il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2025
Paragon: “Chi spia i cronisti? Al governo non interessa”
Ha il sapore di uno scontro che sta coinvolgendo le istituzioni, quello che si sta consumando intorno al caso di attivisti e giornalisti spiati con un software israeliano. Da una parte c’è l’Italia, dall’altra Paragon, la società di Tel Aviv produttrice di Graphite, il virus-spia trovato – tra gli altri – nel cellulare del Fondatore della Ong Luca Casarini come pure in quello di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage. Uno scontro che potrebbe portare addirittura alla desecretazione da parte del Copasir dell’audizione dei rappresentanti di Paragon, per dimostrare da che parte stia la ragione. Un’azione, quella del Comitato parlamentare che si occupa di controllare l’operato degli 007 non affatto frequente, né scontata, ma che dà la misura di quanto sia delicata questa storia fatta di spionaggio, di reputazione e codici etici.
Ma perché si è arrivati a questo punto? La vicenda riguarda alcuni italiani spiati con Graphite. A produrlo è la startup con sede a Tel Aviv, Paragon Solutions, fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak, e venduta a una società di private equity statunitense per almeno 500 milioni di dollari. Quando è scoppiato il caso, il Copasir ha avviato un’indagine e da lì si è scoperto che a monitorare Luca Casarini e altri attivisti erano gli 007 italiani. In modo lecito, tanto che vi sono le autorizzazioni della Procura generale della corte d’appello di Roma. Il software israeliano era stato acquistato da Aisi e Aise, rispettivamente i Servizi segreti per l’interno e per l’estero, nel 2023. Ma Casarini e un altro attivista, Beppe Caccia, erano monitorati, evidentemente con altri software, già dal 2019. Se dunque per Casarini e altri non c’è dubbio che sia stata l’intelligence, sul giornalista Cancellato resta il mistero. Anche lui è tra coloro che sono stati avvisati da Meta della presenza di un virus nel proprio cellulare. Ma Palazzo Chigi da subito ha escluso che sia stata opera degli 007.
L’audizione
“Virus in mano a 007, non a procure o aziende”
In questa storia ieri c’è stato l’ennesimo colpo di scena. Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato una nota della società Paragon in cui punta il dito contro il Governo di Giorgia Meloni. Si dice in sostanza che la chiusura dei rapporti con l’Italia derivano dal fatto che non vi è stata collaborazione nel cercare chi abbia spiato Cancellato. “L’azienda – riporta l’articolo – ha offerto sia al governo che al parlamento italiano un modo per determinare se il suo sistema fosse stato utilizzato contro il giornalista”, e poiché “le autorità italiane hanno scelto di non procedere con questa soluzione, Paragon ha rescisso i suoi contratti in Italia”. È una lettura che al Copasir non è piaciuta affatto, anche perché dopo la pubblicazione dell’articolo sono state sollevate molte critiche rispetto a quanto riportato nella relazione finale che il Comitato ha votato all’unanimità. Qui si dice che: “Il 14 febbraio 2025, Aisi e Aise hanno concordemente deciso – secondo quanto chiarito in sede di audizioni al Comitato – di non impiegare, dunque di sospendere temporaneamente, le capacità del software Graphite su nuovi target”. E quindi, chi ha ragione? Chi ha fatto un passo indietro: Paragon o l’Italia? Alla nota pubblicata da Haaretz il Copasir, che si è detto “stupito”, però ieri ha risposto con un duro comunicato, in cui ha riportato quanto sostenuto dai rappresentati di Paragon durante l’audizione del 9 aprile 2025: “Hanno affermato, anche in risposta a vari quesiti posti dai componenti del Comitato, che, per acquisire la certezza della sottoposizione o meno di un’utenza a captazione attraverso lo spyware Graphite, sarebbe stato necessario procedere attraverso una interrogazione diretta del database e del registro di audit presso la sede dei clienti, cioè i Servizi, oppure, in alternativa, utilizzare, di concerto con le Agenzie di intelligence, il servizio offerto dalla stessa società Paragon”. In altre parole Paragon in audizione ha spiegato che per capire chi avesse spiato Cancellato c’erano due strade: o installare un loro software, fornito a pagamento, nei server degli 007 italiani, oppure andare direttamente negli uffici di Aisi e Aise e verificare nei database. Cosa che è stata fatta dai membri del Comitato che qui hanno trovato traccia del monitoraggio degli attivisti, ma non di Cancellato. A ogni modo entrambe le strade “sono state definite come assolutamente equivalenti da parte degli auditi”, ha aggiunto ieri il Copasir.
Nel corso dell’audizione Paragon ha raccontato anche altro, ossia come i loro clienti siano enti istituzionali e non aziende private o Procure. Solo in un caso, il software è stato presentato a una Procura, ma poi il contratto non è stato concluso.
Così per dimostrare che la loro versione è quella corretta, il Copasir è pronto a desecretare in via straordinaria il resoconto stenografico dell’audizione dei rappresentanti di Paragon “anche a tutela della serietà del lavoro svolto la cui ampiezza e livello di approfondimento, senza precedenti, si sono spinti ben oltre le consuete attività di verifica”. Un’azione non affatto frequente. Di certo delle proposte degli israeliani per svelare chi abbia spiato Cancellato non vi è traccia nella relazione finale del Comitato, questo perché non sono state ritenute rilevanti dai membri del Copasir.
Il Dis
“Volevano verifiche nei sistemi di Aisi e Aise”
Che vi sia stata comunque questa proposta da parte di Paragon lo ha confermato ieri anche il Dis, il Dipartimento che coordina Aisi e Aise. Tuttavia per gli 007 era inaccettabile istallare installare un software israeliano nei server dei Servizi segreti.
Gli 007 non hanno “ritenuto accettabile la proposta di Paragon di effettuare una verifica sui log di sistema delle piattaforme Graphite in uso ad Aise e Aisi, in quanto pratiche invasive, non verificabili nell’ampiezza, nei risultati e nel metodo e, pertanto, non conformi alle esigenze di sicurezza nazionale. Ove tali verifiche fossero state realizzate da un soggetto privato e straniero, avrebbero severamente compromesso la reputazione delle Agenzie italiane nella comunità intelligence internazionale ed esposto dati per loro natura riservati”, hanno fatto sapere ieri fonti di intelligence.
Intanto la nota di Paragon ieri ha creato non pochi dissapori. Che già si erano consumati in passato. Precisamente il 6 febbraio 2025 quando i quotidiani Haaretz e The Guardian avevano pubblicato la notizia della chiusura dei rapporti con l’Italia da parte di Paragon proprio per violazione del codice etico. Notizia smentita dal Governo: “In sede di svolgimento di una interrogazione a risposta immediata alla Camera dei deputati, in data 12 febbraio 2025, il Governo aveva evidenziato come non fosse stato, a tale data, rescisso alcun contratto della società inquestione nei confronti dei servizi di intelligence”, riporta la relazione del Copasir.
Il mistero sul giornalista rimane
E ieri lo scontro si è sentito anche dalle parti del Viminale. Perché ospite a Otto e Mezzo su La 7, rispondendo a a Lilli Gruber che chiedeva “Paragon avrebbe affermato il falso?”, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato: “Da quello che dice il Copasir evidentemente sì”. Adesso non sarà semplice sciogliere la questione.
Di certo in questo clima di accuse incrociate nessuno risolve il mistero Cancellato: chi ha spiato il giornalista se quel software era in uso, in Italia, solo agli 007?