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 2025  giugno 07 Sabato calendario

Sì al terzo mandato per i presidenti di Regione, l’idea di un decreto. Ma Forza Italia frena

È tutt’altro che una voce dal sen fuggita e ancora da mettere a punto nei suoi aspetti procedurali (un decreto o un emendamento ad un testo già in discussione) ma l’apertura di Fratelli d’Italia ad un terzo mandato per i presidenti di Regione è figlia di un ragionamento politico di Giorgia Meloni che punta al contempo ad appianare le tensioni con la Lega da un lato e a crearne di nuove nel Pd dall’altro.
 
Quello della leader del primo partito del centrodestra, infatti, è uno scarto imprevisto rispetto al muro alzato per mesi contro il desiderio più volte espresso dal leghista Luca Zaia come dal dem Vincenzo De Luca di poter prolungare l’esperienza di governo regionale. La Lega è favorevole mentre Forza Italia ha ancora qualche resistenza (Maurizio Gasparri: «Noi siamo per due mandati, ma siamo disponibili a confrontarci»).
Non a caso, tuttavia, l’annuncio del cambio di rotta è stato affidato a Giovanni Donzelli, uomo macchina di FdI e fedelissimo di Meloni. Perché la premier, spiegano i beneinformati, si è convinta dell’opportunità (da condividere con tutti) di togliere il tetto ai mandati per almeno tre ragioni. Il governo, con la contrarietà della Lega, ha impugnato la legge della Provincia autonoma di Trento che concedeva la possibilità del terzo mandato. Il ricorso davanti alla Corte costituzionale potrebbe avere esito negativo per l’esecutivo, una sconfessione che risulterebbe pesante da accettare. E allora, si è pensato, forse è meglio giocare d’anticipo.
Qui si arriva alla seconda ragione che attiene agli equilibri della coalizione. FdI e Lega si disputano la poltrona di Zaia. I leghisti non vogliono saperne di mollarla e minacciano di mettere in campo una lista «Lega per Zaia» che potrebbe far saltare il banco. Con una buona dose di pragmatico realismo, Meloni avrebbe valutato che se la guida della Regione deve essere lasciata al partito del Leone di San Marco, tanto vale consentire a Zaia, in assoluto il politico più popolare in Veneto, di continuare il suo lavoro.
Naturalmente, nel ragionamento politico il via libera avrebbe un prezzo. Non immediato, perché la scadenza è ancora lontana, ma abbastanza chiaro, la Lombardia, che è a sua volta a guida leghista (con Attilio Fontana che potrebbe pure lui puntare ad un terzo mandato). In mezzo, però, ci saranno le elezioni politiche (nel 2027) e quelle per il Comune di Milano (2028). La soluzione e le eventuali compensazioni politiche andranno trovate su quei tavoli.
E poi c’è una terza ragione che giustifica l’improvviso cambio di rotta. In autunno si vota in 5 Regioni: Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Campania. Il centrodestra dovrebbe essere tranquillo nella prima (specie con Zaia) e un po’ meno nella terza. Sulla carta, invece, c’è il rischio di lasciare le altre tre al centrosinistra. A meno che, ed ecco la novità, togliendo il tetto al terzo mandato in Campania torni possibile la ricandidatura di De Luca. Un problema non di poco conto per il Pd, visto che il governatore uscente non ha mai fatto mistero di considerare un’ingiustizia al limite dell’incostituzionalità lo stop obbligato. E c’è da star certi che un intervento legislativo ad hoc vedrebbe De Luca prontissimo a schierarsi al via per una nuova avventura. Con buona pace di Roberto Fico (o degli altri candidati su cui sta lavorando il centrosinistra).