corriere.it, 6 giugno 2025
Intervista a Giorgio e Sergio Mastrota
Il re delle televendite e il professore.
I fratelli Mastrota hanno dodici anni di differenza: Giorgio, volto tv, 61; Sergio, ingegnere «non praticante», 73.
Entrambi cresciuti in via Campiglio, il primo dopo gli anni ruggenti delle trasmissioni televisive ha lasciato Milano alla volta di Bormio («Perfetta per crescere i figli»), il fratello maggiore è «emigrato» molto prima: «La famiglia di mia moglie aveva una casa a Varese. Da quando ho 26 anni, cioè dopo le nozze, sono orgogliosamente residente alla Rasa, frazione di Varese in direzione Valcuvia, un passo dal Sacro Monte».
Entrambi via dalla metropoli.
Rispondono all’unisono: «Se serve si può fare avanti e indietro».
Però li incontriamo nella milanesissima casa di Città Studi che Giorgio continua a possedere «come base», dove sta rigorosamente senza scarpe e dove il pezzo forte del salotto è una bici da corsa piantata nel mezzo: «La usa Flo, mia moglie, quando arriva qui per lavoro e non può pedalare in strada: con i blocchi diventa cyclette». Per l’intervista doppia i fratelli prendono posto fianco a fianco su un divano XL. La curiosità è tutta per Sergio, il Mastrota inedito: «Vero – alza le spalle -. Non ho mai rilasciato interviste, se non qualche commento quando allenavo la squadra femminile di volley di Gavirate...».
Timido?
Sergio: «Direi riservato. Io e Giorgio abbiamo preso strade diverse».
Ma adesso pure lei ha fatto una capatina in tv.
Sergio: «Giorgio mi ha coinvolto in un paio di puntate di Casa Mastrota, il suo programma di cucina».
Così abbiamo scoperto, anche se fugacemente, Mastrota il prof.
Giorgio: «Sono riuscito a convincerlo perché per Food Network giravamo a Civita, il paesino calabrese dove è nato nostro padre. Siamo entrambi innamorati del borgo, la nostra seconda casa».
Sergio: «Negli annali della famiglia ci sono i lunghissimi viaggi in macchina d’estate, o a Pasqua. Niente aria condizionata, niente cellulare, solo barzellette e chiacchiere infinite e litigate. Si caricava tutto sulla 600 e si partiva. Una traversata».
Papà che si chiamava?
Succede una cosa bizzarra.
Giorgio: «Walter»
Sergio: «Biagio».
Avete le idee poco chiare o non è la stessa persona?
Giorgio: «È la stessa persona, spieghiamo: all’anagrafe papà era Biagio Mastrota, nome che non gli piaceva dunque ha scelto Walter e tutti lo conoscono così. Mamma Paola era veneziana doc: insieme si sono trasferiti a Milano».
Che rapporto avevate da piccoli?
Giorgio: «Per me è lui sempre stato il fratellone, quello che faceva le cose più giuste, per bene».
Sergio: «Lui era il fratellino. Con undici anni di differenza da ragazzi avevamo giri molto differenti».
Anche le strade prese sono state diverse.
Sergio: «Quando Giorgio ha iniziato con i fotoromanzi io ero già sposato, con due bambini. L’ho guardato muoversi in questo mondo con curiosità, un po’ da lontano. In quegli anni non ci vedevamo molto perché i ritmi erano davvero agli antipodi, io già insegnavo tecnologia. Però restavamo sempre in contatto: quando ci ritrovavamo alle cene di famiglia, sacre per noi, eravamo e siamo tantissimi».
C’era chi veniva da lei a chiedere di suo fratello, quello famoso?
Sergio: «Anche adesso, se giriamo per strada, le persone lo riconoscono e tendono a parlare solo a lui. Inizialmente rimanevo male, poi mi sono abituato. A volte ho evitato di dire il cognome per prevenire la raffica di domande: sopravvivenza».
Giorgio: «Questa cosa che riconoscano solo me per strada accade pure quando sono con Flo, mia moglie. Confesso che a volte sono a disagio. Però ho la mia tecnica: distolgo lo sguardo. A volte non basta, spesso sì».
Un vip in famiglia è ingombrante?
Giorgio: «Giorgio non l’ha mai fatto pesare. E in famiglia la viviamo con serenità da sempre».
Sergio: «Anche perché con Iride sennò come si farebbe?».
Iride?
Sergio: «La mia vicina di casa, del gruppo della parrocchia. Lei e il marito sono molto amici miei e di mia moglie. Iride è la prima fan di Giorgio. Viene e mi dice: devi ricordare a Giorgio che quel colore non gli dona, che l’altro invece sì, ho visto la sua nuova televendita, non promuove più questo o quel prodotto?».
Giorgio Mastrota resta sempre il re delle televendite.
Giorgio: «Sa che a vendere ho imparato da lui? Sergio oggi è in pensione, ai ragazzi delle sue classi ha “venduto” per tanto tempo libri di scuola e attività. È un prof che ha fatto appassionare tanti studenti alle materie che insegnava. Nella scuola dove ha lavorato 30 anni (dopo sei al Gonzaga di Milano ha ottenuto la cattedra a Caravate) ha declinato il concetto di tecnologia persino nell’orto e nel cucito. Questo entusiasmo, che poi risulta convincente, l’abbiamo preso da mamma: Sergio ha iniziato a “esercitare” prima».
Anche l’abilità in cucina?
Sergio: «Siamo entrambi abili ma io avuto 11 anni di esclusiva con mamma ed è un gran vantaggio. Da papà abbiamo ereditato le pretese (ridono) e il piccante: Walter girava col peperoncino in tasca, faceva impazzire mamma perché lo metteva dappertutto, anche dove non c’entrava niente».
La vostra specialità ai fornelli?
Sergio: «Minestre».
Giorgio: «Primi piatti».
Proseguiamo col confronto. Chi è il bello dei due?
Sergio: «Beh, Giorgio. Era il più bello d’Italia».
Giorgio: «Va bene, va bene».
Quello intelligente?
Giorgio: «Qui è facile. Sergio: è il prof».
Sergio: «Io ho preso la laurea, a differenza di te, ma a un certo punto volevo mollare l’università. Ma l’intelligenza è una cosa ampia: siamo pari».
Giorgio: «C’è uno scherzo che faccio con mia cugina Anna, giocherellona come me. Guardiamo i nostri fratelli maggiori (quello di Anna, Maurizio, è primario alla clinica San Francesco di Bergamo) e diciamo: quanto sono seri, posati, studiosi. Noi? Noi siamo i giullari!».
Sergio, dunque lei è ingegnere?
Sergio: «Ho studiato ingegneria civile, al terzo anno volevo mollare: ho capito che ciminiere e ponti non erano cosa per me. Papà si è arrabbiato tantissimo».
Giorgio: «Quella sera la ricordo bene. Avevo 10 anni, loro in cucina, papà seccatissimo: non puoi buttare all’aria tutto. Sergio sbuffava».
Alla fine?
Sergio: «Ho tirato e mi sono laureato. Ma ho cambiato strada. Con i miei titoli potevo insegnare: ho trovato un posto al Gonzaga, scuole medie, professore di tecnologia appunto. Era la mia dimensione. Nel frattempo mi sono sposato e spostato alla Rasa perché a Milano non trovavamo casa. A me e Stefania, anche lei professoressa di matematica, la valle è subito piaciuta. Oggi vado nei boschi e recupero il legno per intagliare: sono diventato un po’ artista».
Il suocero di Sergio è un volto noto.
Sergio: «Mio suocero era Paolo Mantegazza, storico rettore dell’Università Statale di Milano».
Giorgio: «E con Paolo ci hanno provato più volte a farmi dare la tesi. Io, che ho mollato Scienze politiche per dedicarmi alla tv dopo avere fatto tutti gli esami, avevo il cruccio della laurea mancante. Quando ho divorziato da Natalia Estrada, in un periodo un po’ difficile, ho pensato di rimettermi sui libri. Ho chiamato Mantegazza: mi consigli un docente per la tesi? Mi ha mandato da questo prof molto noto (non farò il nome) che però mi ha chiesto per tutto il colloquio di gossip, di vip, di tv, di Sabrina Salerno. Sconfortato ho detto addio».
Dispiaciuto, fratello prof?
Sergio: «Non ho instito. Mi limitavo a dire: Giorgio, su che ti manca tanto poco...».
Lieve pressing.
Sergio: «Macché, questo fa di testa sua».
Siete entrambi sportivi.
Sergio: «Io sono stato allenatore di volley a lungo. E nella fase in cui non sapevo cosa fare della mia vita sono diventato anche maestro di tennis».
Giorgio: «Questo l’ho fatto anche io. Al Tennis Club Ambrosiano».
Se vi sfidate a tennis chi vince?
Sergio: «Prima io, adesso lui».
Un pregio e un difetto di Sergio visto da Giorgio.
Giorgio: «Il pregio è che ha molto equilibrio, nella sua vita – anche con l’impegno da educatore, nello sport, o con il gruppo di Comunione e liberazione di cui fa parte – ha valori profondi che lo guidano. Una cosa che, in passato, si è collegata anche a un difetto: non era molto comprensivo verso chi non rientrava nei parametri. Oggi si è molto ammorbidito».
Un pregio e un difetto di Giorgio visto dal suo fratello maggiore.
Sergio: «Il pregio è l’esuberanza, la capacità di essere socievole, di fare gruppo subito. Il difetto? Non saprei. Forse è stato un po’ farfallone e in passato non ho capito questa sua fase. Poi ho capito che era legata a un momento in cui aveva sofferto per la fine di amori importanti. La famiglia è per entrambi al primo posto: un valore insegnato dai nostri genitori e che è profondamente nostro».
Chi ha più figli?
Giorgio: «Pari! Quattro a testa».
Chi ha più nipoti?
Sergio: «Su questa vinco io: 15! Giorgio per ora è fermo a due».
Chi ha avuto più mogli?
Sergio: «Su questo per forza lui! Io sempre con la mia Stefania».
Giorgio: «Ma anche io adesso sono alla moglie definitiva: Floribeth (per la cronaca, Giorgio Mastrota si è sposato due volte e, per dirla con le sue parole, “ho quattro figli da tre mamme diverse”)».
Sergio, Giorgio le ha mai venduto qualcosa?
Sergio: «No, semmai io ho approfittato dei suoi contatti per spuntare qualche sconto per altri (ride)».
Mai stato attirato dal mondo dello spettacolo?
Sergio: «Ma se nemmeno guardo la tv! Ne ho una in un angolo, spenta da chissà quanto: la uso solo per vedere i dvd».
Che già, parlare di dvd, ha un sapore nostalgico.
Sergio: «Diciamo anche le vhs».
Non guarda le televendite di suo fratello, quindi.
Sergio: «No. Perché poi sono le televendite che guardano me: Giorgio lo vedi ovunque. Non serve la tv. Te lo ritrovi anche in strada sui cartelloni».