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 2025  giugno 08 Domenica calendario

Il nuovo trend delle culle “Speriamo sia femmina non è più uno stigma”

Era il titolo di uno straordinario film di Mario Monicelli ma anche dell’ultima copertina dell’Economist – “Phew”, sollievo, “it’s a girl!” – che racconta come nel mondo ci sia, finalmente, una bella tendenza: il numero di aborti di feti di sesso femminile è drasticamente crollato negli ultimi decenni.
Si tratta di una grande vittoria, anche per il settimanale britannico che aveva lanciato una campagna contro il “gender-cidio” già 15 anni fa. Solo nel 2000, secondo i calcoli dell’Economist, 1,6 milioni di gravidanze erano state terminate volontariamente nel mondo perché avrebbero dato alle luce bambine, e non neonati di sesso maschile. Quest’anno, invece, questa ignobile pratica calerà a 200mila casi, e il trend è in continua diminuzione. Secondo i calcoli dell’Economist, sono così sopravvissuti “7 milioni di bambine”, dal 2001 a oggi.
Nel mondo, vengono naturalmente concepiti 105 bambini maschi per ogni 100 bambine, che è anche il rapporto in sala parto dell’Italia, uno dei Paesi meno discriminatori da questo punto di vista. Invece in Cina nel 2006 il rapporto di gravidanze completate era di 117,8 neonati di sesso maschile per 100 di sesso femminile, ora sceso a 109,8 su 100. In India, da 109,6 a 100 nel 2010, adesso il dato è calato a 106,8 su 100. E se nel 1985 per il 48% di madri sudcoreane era assolutamente necessario avere un figlio maschio, ora lo è soltanto per il 6%.
Ma ci sono altri dati confortanti, anche in Occidente. Secondo una ricerca della Cornell University, la maggioranza delle famiglie americane ora invoca una figlia femmina più di un maschio. In Scandinavia, i genitori che hanno già due maschi, decidono di concepire ulteriormente sperando di imbroccare l’altro sesso, a differenza di coloro che hanno già due femminucce. I finlandesi che hanno una bambina come primo figlio, rinunciano più frequentemente a farne altri. Lo stesso in Portogallo, Olanda, Repubblica Ceca e Lituania. E chi può permettersi costose tecniche di fecondazione assistita che “indirizzano” il sesso del nascituro, in maggioranza chiede una femmina.
Cosa è cambiato? In Cina, per esempio, la legge sul figlio unico – poi abolita – aveva pesantemente influenzato le scelte dei genitori, destabilizzando sempre di più i giovani per la crescente penuria di coetanee. Più in generale, si sono ribaltati gli stereotipi: c’è maggiore uguaglianza (seppur non ancora salariale) e rispetto per “il secondo sesso” come scriveva Simone de Beauvoir, la donna non assiste più soltanto la famiglia del marito (vecchia credenza di vari popoli), i figli maschi non sono piùcruciali per lavorare la terra. Insomma, le donne non sono più il sesso “debole”. Ma soprattutto, le bambine sono in media più tranquille, facili da crescere e più realizzate da grandi: altrimenti il 93% della popolazione carceraria non sarebbe di sesso maschile e il 54% delle bambine nei Paesi occidentali non sarebbe laureata, contro il 41% dei ragazzi maschi. In media, inoltre, le giovani rimangono in casa dei genitori oramai molto meno dei maschi, a differenza dei bamboccioni italiani o dei reclusi hikikomori giapponesi. Certo, ora il rischio è che in Occidente la società si squilibri troppo sull’altro sesso, nota il settimanale, ma persistono ancora tante parti del mondo dove nascere femmina è una condanna, come nell’Afghanistan talebano. Eppure, come cantava Cyndi Lauper, “Girls just want to have fun”, e oltre a divertirsi, vogliono soprattutto vivere.