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 2025  giugno 11 Mercoledì calendario

Il tormento dei cattolici: «L’astensionismo boomerang per tutti»

E ora che un elettore su tre ha votato contro il dimezzamento dei tempi per la cittadinanza ci si torna a interrogare sul voto dei cattolici.
Giacché, come rifletteva ieri lo stesso quotidiano dei vescovi, Avvenire: «Nel caso della cittadinanza i no arrivano al 35% contro una media che supera di poco il 10% per gli altri quesiti». Segno, proseguiva il ragionamento, «che tra i cittadini sensibili ai temi del precariato e del lavoro, non tutti mostrano la stessa posizione sulla cittadinanza». A sottolineare l’amara sorpresa del quotidiano che ha dato voce alle battaglie per l’inclusione dei migranti e degli ultimi, nel solco della posizione espressa dalla Cei, presieduta dal cardinale Matteo Zuppi.
Così ora c’è chi calca la mano su visioni diverse interne alla Chiesa. Argomento molto arato prima e dopo il Conclave. E ora motivo di soddisfazione negli ambienti di centrodestra che attribuivano la responsabilità della spaccatura alla visione «progressista» di papa Francesco. Ma i cattolici sono divisi? E sono stati irrilevanti? È una sconfitta dei «progressisti»?
«Differenze di posizione sì, ci possono essere. Ma diversità di vedute no», commenta Giuseppe Notarstefano, presidente dell’Azione cattolica. «Il tema dell’accoglienza e dell’integrazione è uno di quei temi che ci trova uniti – continua —. Siamo consapevoli che dobbiamo lavorare. È un compito culturale, ci sono narrazioni che spaventano, è un problema di linguaggio che va disarmato. Come dice il nuovo Papa e diceva il vecchio, è il vangelo a chiederlo». Ora tocca alla politica: «Sono temi che richiedono un approfondimento, il Parlamento deve avere una capacità di confronto dialettico».
Negano divisioni anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII: «Quello che proponeva la Chiesa, e noi abbiamo fatto, è stato formarsi e informarsi per la partecipazione dei cittadini al bene comune – dice il portavoce Luca Luccitelli —. Il nostro carisma è denunciare le ingiustizie che subiscono tanti migranti, soprattutto disabili». C’è amarezza anche nel mondo delle Acli. L’astensioniso «è un boomerang» per Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: «Un danno a lungo termine che rischia di tornare indietro andando a colpire anche chi ha voluto puntare sul non voto».
È vero che non c’erano state indicazioni di voto. Anzi. Aveva fatto discutere il cardinale Pietro Parolin che aveva risposto ai cronisti: «Non andrò a votare». Sia pure aggiungendo: «Ormai non ci vado da tanto. Non ho più occasione di andare su», nella sua Vicenza. Tuttavia, che il quinto quesito interpellasse nel profondo la sensibilità cattolica lo aveva fatto capire lo stesso presidente Matteo Zuppi, che aveva fatto del referendum il tema di una «riflessione» nell’ultimo consiglio della Cei. E sulla cittadinanza aveva precisato che «sarebbe utile una riforma complessiva della legge». Il suo braccio destro, monsignor Francesco Savino, aveva fatto di più per invogliare al «voto consapevole», parlando dell’astensione come di «un silenzio che svuota la democrazia».