Corriere della Sera, 7 giugno 2025
La lotta di Laila per il figlio detenuto. Da 250 giorni in sciopero della fame
La lotta di una madre. Laila Soueif, in sciopero della fame per il figlio attivista Alaa Abdel Fattah, sta morendo nel tentativo di salvare suo figlio. La professoressa Soueif — 69 anni, insegnante di matematica, doppio passaporto, egiziano e britannico — è in sciopero della fame da 250 giorni in segno di protesta contro il regime del generale Abdel Fattah Al Sisi che detiene arbitrariamente suo figlio. A dare l’allarme giovedì scorso i suoi familiari, citati da media britannici e internazionali. La signora Soueif è stata ricoverata d’urgenza con parametri vitali gravemente compromessi e una temperatura corporea di 34°C. Secondo i medici, ha perso oltre 34 kg di peso corporeo. Ma lei ha fatto sapere di voler andare avanti fino a quando suo figlio non sarà libero. «Non posso stare a guardare senza fare nulla. Qualsiasi madre farebbe la stessa cosa. So cosa funziona e cosa no. Spesso non ci rendiamo conto del nostro potere. Non posso assicurare il risultato, ma non posso non provare». Preferirebbe non morire: «I figli vogliono una madre, non una madre famosa, nel bene o nel male, ma se questo è ciò che serve per tirare Alaa fuori di prigione allora sono disposta a farlo».
Nata in Gran Bretagna nel 1956, Soueif è capostipite di una famiglia che non ha mai smesso di battersi per la democrazia in Egitto. Suo marito, Ahmed Seif el-Islam, finì in prigione quando Alaa aveva appena due anni. Alaa è cresciuto in un ambiente in cui discutere di politica era pane quotidiano. La sorella di Alaa, Sanaa, anche lei attivista, si era offerta di scioperare al posto della madre, invano. «Hai figli, pensa a loro».
Solo ieri Soueif ha accettato delle gocce di glucosio per permettere alla figlia Sanaa di partire per l’Egitto dove potrà andare a trovare Alaa in occasione della festività dell’Eid. «Non potevo partire sapendo che mia madre rischiava di morire da un momento all’altro», ha fatto sapere.
In un commento pubblicato su Il Manifesto, Patrick Zaki, attivista e studente egiziano anche lui incarcerato da Al Sisi e poi liberato, spiega: «Scrivo queste righe con un nodo alla gola, diviso tra l’ammirazione per il coraggio incrollabile di questa donna e la profonda preoccupazione per le sue condizioni di salute. Una donna che ha scelto di sacrificare il proprio corpo per la libertà del figlio, detenuto da oltre undici anni, figura centrale della rivoluzione del 25 gennaio, spesso definito “il nuovo Gramsci d’Oriente”».
La professoressa Soueif ha parzialmente alleggerito lo sciopero a inizio marzo, assumendo qualche liquido e integratore dopo un primo ricovero e dopo aver ottenuto l’impegno del premier britannico Keir Starmer di sollevare il caso personalmente col presidente Al Sisi. Ma la settimana scorsa è stata di nuovo portata al St Thomas Hospital londinese, dove i medici hanno rilevato un livello drammaticamente basso di zuccheri nel suo sangue. «È un miracolo che sia ancora viva», ha dichiarato Sanaa, ricordando a Starmer «la promessa fatta alla nostra famiglia» mesi fa di rafforzare le pressioni sul Cairo. Promessa che non ha prodotto finora alcun cambiamento visibile della condizione dello scrittore, blogger e anima di campagne pro-democrazia con passaporto anche britannico (ottenuto nel 2022), indicato a suo tempo da Reporter Senza Frontiere come uno dei «prigionieri politici più perseguitati» dell’Egitto.
A governare il Paese col pugno di ferro e a detenere migliaia di oppositori politici è il generale Al Sisi, partner strategico in Medio Oriente di Londra come di vari altri governi occidentali. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy starebbe cercando di esercitare pressione sul generale. Domenica ha parlato con il ministro degli Esteri egiziano, mentre il premier Starmer insegue un Al Sisi, che si nega. «Siamo determinati ad assicurare il rilascio di Alaa Abdel Fattah», ha sottolineato un portavoce di Downing Street.
A chiederlo anche le Nazioni Unite che la settimana scorsa hanno dichiarato la detenzione di Alaa illegale. Intanto la professoressa Soueif continua a rischiare la vita.