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 2025  giugno 06 Venerdì calendario

Unicredit propone alla Ue di cedere 200 sportelli Bpm Il verdetto entro giugno

Un pacchetto di “rimedi” composto da 200 filiali da cedere, di cui circa 90 a Verona e dintorni, che si portano dietro circa 10 miliardi di depositi. È questa la proposta che Unicredit ha fatto nei giorni scorsi alla DgComp europea, l’autorità che vigila sulla concorrenza del settore bancario in Europa. E che è stata chiamata ad esprimersi sulla fattibilità dell’integrazione tra Unicredit e Banco Bpm, visto che la prima ha lanciato nel novembre scorso una Ops sul 100% di azioni del secondo. Come in tutte le fusioni ci sono alcune aree in cui la presenza deve essere snellita, di qui la necessità di vendere filiali.
Il pacchetto, secondo quanto ricostruito da Repubblica, è stato considerato adeguato dai funzionari europei anche perché è stato messo a punto calcolando con le regole italiane gli sportelli in eccedenza. Che prevedono un massimo del 20% di quota di mercato di ogni banca per ogni provincia. Questo metodo potebbe disinnescare l’articolo 9 del regolamento europeo sulle concentrazioni, a cui si è richiamata l’Agcm, per avocare a sé la pratica Unicredit notificata a Bruxelles a fine aprile. Se, infatti, l’aggregazione in questione è tra due banche con sede in Italia, Unicredit è considerata banca sistemica e ha il 65% delle attività al di fuori dell’Italia.
Dunque la DgComp ha messo il pacchetto di “rimedi” proposto da Unicredit in consultazione per una quindicina di giorni ed entro la data fissata del 19 giugno comunicherà la sua decisione, inclusa la volontà a tenere in mano la pratica. Il dialogo tra la DgComp e Unicredit, a sentire alcune fonti, sembra essere molto costruttivo e quindi non è escluso che l’autorità europea possa intervenire nella partita con il Banco Bpm anche sul delicato fronte del golden power. L’articolo 21 comma 4 del regolamento specifica infatti che nell’ambito del procedimento sulla concorrenza la DgComp possa valutare se le leggi degli stati membri, come è appunto il Dpcm sul golden power, rientrino nel perimetro della sicurezza nazionale, siano proporzionate e compatibili con le leggi Ue.
Ebbene, viste da Bruxelles, due delle tre prescrizioni imposte dal governo italiano a Unicredit non rientrano nell’alveo della sicurezza nazionale. Si tratta dell’obbligo per la nuova banca di mantenere lo stesso rapporto depositi/impieghi che ha attualmente il Banco. E l’obbligo per Anima Sgr di non vendere titoli del debito pubblico italiano che sono nei portafogli dei clienti. Il primo vincolo mostrerebbe i suoi limiti già con la vendita dei 200 sportelli, che farebbe diminuire di 10 miliardi i depositi. Di conseguenza, per mantenere lo stesso rapporto con gli impieghi, la nuova banca dovrebbe ritirare 10 miliardi di crediti a famiglie e imprese, contro gli interessi del Paese. L’unico punto dove la Commissione non avrebbe nulla da eccepire è quello sul la vendita della filiale in Russia, giustificato da motivi di sicurezza nazionale. Si vedrà nei prossimi giorni se i colloqui tra Unicredit e il Mef riusciranno a rendere le prescrizioni in linea con le norme Ue.