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 2025  giugno 07 Sabato calendario

Pucci Cappelli: «La lista con le mie 5.247 donne è vera, mi sono innamorato quattro volte. Anche Alain Delon mi conosceva»

Uomo della notte, pierre professionista, bodyguard dei vip, buttafuori di lusso, playboy, grand viveur. Sono tanti i ruoli grazie ai quali il riminese Marco Andrea Cappelli, per tutti semplicemente «Pucci», ha acquisito popolarità nel corso dei mitici anni Ottanta, quelli della movida romagnola. 
Lo scorso 12 febbraio ha compiuto 70 anni, un’età di bilanci, in cui guardare indietro nel tempo ha anche una valenza più sentimentale. Non foss’altro che, dopo essersi innamorato della cubana Grisney Bello Terry – sposata nove anni fa – ha trovato la stabilità, mettendo fine alla lunga lista fatta di ben 5.247 conquiste femminili. La sua è stata una vita da film, vissuta intensamente, fra alti e bassi, ricca di incontri ed esperienze, di quelle che ogni volta che si prova a raccontarla, emergono nuovi dettagli. 
In estate, per la gioia dei suoi estimatori, uscirà una sua biografia. «Pucci», come è iniziato il suo lungo viaggio nel mondo della notte?
«Facendo il “door man” nelle discoteche. Avevo 18 anni quando il proprietario della Baia Imperiale di Misano, colpito dal mio fisico possente, mi ha proposto di fare il buttafuori. Poi, nel tempo, ho aperto le prime agenzie di servizi di sicurezza e immagine. Mi è anche capitato di avere ruoli in film importanti, di fare sfilate. Tutto merito del mio corpo palestrato, fuori dal normale per quei tempi. Lo sport mi è sempre piaciuto, dal karate al judo, sino a scoprire il body building. Sono stato tra i primi culturisti al Festival del Fitness di Rimini dove ho partecipato a «Mr Olympia», riuscendo poi a portare alla manifestazione inventata da Gabriele Brustenghi i primi bodybuilder americani dopo un mio lungo soggiorno a Los Angeles». 
Quando ha scoperto la passione per le donne? Piace proprio a tutte? 
«Sono stato precoce, ho cominciato già a 12 anni. Ma non nascondo che era facile diventare un tombeur des femmes in quegli anni d’oro a Rimini. C’erano le scandinave che venivano di proposito il sabato con l’aereo per concedersi un’avventura con un bell’uomo latino». 
Lei è famoso per la sua «lista», 5.247 donne. Si annotava tutto? 
«Sì. Mi piace farlo ma non solo con le donne. Ogni giorno, da sempre, scrivo un piccolo report di ciò che faccio, nel bene e nel male. Un’abitudine che si è rivelata utile in alcune circostanze». 
Una curiosità: il bilancio pende dalla parte delle straniere? 
«Decisamente. Tranne 10 italiane, per il resto ho avuto tutte straniere. Avendo girato a lungo il mondo, questo ha favorito… Ma la verità è che mi sono sempre trovato meglio con loro perché sono più aperte e meno pretenziose in generale».
Poi, è arrivata sua moglie Grisney che le ha cambiato la vita. Per la prima volta si è innamorato?
 «In realtà mi sono innamorato quattro volte e ogni volta ho avuto relazioni di circa 8 anni. Ma Grisney, biologa, dopo due anni di fidanzamento, mi ha fatto capitolare, grazie ai suoi principi solidi, alla sua intelligenza e disponibilità. Sono molto contento di aver messo la testa a posto». 
Cosa cercano le donne straniere nell’uomo italiano? 
«La gentilezza, prima di tutto. Può sembrare scontato, ma non lo è. E anche un certo romanticismo a cui non sono abituate: già aprire la porta di un’auto o di un locale, fa colpo». 
Lei è stato amico e in qualche modo collega di Maurizio Zanfanti, detto Zanza, noto playboy a livello internazionale scomparso 7 anni fa. Cosa vi distingueva? 
«Lui era più per quantità, io per la qualità. Considerando la mia “lista”, potrebbe sembrare azzardato ma sintetizzerei il concetto così: lui era più votato a relazioni molto fugaci, io invece ho sempre provato a valorizzare il corteggiamento».
Ci sono vostri «eredi» oggi in giro per l’Italia?
 «Ufficialmente no, anche perché non c’è più la discoteca per “rimorchiare” come un tempo. Nei pochi locali ormai si va più che altro per sballare, lo si fa più di una volta quando l’uso di certe sostanze era diverso e più limitato. In compenso ci sono i social per conoscersi ma non è la stessa cosa che ballare un lento insieme e guardarsi negli occhi».
Tornando al lavoro, lei è stato guardia del corpo di tanti vip. Cosa ricorda? 
«Per un paio d’anni, ogni volta che veniva in Italia, ho seguito uno dei figli di Gheddafi, così come ho avuto tra i miei clienti altri arabi importanti. Sono stato bodyguard per industriali italiani famosi e anche per alcune star di Hollywood ai tempi in cui vivevo negli Stati Uniti». 
Tra le dive made in Italy, in tante foto è ritratto come uomo-sicurezza al fianco di Alba Parietti, Corinne Cléry, Serena Grandi, solo per citarne alcune. C’è mai stato del tenero? 
«Con tutte loro ho avuto un bel rapporto. Qualche storia c’è stata, ma ovviamente non posso dire con chi». 
Per ben 24 anni ha lavorato al Paradiso, discoteca iconica di Rimini. C’è un episodio che ricorda con maggiore soddisfazione? 
«Sì, è accaduto durante la grande festa di chiusura del Fibe, la fiera delle discoteche a cui partecipavano i gestori di 150 locali a livello internazionale. Quella sera non ero lì, nella mia postazione di “door man”, e si presentò Clay Ragazzoni sulla carrozzina che chiese espressamente di me. Il direttore si era un po’ risentito. Per me è stato un grande orgoglio». 
Tra i grandi incontri della sua vita c’è stato anche quello con Alain Delon durante le riprese al Paradiso del film «La prima notte di quiete», quando aveva appena 17 anni. Com’è andata?
«Già quella in sé fu una piacevole esperienza. Poi, sei anni dopo, mi capitò di rincontrarlo a Parigi dove mi ero trasferito perché fidanzato con una spogliarellista francese del Crazy Horse. Lavoravo come “door man” in una discoteca sugli Champs Elysées e una sera mi sono trovato di fronte Delon che, ancor prima che riuscissi ad aprire bocca, mi disse: “Je te connais!”. Vuol dire che non sono proprio l’ultima ruota del carro». 
Nella sua vita non sono mancati anche momenti difficili (ndr, coinvolto nell’indagine sul night La Perla di Riccione con accuse di sfruttamento della prostituzione)… 
«Ho fatto uno sbaglio, lavorando nel mondo della notte può capitare. Ma ne sono uscito. Per fortuna chi mi conosce, si fida di me. Finito quel periodo, sono stato subito richiamato nei locali». 
Il suo prossimo progetto? 
«Insieme a un socio, sto pensando di riaprire uno storico locale della riviera. Non una discoteca ma un posto aperto dalle 21 alle 2 di notte, rivolto a over 50. Ho bisogno di “vivere” la notte anche se in modo più tranquillo rispetto a quand’ero giovane. Altrimenti il rischio è quello di crollare alle 22.30 sul divano».