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 2025  giugno 06 Venerdì calendario

Fellini, “ideine” per far leggere gli italiani

Gli spot di promozione della lettura – così come larga parte delle iniziative in materia – risultano spesso dissuasivi. Hanno qualcosa di retorico quando va bene, e di polveroso quando va male. Quando va peggio, insistono su una visione di asettica, pseudo-nobilitante e confortevole ovvietà. Ci vorrebbe, che so, uno come Federico Fellini. E non si fa per dire, perché tre decenni e mezzo fa o poco più, un consorzio di editori non meglio identificati andò a stanare il più visionario dei registi italiani per convincerlo a realizzare una serie di pubblicità a tema lettura. Lui che fa? Li abbozza, anzi nei fatti li scrive, senza però realizzarli.
Entrano così di diritto nell’ampio e mitologico archivio dei film non fatti, dei maestosi progetti abortiti, leggendari in qualche caso più di quelli portati a compimento. Non basta: il capitolo Fellini e la pubblicità è un’appendice ghiotta e non trascurabile nella inesauribile monografia sul genio. Perché il grande riminese alcuni spot li girò davvero (per Barilla, per Campari, per la Banca di Roma), pur rimanendo convinto che nessun film, nemmeno nelle reti cosiddette commerciali, fosse da spezzare con le réclame. «Non si interrompe un’emozione», sentenziò proverbialmente. E no, non si interrompe un’emozione: continua, palpita nelle pagine deIl cavallo in biblioteca. Scritti inediti (Vallecchi) a cura di Rosita Copioli, grande esploratrice dell’universo felliniano. Si danno a testo, come usa dire in filologia, i soggetti di Fellini. Lui, con la sua passione per diminutivi e vezzeggiativi, le chiama “ideine”. Ritrovate fra le carte custodite nel Fellini Museum di Rimini, come era prevedibile, sono geniali.
Fellini rifugge dichiaratamente ogni intento «moralistico e intimidatorio». A differenza della quasi totalità dei pur bene intenzionati promotori della lettura, Fellini ha chiaro un punto essenziale: mentre si suppone che per pubblicizzare alimenti o merci di uso quotidiano la televisione sia il luogo ideale, per promuovere i libri sembra quello meno adatto. «Invitare il pubblico televisivo a leggere – annota Fellini – ha un che di paradossale, di profondamente contraddittorio». Se il libro è uno scrigno di visioni, uno «stimolatore» di immagini, che posto può averenel piccolo schermo? Il punto di contatto tra televisione e lettura, per Fellini, è nel varco che entrambe offrono per accedere a una realtà alternativa. Alternativa a quella quotidiana: «dura, aggressiva, mortificante». Fellini privilegia dunque l’evasione, l’occasione che i libri offrono di andare altrove; e di ricordare simpaticamente a chi non legge che cosa siperde. Come? Per esempio raccontando l’avventura di un uomo qualunque davvero qualunque, uno con la pancetta, un lavoro di ufficio, esposto a una serie di piccoli insignificanti ma fastidiosi incidenti e incombenze, compresa quella di recuperare il figlio pestifero a scuola. Vita noiosa e fatta di «tante piccole guerre». Pesca distrattamente un libro, si siede suldivano, comincia a leggere e per magia il salotto si popola di fantasmi buoni: don Chisciotte, Renzo e Lucia, Pinocchio. «In questa dimensione nuova, in questa principesca stanza dei balocchi, in questo fastoso volo visionario (forse il libro che ha preso in mano e che ha cominciato a leggere si trasforma in un tappeto volante che lo solleva sopra il suo salotto, e gli faimprovvisamente vedere, come in un’altra prospettiva, come da un nuovo punto di vista, questa meravigliosa popolazione di personaggi letterari). Il nostro amico è felice. Il suo volto si distende, diventa più giovane, più bello, più fresco. Il velocissimo ritmo della sua giornata s’allenta, si distende, in un ritmo nuovo, respirato, sereno... Forse qualcuno, tra quei personaggi, gli sussurrerà una frase, una piccola frase-chiave, che apparirà anche in video (o sul frontespizio di quel certo libro che ha preso in mano). Tipo: “Trova il tempo di leggere”, o una cosa del genere».
Con le sue “ideine” battute a macchina, Fellini fa lo sforzo di rischiarare e celebrare le diverse identità del libro, «che non è solo fantasia, non è solo personaggi, non è solo pensiero o cultura, non è solo scrigno di felicità individuale, ma in maniera più estesa e irrinunciabile è la vera memoria dell’uomo, il suo unico deposito di civiltà, e forse anche la sua unica illusione di divinità, vivendosi nel libro l’ubiquità geografica e spirituale, il bene e il male, l’universalità della esperienza e della espressione creativa».
Per tradurre i concetti in immagini, Fellini pensa a un cavallo dal «bel pelame lucente» che fa il suo inatteso ingresso in una «mistica» e «sacrale» biblioteca. Prende ad annusare i libri, si accosta a regali leggii, lecca il dorso dei volumi. Un grido squarcia il silenzio; qualcuno, più che preoccupato, sconvolto, inveisce contro il cavallo e lo spinge a uscire. Il destriero si volta appena e «con grande dignità» e con un delicato scalpiccio si allontana. Dietro a un tavolo ricoperto di volumi, c’è un tipo barbuto, una specie di vecchio studioso con una fisionomia alla Carducci che – «con pacato e sorridente rimprovero» – si rivolge al collega sconvolto dalla presenza del cavallo: «Non sono d’accordo con lei. Ha fatto male a cacciare il cavallo. Sappia che non è la prima volta che anche un cavallo con la lettura e lo studio è diventato qualcuno. Glielo posso garantire. Ihihihihih...( e nitrisce a lungo, orgoglioso e soddisfatto)». Fellini in purezza. Nei soggetti che Copioli ha raccolto e glossato, si alternano letti magici e libri misteriosi, libri che diventano come il piffero di un pifferaio magico e raccolgono una folla eterogenea e baldanzosa, foreste vergini, barche che sbucano in un salotto, ballerine e Pinocchi. La forza della favola e del mito a portata di mano, addomesticato: come quel Pegaso che – fa notare suggestivamente Copioli – sorto dall’inconscio, è riportato a una «costellazione mitica» e si abbevera alle acque «uniche» dell’immaginazione.