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 2025  giugno 08 Domenica calendario

Dagli intrecci familiari alle nuove compagnie. Il tendone è cambiato

C’era la polvere. Uno sterrato in qualche periferia, i carrozzoni e le roulotte parcheggiate e poi il tendone giallo e blu. Il traffico era lontano, anche le luci della città erano lontane, perché queste erano diverse, brillavano di strani luccichii, come quelli che vedi nei sogni. Quando arrivavi lì, uscivi dalla realtà, tutti in fila per due, avanti marsch, a inseguire il senso della vita, per entrare in questa piccola isola colma di meraviglie dalle tinte cangianti, con il suo pezzetto ancora intatto della terra d’infanzia racchiuso in uno spazio che mischiava le illusioni ai prodigi e alle goffaggini. Le tigri, i leoni, gli acrobati e i clown con il naso rosso e le loro enormi scarpe informi raccontavano un altro mondo. Oggi, nell’era di youtube e dei videogames, non è più così, perché quella fuga dalla realtà il bambino la trova già nel web, bell’apparecchiata dentro al suo cellulare. Forse non sa quel che si perde. Ma per tutti noi è così, tutti abbiamo lasciato indietro qualcosa che il progresso ha cancellato. Il circo portava con sé reminiscenze di epoche passate, vaghi richiami al Barnum’s Museum e ai suoi fenomeni da baraccone, perché anche se non c’erano più i giganti, i nani, le donne barbute e i mangiatori di spade, era come se tutti loro aleggiassero ancora sopra quella pista di sabbia, come la musica di una canzone, la donna cannone, quell’enorme mistero, volata tutta sola verso un cielo nero. Lo spettacolo si chiudeva molte volte con i numeri del clown, la sua lacrima nera sul volto e la sua dannazione a perdere per farti ridere. Il circo non lasciava felicità. Era la fuga il suo regalo.
Non so se tutto questo sta sparendo. I numeri certificano una crisi, non la fine. In Italia i circhi oggi sono più o meno un centinaio, e meno di diecimila gli artisti, i tecnici e il personale che ruotano attorno a questo universo. È una crisi però che riguarda soprattutto la sua forma tradizionale, quella legata al tendone itinerante e ai suoi lavoratori. Adesso, se chiedi a uno di loro che cos’è il circo, ti parla di arte, teatro, di quadri tematici e programmi pluridisciplinari. Il fatto è che non solo tutto ciò che è attorno sta cambiando. Come spiega Alessandra Litta Modignani, protagonista di una inchiesta raccontata nel libro Il circo di ieri e di oggi, anche le dinamiche all’interno delle carovane hanno subito profonde trasformazioni. Ci sono meno matrimoni nati nella grande famiglia del circo, cosa impensabile fino a qualche tempo fa. Oggi ci sono più unioni con stranieri, ma anche convivenze e separazioni, in passato pressoché inesistenti. Così è andata cambiando negli anni anche la composizione della troupe e del nucleo familiare, e ora è più raro che nonni, figli e nipoti vivano sotto lo stesso tendone tutta la vita. Diminuiscono sempre più gli animali, addomesticati o allevati in cattività, dopo le battaglie degli animalisti. E quindi possono scomparire anche alcune figure storiche. «Mio figlio vuole fare il domatore, ma gli ho detto di fare il giocoliere», ha confessato Flavio Togni. «Fare il domatore oggi è sempre più difficile. Non voglio che sia additato come ladro, malfattore o aguzzino».
Alla fine questa comunità chiusa, con intrecci familiari molto forti, ha cominciato ad aprirsi verso l’esterno e scuole come l’Accademia d’Arte Circense di Verona, che formano giovani e giovanissimi per il futuro, ha spalancato le porte anche a ragazzi e ragazze che non appartengono a nessuna grande dinastia del Circo. L’avvenimento, va detto, non è di secondaria importanza. In questo clima abbastanza rinnovato, il circo contemporaneo per stare al passo con i tempi ha rotto i vecchi schemi della tradizione, ispirandosi a forme di spettacolo come la commedia dell’arte e il mimo, che mescolano elementi del circo con quelli del teatro. Il nouveau cirque ha segnato la strada, traendo spunto dalle sperimentali esperienze di grandi compagnie teatrali e fondendo insieme i numeri degli artisti con un’idea di trama e la danza classica con le discipline ginniche e acrobatiche proprie del circo. Dietro a questo filone, alcune famiglie hanno cominciato a lavorare nei night club, sulle navi da crociera o in altri luoghi comunque chiusi. Ma le invenzioni sceniche e le suggestioni inedite introdotte negli spettacoli hanno finito per richiamare un pubblico molto diverso da quello che affollava i tendoni nella nostra memoria.
Forse è per questo che il circo smarrisce un po’ del suo senso. Nella società che la tecnologia sta rivoluzionando muoiono tante cose del passato. E non può essere altrimenti. Muore anche tutto questo, la polvere in uno sterrato di periferia per uscire dalla realtà, e quel mondo fantastico e illusorio racchiuso nel tendone. Non c’erano promesse di felicità lì dentro. Solo l’innocente follia di un’altra vita. Imprigionati nei nostri appartamenti, esclusi da qualsiasi interazione con l’imprevedibile, era fra quei barbagli di luce e imprese strabilianti, che un bambino scopriva l’incredibile stupore dell’esistenza.