il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2025
Parigi, la procura indaga alcuni cittadini franco-israeliani per “genocidio”
La Procura antiterrorismo francese ha aperto un’inchiesta per complicità in genocidio e in crimini contro l’umanità commessi a Gaza ed è la prima volta che dei giudici di un Paese europeo utilizzano questo termine: genocidio. La denuncia contro ignoti, sporta nel settembre 2024, riguarda dei fatti accaduti nel gennaio 2024, delle azioni portate avanti da cittadini franco-israeliani per bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. All’origine dell’esposto una piccola associazione, l’Union juive française pour la paix, laica e antisionista, che si batte dal 1994 contro l’occupazione dei territori palestinesi da parte dei coloni israeliani.
Il fascicolo è stato aperto nel novembre 2024 e, sei mesi dopo, è partita l’inchiesta, il 22 maggio. Anche se i media francesi ne hanno dato notizia solo ieri: “È solo la prima tappa della procedura, ma è importante, perché coerente con la realtà di ciò che sta accadendo a Gaza da troppo tempo”, ha spiegato l’avvocata Marion Lafouge, che segue il caso con la collega Damia Taharraoui, raggiunta telefonicamente dal Fatto. Le due legali puntano l’attenzione sul periodo coperto dall’inchiesta, il gennaio 2024, “quando ancora nessuno voleva sentire parlare di genocidio”, scrivono in una nota. I blocchi degli aiuti umanitari, di cui oggi constatiamo la drammaticità, erano già iniziati un anno e mezzo fa. La Procura antiterrorismo ha scritto che esistono “prove serie e concordanti che, sul territorio di Israele, Egitto e Gaza, in particolare nei posti frontiera di Nitzana e Kerem Shalom, tra il 1º gennaio 2024 e il maggio 2024, sono stati commessi atti di complicità in genocidio, provocazione pubblica e diretta al genocidio seguiti da effetti e complicità in crimini di guerra”.
I fatti documentati dalle legali sono i seguenti: gruppi di persone hanno creato delle “barriere umane” per impedire ai camion carichi di cibo di passare ai posti di frontiera, anche quello di Rafah, controllati dalle autorità israeliane. “Abbiamo consegnato ai giudici diversi video eloquenti: queste persone si sono filmate mentre ridevano e scherzavano, rivendicando le loro azioni, e poi hanno postato tutto sui social”. Identificarle non è stato complicato: si tratta di militanti di Israel forever, un’associazione sionista di franco-israeliani, vicina all’estrema destra israeliana, e del noto gruppo Tzav 9, un collettivo di famiglie di ostaggi, soldati e coloni che si è reso responsabile di assalti ai camion umanitari diretti a Gaza nel 2024.
“Loro si giustificano dicendo che gli aiuti finiscono nelle mani di Hamas e servono a nutrire il terrorismo e il mercato nero, che quindi hanno delle buone ragioni per bloccarli – spiega ancora Marion Lafouge –. Ma in fondo il loro pensiero è che nessuno è innocente a Gaza, neanche i bambini, che vengono allattati dalla culla con l’odio degli ebrei, e che quindi è legittimo non portare loro assistenza”.
Le prossime tappe sono quelle classiche delle procedure giudiziarie: l’audizione delle parti civili, gli atti di inchiesta necessari, “in cui si può chiedere la cooperazione internazionale con Israele, a cui crediamo poco”, e la convocazione delle persone messe in causa, “che si trovano attualmente in Israele e contro le quali i giudici sono autorizzati a emettere mandati di arresto”. I tempi potrebbero essere lunghi.
“Non possiamo sapere se la procura ha accolto il nostro esposto perché c’è stata un’evoluzione nell’opinione pubblica nei confronti di Israele, comunque non possiamo escluderlo. È meno paralizzante oggi evocare questi crimini, anche di fronte alla gravità di quello che sta succedendo proprio in questi giorni nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Per noi è soprattutto importante che quello che accade venga definito per quello che è – continua Marion Lafouge – e che altri attori e altre associazioni più grandi, di altri paesi europei, raggiungano la nostra azione o avviino nuove azioni in giustizia”.