repubblica.it, 9 giugno 2025
Intervista ad Aurora Leone
Aurora Leone ha 26 anni. L’attrice comica dei The Jackal che in passato si è autodefinita “la Victoria dei Maneskin senza le stelline sui capezzoli”, che ha esordito a 19 anni a Italia’s got talent, poi è entrata nel collettivo napoletano, ha girato con loro video e la serie tv Pesci piccoli (dal 13 giugno la seconda stagione su Prime Video), ora è conduttrice, con l’inseparabile Fru, di quel talent che l’ha lanciata. Tutto è cominciato in un teatro da 70 posti a Caserta, affittato dai suoi genitori.
È reduce dal tour europeo: 5 nazioni in 6 giorni. Come è andata?
"Sfiancante. Come fosse il tour di Dua Lipa ma con le energie di Aurora Leone. Ho fatto di seguito: Londra, Parigi, Berlino, Amsterdam e Bruxelles. Una delle esperienze più belle della mia vita, non avrei mai immaginato di portare nei teatri europei, che hanno ospitato oltre 300 italiani, la prima cosa che ho fatto a Caserta in un teatro da settanta posti. Ho incontrato un pubblico calorosissimo di persone che vivono all’estero e si entusiasmano solo per la possibilità che ci sia un luogo in cui sentir parlare di cose che gli ricordano casa”.
In questi sei giorni, il momento migliore e quello peggiore?
"Panico vero quando hanno cancellato il volo da Parigi a Berlino il giorno prima e mi sono detta: qui non se ne esce. Ha influito sul mio problema di ansia, che sto imparando a gestire grazie al mio terapeuta. Per fortuna poche ore prima dello spettacolo abbiamo trovato un altro volo. Massima esaltazione invece quando, nell’ultima data a Bruxelles, sono salita sul palco e dal pubblico – ancor prima che iniziassi a parlare – è partito il grido: “Forza Napoli!”. Vedere persone a teatro con la maglietta e la sciarpa del Napoli mi ha fatto sentire a casa”.
La prima volta su un palcoscenico aveva 17 anni.
"L’inizio di tutto. La passione che maturavo a scuola, facendo la rappresentante di istituto, parlando coi miei compagni e cercando di farli ridere e pensare, e l’ironia che c’è sempre stata in casa sono stati canalizzati in uno monologo scritto con papà, che in passato faceva spettacoli comici. E così a 17 anni, grazie al lavoro che avevo prima, cioè mantenuta dai miei genitori, ho affittato lo Spazio X di Caserta e l’ho riempito di parenti. Ho un grande albero genealogico”.
È più tornata a esibirsi lì?
"Sì, appena prima di iniziare questo tour di Tutto scontato per una data di prova. Ci tenevo a farla lì, dove tutto è iniziato, con i ragazzi che studiano teatro. Una serata emozionante. A Caserta devo tanto”.
A proposito di studi: è tempo di marurità. Che ricordo ha della sua?
"Vedo i video dei ragazzi che festeggiano l’ultimo giorno di liceo, c’è anche un mio cugino, abbiamo un gruppo whatsapp di famiglia in cui condividiamo tutto. Ricordo quei giorni con malinconia ma anche ansia, sono sempre stata ansiosa. Dopo l’esame, un senso di liberazione ma anche di paura perché fino alla fine del liceo la tua strada più o meno è segnata, poi diventi tu l’artefice del tuo futuro. Penso che stasera andrò sotto un monumento della città che mi ospita a cantare Antonello Venditti”.
Se non avesse fatto la comica?
"Avrei fatto l’insegnante di lettere. Tuttora sto seguendo l’università compatibilmente con gli impegni di lavoro, ho dato da pochissimo Latino 2, è una delle medaglie che mi metto al petto, ho tradotto latino nelle situazioni più assurde, in trasferta… Ci ho messo sei mesi a preparare l’esame. Ho iniziato il liceo Scientifico perché amavo la matematica ma poi mi sono iscritta a Lettere perché ho incontrato una professoressa di italiano e latino eccezionale. Si chiama Manuela La Manna, è anche la moglie di Toni Servillo per cui tra le tante cose che ci ha dato c’è stata anche la possibilità di vedere lui a teatro”.
Lei ha un fratello gemello, Antonio, che fa tutt’altro. Come vive la sua popolarità?
"È un veterinario. Tra me e lui, il predestinato miliardario è sicuramente lui considerando quanti cani e gatti ci sono. È naturalmente simpatico, se ci vai a cena potresti pensare che lui quello che fa divertire di mestiere. Invece non gli interessa esibirsi in pubblico. Vive serenamente e felicemente quello che faccio, anche perché ha il ruolo migliore: si fa gli spettacoli con me, ma se c’è qualunque problema torna a fare il veterinario”.
Quando ha capito che poteva far ridere gli altri?
"Alle medie. Facevo le imitazioni dei professori e questo mi faceva sentire bene, se gli altri ridevano ero più felice anche io. A sedici anni ho partecipato, a Caserta, all’inaugurazione di un parco giochi, c’era uno spazio per fare cinema e teatro all’aperto e mi chiesero di parlare dal palco. Per un quarto d’ora ho raccontato cose della mia vita. Lì ho capito che forse era quello che volevo fare”.
Quei quattro minuti a Italia’s got talent li rivede mai?
"Li ho rivisti appena prima di partire per il tour europeo. Non avevo mai più visto quelle clip perché non avevo un bel ricordo, non dell’esibizione in sé ma delle reazioni. Per la prima volta ho ricevuto commenti negativi, insulti, cose da hater... A 19 non ero pronta a gestire tutto questo e ci sono rimasta male”.
E oggi sui social come va?
"Mah, gli hater ci sono sempre. I social non sono cambiati, anzi, probabilmente i commenti negativi sono aumentati perché sono aumentate le persone che mi seguono. Però ho imparato a gestirla in qualche modo. Ho capito che questo lavoro richiede un aiuto dalla terapia: non è facile crescere se ricevi commenti alle volte molto pesanti”.
Dopo Italia’s got talent, l’arrivo dei Jackal.
"Sì grazie a Padre Pio. Dopo la partecipazione mi si erano accumulati tantissimi messaggi su piattaforme diverse: su Whatsapp parenti e amici, su Instagram e poi Facebook. Provavo a leggere e rispondere ma su Facebook la maggioranza di messaggi erano gif “buongiornissimo”, “buona domenica”, “buona Pasqua” o gif glitterate di Padre Pio. E li ho un po’ trascurati. Due mesi dopo, prendo un treno per andare a trovare a Pisa la mia amica Carla e c’è un ritardo di due ore e mezza. Non sapevo più che fare, avevo finito il libro, non avevo TikTok, mi son detta: rispondiamo a qualcuno su Facebook. Così, tra un Padre Pio e l’altro, trovo un messaggio di tale Vincenzo Piscopo: ‘Ciao, sono il manager dei The Jackal, vorremmo conoscerti. Ci saresti per un colloquio?’. Il messaggio era del 30 marzo, lo stavo leggendo il 30 maggio. Panico. Gli rispondo subito scusandomi, dico che sono una grande fan. Niente. Passano i giorni, io sono a un bivio. Non so se riscrivere o pensare che non fosse destino. Decido di riscrivergli proprio da “sottona”, come quella che scrive al fidanzato che non la vuole più: ‘Vincenzo, mi devi perdonare ma qui su Facebook mi si erano accumulate troppe gif di Padre Pio. Mi ero persa il messaggio”. A quel punto mi ha risposto: “Ci vediamo giovedì”. Ed è iniziata una bellissima storia d’amore, sotto il segno di Padre Pio”.
Che effeto fa essere conduttrice del programma che l’ha lanciata?
"Bellissimo. Perché la parte più difficile l’hai già fatta: non c’è niente di peggio di andare come concorrente ed esibirti come comica contro gli acrobati, gli atleti del karate che fanno performance in volo, i maghi che riempiono il palco, mentre tu sei lì solo a parlare. Per questo cerco sempre di sostenere i ragazzi che devono fare dei pezzi comici: so quanto è dura”.
Ha iniziato a lavorare durante la pandemia. Complicato?
"Sì, diciamo che ho iniziato a collaborare con The Jackal a settembre 2019, poco dopo siamo stati tutti chiusi in casa. Per fortuna sono una squadra composta da 27 membri di ogni reparto, siamo tanti, autori, montatori, produzione, regia, management... Anche in una situazione così tosta siamo riusciti a reinventarci con un programma su RaiPlay fatto su Skype. E poi sentivamo che c’era proprio bisogno di alleggerire, di divertire in quel periodo così complicato”.
Nel suo look c’è una costante: gli occhiali. Le montature diventano sempre più grandi.
"Da sempre mi hanno caratterizzata, sono passata dall’odiarli a farne un tratto distintivo. A sedici anni, quando andavo a ballare, portavo le lenti a contatto; poi a un certo punto li ho accettati, adesso non riesco a vedermi senza. Se li tolgo, vedo solo le mie occhiaie”.
Parliamo dell’esperienza a Pechino Express. Di quei 45 giorni quale è stato il momento più duro?
"In Uzbekistan. Mi sveglio, sto malissimo. Credo a causa di una intossicazione alimentare. Dico a Fru: aiutami perché oggi sto particolarmente male. Arriviamo al punto di partenza della tappa, il conduttore Enzo Miccio ci dice: oggi viaggiate scambiati. Mi ritrovo in coppia con Rita Rusic che stava malissimo con la caviglia e subito mi dice: Aurora, aiutami perché non mi reggo in piedi. Porto anche il suo zaino. A fine giornata l’angoscia di dover cercare una casa. Una signora ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. In una strada di campagna nel mezzo dell’Uzbekistan. Ci dice di andare a casa sua, una fattoria poverissima, per tetto le scatole di cartone. Aveva chiamato tutti i parenti, c’erano tipo venti bambini… Tuttora è una delle esperienze più forti della mia vita. Il momento peggiore quando le ho chiesto dove fosse il bagno: mi ha indicato un buco nel prato, due pareti di pietra e le capre. Ma anche il momento più bello la sera, perché questa signora che non parlava la mia lingua, non aveva alcuna possibilità di comunicare se non con le emozioni, mi ha appoggiato una coperta addosso perché aveva capito che stavo male. Sono scoppiata a piangere”.
Il momento più esaltante?
"Quando abbiamo vinto la tappa a Petra in Giordania. Indimenticabile”.
Ha compiuto 26 anni da poche settimane. Ha festeggiato?
"Sì sempre. Io grande festaiola. Festa a casa, festa coi nonni e festa con gli amici. Poi organizzo sempre una festa d’estate, la casa di Caserta vecchia, in cui vivo, ha spazi molto grandi, facciamo feste fin da piccoli. Mi piace festeggiare e brindare”.
Soffiando le candeline ha espresso un desiderio?
"Lo stesso da anni, è personale e non rivelo, riguarda le persone che mi stanno attorno”.
Sul piano professionale il desiderio più grande? Oltre ad apparire sulla Settimana enigmistica per far contenta sua nonna...
"Sanremo. Lo dico da quando ero bambina, facevo collezione di Tv sorrisi e canzoni e vedevo il festival con la famiglia. Mi rendo conto quanto sia difficile. Ma continuo a sognare perché la conduzione e la musica sono le mie passioni”.
Cosa e chi la fa ridere?
"Mi fanno ridere tante cose. Soprattutto chi parla di cose personali che conosce bene. Preferisco sempre un racconto familiare a uno sociale o politico, o sessuale, per esempio. Che magari è funzionale a fare una battuta ma poi non resta niente. Nutro grande ammirazione per Paola Cortellesi. È sempre stata il mio punto di riferimento per la capacità di mescolare umorismo e cose serie, importanti. E Emanuela Fanelli. Ma il mio scrittore preferito, quello che mi ha ispirato tantissimo, è Mattia Torre. Il suo In mezzo al mare, sette atti comici racchiude tutto ciò che rappresenta la mia massima aspirazione”.