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 2025  giugno 10 Martedì calendario

Non facciamoci il sangue amaro

Le donazioni di sangue e di emocomponenti hanno ripreso ad aumentare in Italia, superando il dato che risaliva a prima del Covid. Questo anche se l’età media della popolazione cresce e i donatori piano piano diminuiscono. Ma quelli che continuano a farlo sono sempre più fedeli al gesto e c’è stata una ripresa progressiva dopo il Covid: nel 2024 le donazioni hanno abbondantemente superato i 3 milioni, registrando un + 1,1% rispetto all’anno precedente. Calano i donatori quindi, complice anche l’età media in salita, ma non le donazioni. A crescere di numero sono anche i giovani che vanno a donare e le donne.
C’è sempre più bisogno anche di plasma, quella che viene definita la «parte liquida del sangue», per produrre i medicinali che salvano la vita a tante persone. A diffondere questi dati confortanti alla vigilia della Giornata Mondiale del donatore, il 14 giugno, è il Centro Nazionale Sangue, la struttura del Ministero della Salute che opera all’Istituto Superiore di Sanità. «Il 2024 è stato importante – spiega il direttore Vincenzo De Angelis – perché è stato l’anno in cui il numero delle donazioni si è confermato al di sopra dei livelli pre-pandemia e quello in cui abbiamo raccolto più di 900 tonnellate di plasma. Abbiamo anche dei segnali incoraggianti per quel che riguarda il ricambio generazionale e la donazione femminile, con dei numeri che invertono delle tendenze negative anche troppo radicate in un sistema per lo più solido».
Gli operatori e le associazioni che promuovono la donazione sono soddisfatti delle evoluzioni, ma resta il timore di dover superare gli ostacoli che quotidianamente si presentano, soprattutto sul plasma. «Certo – aggiunge De Angelis – non bisogna addormentarsi sugli allori. Perché ogni giorno riusciamo a trasfondere più di 1.700 pazienti, ma se non coinvolgeremo una nuova leva di donatori giovani quella che sembra una cosa scontata, potrebbe, un giorno, non esserlo più. E lo stesso vale per il plasma, perché le 900 tonnellate raccolte saranno pure un record, ma l’autosufficienza in materia di plasmaderivati è ancora un miraggio. Le donazioni di plasma crescono ma cresce ancora di più l’utilizzo di prodotti come le immunoglobuline e per garantire le terapie a tanti pazienti italiani siamo ancora costretti a ricorrere al mercato estero per acquisire questi farmaci».

Le associazioni nazionali – Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa Italiana – sono riunite nel Civis, il Coordinamento interassociativo dei volontari del sangue coordinato nel secondo semestre del 2024 da Fidas. «Per anni – spiega il presidente di Fidas Giovanni Musso – si è parlato della necessità di rafforzare la raccolta di plasma per garantire la produzione nazionale di farmaci plasmaderivati, essenziali per il trattamento di numerose patologie. Oggi possiamo dire che questo messaggio sta iniziando a dare i suoi frutti. Mentre per il sangue l’autosufficienza è stata raggiunta, è nella raccolta di plasma che si evidenzia una crescita ancora più marcata, con un incremento superiore al 10%». L’Italia dipende ancora troppo dalle importazioni di medicinali plasmaderivati dagli Stati Uniti ed è ancora lontana dall’autosufficienza. È un mercato che sta attraversando profondi cambiamenti e, secondo Fidas, l’introduzione di dazi e le dinamiche economiche globali potrebbero rendere più complesso e oneroso l’approvvigionamento, con un impatto diretto sulla disponibilità di farmaci plasmaderivati per i pazienti italiani.
Fra le associazioni attive c’è l’Avis, fondata nel 1927, quasi cento anni fa, che conta più di 1,3 milioni di soci e 2 milioni di donazioni. «In vista della ricorrenza – spiega Oscar Bianchi, appena eletto nuovo presidente di Avis Nazionale e succeduto a Gianpietro Briola – è nostro compito proseguire l’opera di rinnovamento non solo di Avis, ma di tutto il sistema trasfusionale italiano, con il duplice obiettivo di rafforzare la nostra autosufficienza di sangue e raggiungere quella di medicinali plasmaderivati, insostituibili per la cura di numerose patologie. Fondamentale è la sinergia tra associazioni, istituzioni e sanità, dando priorità alla totale e assoluta indipendenza del nostro settore dalle interferenze del mercato». Le associazioni sono sempre più incentrate nella ricerca di nuovi donatori, per non far mancare le donazioni necessarie al Sistema Sanitario Nazionale: il sangue non si fabbrica in laboratorio e l’unico modo per curare è attingere ai volontari. «Si aggiunge – conclude Bianchi – la necessità di garantire il ricambio generazionale dei nostri donatori, puntando sui giovani attraverso una costante opera di sensibilizzazione e informazione che riesca realmente a fare breccia in questa fascia della popolazione che vuole sentirsi protagonista del nostro presente».