (Iniziativa foie gras)». Si vedrà dunque se tale decisione farà scuola anche in Italia, dove produrre il controverso alimento è allo stesso modo vietato dal 2007. Nel frattempo va segnalata l’assenza di impulsi in tal senso da parte di Bruxelles, considerato che secondo il Parlamento Ue le procedure in questione «rispettano i criteri di benessere degli animali».
Le pellicce
Chiaramente il fulcro del problema non sta nel foie gras in sé, bensì nei patimenti inferti alle oche e alle anatre. Sotto questo profilo, a fare la differenza potrebbe essere un approccio all’insegna dell’etica. È il caso del brevetto ideato nell’ormai lontano 2014 dall’agricoltore spagnolo Eduardo Sousa, capace di mettere a punto un sistema per far ingrassare spontaneamente i volatili, ma anche e soprattutto di innovazioni tecnologiche come quella della startup francese Gourmey, che è in grado di «coltivare» la specialità in laboratorio. Una logica a cui non si sottrae nemmeno la produzione di pellicce, sempre dal primo luglio oggetto in Svizzera di una stretta ancora più severa di quella riservata agli alimenti. Qualora frutto di metodi crudeli, infatti, tali capi di abbigliamento non potranno neppure essere importati. Previsto in entrambi i casi un periodo transitorio di due anni per consentire ad aziende e professionisti di adeguarsi alle nuove disposizioni. Dopodiché, a partire dal 2027, si passerà alla tolleranza zero.