repubblica.it, 10 giugno 2025
Maturità 2025, anche i famosi piangono: ecco i più noti bocciati dalla scuola italiana
Con buona pace di Don Milani – che diceva che “una scuola che boccia è come un ospedale che guarisce i sani e respinge i malati” – tra i banchi la bocciatura resta una possibilità, anche se sempre più remota. In vista dell’esame di stato l’ansia di ragazzi e genitori sale, ma è un sentimento del tutto ingiustificato. In realtà, lo dicono i numeri del ministero dell’istruzione, passano praticamente tutti: nel 2024 i promossi sono stati il 99,8% dei candidati.
Comunque, la chance di un fallimento (anche se piccola) non dovrebbe spaventare. Anzi, a volte una battuta d’arresto può cambiare la vita in meglio e aprire la strada a una carriera luminosa. Lo sapeva bene uno dei più illustri tra i bocciati dalla scuola italiana: Tullio De Mauro, che non superò l’esame di licenza ginnasiale. Valutato troppo carente proprio in Italiano, Latino e Greco. “Mi servì a capire quanto le interrogazioni orali fossero squilibrate: bastava una smorfia facciale per precipitare l’alunno in uno stato confusionale – ha raccontato – Quando decisi di fare l’insegnante, presi l’impegno di assegnare sempre tesine scritte”. Una batosta che non gli impedì di diventare il più noto linguista italiano (e ministro dell’Istruzione).
Bocciato ben due volte alle superiori Umberto Veronesi, che per sua stessa ammissione non era uno studente modello: “Rispetto ai compiti il mio atteggiamento era molto lineare: semplicemente non li facevo. Va detto però che la scuola di allora era molto dura e punitiva, in linea con il regime fascista”. Respinta al ginnasio, in matematica, pure la giovane Margherita Hack, futura astrofisica: “Ero stata rimandata, forse, non tanto perché non la capissi quanto per l’antipatia che il professore di matematica, un vecchietto bizzoso, aveva verso di me”. Anche il re della divulgazione storica e scientifica in tv, Alberto Angela, è stato bocciato: in quinta elementare. Troppo scarso in Italiano. Al piccolo “bruciò molto – ha raccontato papà Piero – ma innescò in lui una spirale virtuosa”.
Tra i politici, il più noto è anche il più sorprendente: Giulio Andreotti, bocciato in terza media per un votaccio in Latino. Il “Divo” reagì talmente bene che diventò un latinista di fama: nel 1957 fondò il Centro di studi ciceroniani, del quale è stato presidente.
Molto prima di affermarsi come attore e produttore, a scuola era “una schiappa” Pierfrancesco Favino, che ha dovuto ripetere il secondo liceo: “Studiavo solo quello che mi piaceva. Era la classica ribellione a un padre rigido”. Un disastro tra i banchi anche Giovanna Mezzogiorno: “Sono stata bocciata due volte – ha raccontato l’attrice – Dai tredici ai diciassette anni ero un muro di gomma, non entrava nessuna informazione nel mio cervello”. A diplomarsi ci ha messo otto anni, invece, Fiorello: bocciato per tre volte al liceo scientifico.