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 2025  giugno 09 Lunedì calendario

Servizi, Londra e Berlino non si fidano della Cia: «Meno dati sull’Ucraina». L’allarme degli 007

Per alcuni funzionari europei il sospetto è diventato quasi una certezza dopo che Donald Trump ha deciso di sospendere la condivisione di intelligence con l’Ucraina. Un gesto senza precedenti. Un segnale per avvertire Volodymyr Zelensky: gli Stati Uniti avrebbero vagliato qualunque opzione pur di arrivare a un accordo in tempi record.
Le cose sono andate diversamente. Ma intanto quella forzatura del Tycoon ha fatto scattare un allarme nel Vecchio Continente. E un interrogativo: se lo ha fatto con l’Ucraina, può farlo con i suoi alleati storici nella Nato?
Di qui le discussioni dietro le quinte in Europa. Come raccontato da Le Monde, durante la riunione di aprile della Single Intelligence Analysis Capacity dell’Ue, due emergenze sono finite in cima all’agenda. La prima: scongiurare a tutti i costi lo sganciamento degli Stati Uniti dal consesso europeo. La seconda: ragionare su una maggiore autonomia Ue anche nel campo dello spionaggio del controspionaggio.
Da Washington sono arrivati segnali di distensione, sia all’interno della Cia che nelle altre agenzie dell’intelligence. Non abbastanza per tacitare i timori delle cancellerie europee. Preoccupate dalla sintonia fra Trump e Vladimir Putin. E questo ovviamente rischia di ridurre il flusso di informazioni tra le due sponde dell’Atlantico. Con il rischio di non condividere dossier molto importanti. E che vadano anche oltre il quadro delle guerre.
Fiona Hill, ex consigliere di Trump sulla Russia e ora consulente del governo britannico, ha detto al Guardian che Londra «è in guerra con Mosca» ma che non può fare affidamento sulla Casa Bianca, dove il presidente punta a «una relazione separata con Putin per concludere accordi sul controllo degli armamenti e fare affari che probabilmente arricchiranno ulteriormente il suo entourage». Un timore che per alcuni esperti si potrebbe concretizzare anche in un minore flusso di dati di intelligence proprio su Mosca da parte di Washington, con il rischio di minare una rete di spionaggio eccellente. E questo sospetto sarebbe già visibile nel rapporto che l’intelligence Usa ha realizzato sulle minacce del 2025.
Una valutazione in cui la Russia non è tra i primi posti, superata da terrorismo e narcotraffico. Il problema però non si ferma solo alla politica estera. Perché come spiegato dal Washington Post, quello che preoccupa i servizi segreti europei è anche il modo in cui Trump gestisce le agenzie di intelligence. Tra licenziamenti improvvisi, spostamenti di funzionari e nomine di persone spesso inesperte ma ideologicamente vicine al presidente, la paura nelle capitali del Vecchio Continente è che si vada incontro a un mandato pieno di sorprese e di siluramenti. Tulsi Gabbard, la direttrice dell’intelligence nazionale, è una “lady di ferro” criticata anche per alcune posizioni su Russia e Siria e si è già mostrata molto dura verso alcuni dipendenti ritenuti poco allineati. E una delle vittime eccellenti di questa nuova stagione è stato il direttore della National Security Agency, il generale Timothy Haugh.
Segnali preoccupanti, si diceva, che costringono l’Europa a fare i conti con una dura realtà. La sua dipendenza, quanto alla sicurezza, dalle informazioni dell’intelligence Usa. Un esempio citato dal Washington Post è il monito spedito dalla Cia ai servizi federali tedeschi di un possibile attentato russo all’amministratore delegato di Rheinmetall Armin Papperger. Fonti americane, informazioni made in Usa.
IL PIANO B
Il brivido si è fatto sentire anche a Londra. L’intelligence britannica è legata a doppio filo agli apparati americani dall’alleanza dei Five Eyes, che include in uno scambio segreto di informazioni classificate Canada, Australia e Nuova Zelanda. Mentre a Berlino, sia l’ex governo di Olaf Scholz che l’attuale guidato da Friedrich Merz hanno dovuto correre ai ripari aumentando sensibilmente il budget per la difesa e per l’intelligence perché preoccupati proprio da un possibile isolazionismo degli Usa. Qualcuno, in Germania, ha anche paventato il lancio di una “Euro Eyes”, un’alleanza dei servizi segreti europei. L’idea piace anche a Parigi. Ma molti osservatori pensano che sarà impossibile mettere d’accordo Paesi con budget diversi e politiche di spionaggio ed estere molto differenti tra loro. Utopia, per ora. Eppure qualcosa si muove. L’idea di un’intelligence americana non più pienamente affidabile non è più fantascienza. E la necessità di studiare un piano b, da questa parte dell’Atlantico, si fa sempre più impellente.