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 2025  giugno 08 Domenica calendario

Epstein, il legale scagiona Trump «Mi disse che non era nei file»

Non c’è nulla di cui sorprendersi: è il metodo Elon Musk. Il ceo di Tesla, X e SpaceX dopo aver lanciato sul suo social quella che lui stesso ha chiamato «la bomba», ieri ha cancellato il post in cui rivelava ai suoi 220 milioni di follower che il nome di Donald Trump era inserito nei “file Epstein” e che per questo non erano stati ancora del tutto resi pubblici. Come se niente fosse, ha lanciato la pietra e poi ha nascosto la mano. Oltre a quella frase ha cancellato anche un altro post incendiario, quello in cui concordava con un utente che il presidente americano meritasse l’impeachment. Non è la prima volta che Musk diffonde teorie non supportate dai fatti, ma resta poco chiaro perché abbia ritirato l’accusa, lanciata dopo un duro scontro con Trump su X, scatenato dalle sue critiche alla finanziaria, definita un “abominio” perché avrebbe l’effetto di aumentare il debito pubblico.
«NON C’ENTRO NIENTE»
A buttare acqua sul fuoco, ci aveva già pensato ieri mattina lo stesso inquilino della Casa Bianca. Rispondendo a NBC News, dopo aver ribadito di non voler parlare con Musk e di non aver alcuna intenzione di ricucire i rapporti, Trump ha spiegato che la bomba lanciata dal suo ex alleato e consulente, che è stato a capo del Doge fino alla settimana scorsa, altro non era che «una vecchia notizia», di cui si parla da anni. «Persino l’avvocato di Epstein ha detto che non c’entro niente». Affidandosi a X, infatti, David Schoen, rispondendo indirettamente a Musk, ha voluto precisare: «Sono stato incaricato di seguire la difesa di Jeffrey Epstein nove giorni prima che morisse. Per mesi, prima di allora, mi aveva chiesto consiglio. Posso affermare in modo autorevole, inequivocabile e definitivo che non possedeva alcuna informazione che potesse danneggiare il presidente Trump. Glielo ho chiesto specificatamente», ha scritto Schoen.
Pur comparendo nei documenti resi pubblici lo scorso anno sullo scandalo legato al finanziere newyorchese, accusato di traffico sessuale di minorenni e morto suicida in carcere nel 2019, non ci sono prove che il tycoon abbia commesso reati. Trump e Epstein si conoscevano fin dagli anni Ottanta; frequentavano infatti gli stessi ambienti in città. «È una persona molto divertente da frequentare», disse Trump parlando del finanziere nel 2002. Ma le loro strade si dividono pochi anni dopo, a causa forse di un affare immobiliare, scrive il Washington Post. Tanto che commentando l’arresto di Epstein, l’allora immobiliarista disse: «Ho rotto con lui. Non gli parlavo da 15 anni. Non ero un suo fan».
Se l’avvocato Schoen ha quindi disinnescato la bomba, quel post poi cancellato da Musk ha comunque portato un gruppo di democratici a firmare una lettera in cui si chiede alla ministra della Giustizia, Pam Bondi – che già quest’anno aveva rilasciato altre 100 pagine- la completa desecretazione dei file Epstein.
Dimenticato lo scandalo del finanziere, il magnate della tecnologia rimane ora impegnato in un’altra idea, lanciata sempre giovedì su X. Quella della necessità di avere un terzo partito. Proposta come un sondaggio, il giorno dopo ha scritto: «Il Popolo ha parlato. Serve un nuovo partito che rappresenti l’80% dei moderati. Esattamente l’80% si è detto d’accordo (oltre 5,6 milioni di utenti hanno votato a favore). È destino». Se mai nascerà, potrebbe chiamarsi “Partito America”, come suggerito da un follower. Il nome riprende il super Pac che lui stesso aveva fondato l’anno scorso e attraverso cui aveva finanziato la campagna del suo ex amico Trump.
Nell’intervista rilasciata alla NBC, il presidente repubblicano non ha commentato questa opzione, ma ha lanciato un avvertimento chiaro a Musk: se gli dovesse venire in mente di finanziare i candidati democratici in gara contro i repubblicani che hanno votato a favore della finanziaria, ci saranno per lui «gravi conseguenze», senza però specificare quali. Trump ha inoltre confermato che l’amicizia tra i due si è chiusa definitivamente. «È stato molto irrispettoso. Non puoi mancare di rispetto alla presidenza». E secondo il Washington Post, il Pentagono e la Nasa stanno già cercando un’alternativa ai satelliti di Space X: sarebbero state contattate già tre aziende, Blue Origin, Rocket Lab e Stoke Space.