ilmessaggero.it, 5 giugno 2025
Telefoni e smartwatch, strumenti per pagare. Il cash però resiste ancora
I pagamenti con carte e strumenti digitali per la prima volta hanno infatti superato in valore assoluto quelli tramite banconote.
Lo ha certificato una ricerca dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, secondo cui nel 2024 il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici, mentre l’uso del contante si è fermato al 41%, con la restante parte pagata tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni. In tutto il valore dei pagamenti digitali in Italia ha raggiunto quota 481 miliardi, in crescita dell’8,5% rispetto al 2023. Tra le modalità più utilizzate i pagamenti contactless, che rappresentano circa il 90% delle transazioni elettroniche in negozio, con un transato che ha raggiunto i 291 miliardi (+19% in un anno).
Ma il balzo maggiore arriva dalle soluzioni di pagamento innovative (dagli smartphone agli oggetti indossabili intelligenti come lo smartwatch). Questi strumenti hanno raggiunto un transato complessivo (online e offline) di 56,7 miliardi di euro (+53%).
LE TIPOLOGIE
Cominciano poi a diffondersi i pagamenti fatti direttamente dai veicoli (i cosiddetti “in-car payments”) e il fenomeno già esploso negli Stati Uniti del “Buy now, pay later”, che permette di dilazionare i pagamenti nel tempo senza interessi. Dietro al fenomeno della crescita dei pagamenti digitali c’è poi l’esplosione delle transazioni online dell’e-commerce, che rappresentano più di un terzo del valore totale degli scambi totali in Europa (36%).
Nel Bel Paese gli esercenti, soprattutto quelli piccoli, sono storicamente abbastanza ostili al mondo dei pagamenti elettronici, eppure anche su questo fronte qualcosa sta cambiando. Il 53,5% dei piccoli commercianti ha infatti dichiarato di preferire le carte rispetto ad altri strumenti di pagamento. Complice l’obbligo di accettare i pagamenti digitali introdotto con una legge dal governo Draghi nel 2022 (altrimenti scattano le multe), ma anche la forte riduzione dei costi da parte degli operatori per Pos e commissioni. Bancomat, ad esempio, negli ultimi anni ha dimezzato i costi a carico degli esercenti sui micropagamenti.
Più in generale l’esercente può decidere di acquistare il Pos o noleggiarlo e i costi variano molto a seconda del modello. Ma si può pagare facilmente anche meno di 100 euro, oppure un canone mensile di appena 10-20 euro. Le commissioni, poi, possono arrivare fino al 2%, ma per i pagamenti sotto i 10 euro spesso sono vicine allo 0% o proprio nulle.
Per favorire i pagamenti elettronici, infatti, il ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti ha istituito nel 2023 il “Tavolo Pos”, un gruppo di lavoro permanente con i rappresentanti delle banche, delle associazioni dei commercianti e dei consumatori. L’obiettivo principale è stato quello di ridurre le commissioni bancarie sui pagamenti di piccolo importo, che rappresentavano il principale ostacolo all’adozione dei pagamenti digitali da parte degli esercenti.
L’iniziativa ha portato a un accordo con gli istituti di credito per abbassare i costi delle transazioni proprio sotto i 10 euro. Secondo lo stesso Osservatorio del Politecnico di Milano è così possibile ipotizzare un valore medio che oscilla tra lo 0,5% e l’1,5% per i pagamenti con carta di credito e lo 0,4% e lo 0,8% per le carte di debito con circuito nazionale.
Lo scorso anno il valore totale incassato dai punti vendita fisici attraverso strumenti di pagamento digitali ha raggiunto i 385 miliardi, il 7% in più rispetto al 2023. Tra questi, 43 miliardi provengono da pagamenti fatti da stranieri in Italia. Il numero di Pos nel Paese ha invece raggiunto i 3,5 milioni. In crescita, poi, le soluzioni “Software Pos”, con la flessibilità di accettare pagamenti digitali in qualsiasi contesto: il fenomeno è agli inizi con 152mila unità, ma è più del triplo delle meno di 40mila del 2023.
LA SFIDA
Nonostante tutto questo c’è ancora molto lavoro da fare sul terreno dell’innovazione, sia in Italia sia in Europa.
Secondo uno studio della Banca centrale europea sul biennio 2023-2024, nel Vecchio Continente il cash rimane ancora il metodo più utilizzato nei negozi, con il 52% delle transazioni totali. Il calo in pochi anni è evidente (si era al 59% nel 2022, ma soprattutto a quota 79% nel 2016). Ma è evidente anche la difficoltà soprattutto da parte di alcune fasce di popolazione non nell’abbandonare, ma quantomeno nell’alternare il contante con la carta. Considerando quindi il biennio 2023-2024, ancora il 62% delle transazioni fatte in Italia è stato in banconote. Un dato al di sopra della media europea.