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 2025  giugno 06 Venerdì calendario

Cos’è l’euro digitale

L’euro digitale non è una criptovaluta né una stablecoin privata. Non promette arricchimenti speculativi, non opera su blockchain pubbliche e non punta all’anonimato totale. Ma potrebbe diventare uno strumento strategico cruciale per l’Unione Europea, in grado di rafforzare la sovranità economica e monetaria in una fase di crescente disaccoppiamento globale. La recente introduzione di dazi generalizzati da parte degli Stati Uniti ha riacceso il dibattito. «La sovranità monetaria si difende giorno per giorno, anche nei pagamenti digitali», ha dichiarato Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, lo scorso 8 aprile al Parlamento europeo. «Affidarci a provider stranieri per le transazioni quotidiane significa perdere potere negoziale e dati. È tempo di agire».
Cos’è l’euro digitale
L’euro digitale sarà una nuova forma di moneta elettronica emessa direttamente dalla Bce, accessibile a tutti i cittadini dell’Eurozona. Sarà gratuito per l’uso di base, disponibile sia online che offline, e utilizzabile attraverso dispositivi mobili o carte fisiche. «È il corrispettivo digitale delle banconote», spiega la Banca d’Italia. Non sostituirà il contante, ma lo affiancherà, fornendo un’alternativa pubblica ai sistemi di pagamento privati.
Non sarà una criptovaluta: non sarà anonimo come il Bitcoin (anche se sarà anonimizzato per Francoforte, mentre per le banche ci saranno le consuete regole di vigilanza), né sarà soggetto a volatilità o finalità speculative. Non sarà nemmeno una stablecoin: a differenza di queste, sarà garantito dalla Bce, con rischi minimi per i consumatori. «È uno strumento di pagamento, non un’attività finanziaria», chiarisce la Banca d’Italia.
Il progetto si fonda su tre principi cardine: sicurezza, inclusività e sovranità. In un contesto dove il contante cala rapidamente e i pagamenti digitali sono sempre più centrali, la Bce vuole garantire un mezzo universale, accessibile e controllato da un’autorità pubblica.
La sfida dei pagamenti
Secondo l’indagine SPACE della Bce, nel 2024 il 66% delle transazioni elettroniche con carta in Europa è stato gestito da circuiti internazionali come Visa e Mastercard. In 13 dei 20 Paesi dell’Eurozona non esiste un circuito nazionale come Bancomat. L’e-commerce e i pagamenti via mobile (in largo aumento) si appoggiano spesso a strumenti statunitensi come Apple Pay o PayPal. Questa dipendenza espone l’Europa a rischi: fuoriuscita di commissioni, perdita di dati e minore resilienza in caso di shock. «La pandemia e la guerra ci hanno mostrato quanto sia essenziale l’autonomia strategica. I pagamenti ne fanno parte», ha detto Christine Lagarde.
Vantaggi e limiti
Per i cittadini, l’euro digitale offrirà uno strumento semplice, gratuito e inclusivo. Sarà accessibile via smartphone o carta, anche offline. In questa modalità, le transazioni saranno registrate solo sui dispositivi coinvolti, non trasmesse a terzi, garantendo un elevato livello di riservatezza.
La Bce sta definendo uno standard tecnico comune (rulebook) per assicurare interoperabilità. Questo consentirà anche a piccoli operatori, come fintech o banche locali, di sviluppare servizi competitivi in tutta l’Eurozona. Dal loro lato, le imprese potranno beneficiare di incassi immediati, costi più bassi e nuove funzionalità: dall’integrazione con la fatturazione elettronica ai pagamenti condizionati, come quelli legati alla consegna effettiva di un servizio.
Resta tuttavia un rischio centrale: la possibile disintermediazione bancaria. Se i cittadini dovessero trasferire masse significative verso l’euro digitale, le banche commerciali potrebbero trovarsi con meno depositi e minore capacità di erogare credito. Per questo la Bce prevede un tetto individuale: oltre una certa soglia, le somme saranno riversate automaticamente sul conto bancario ordinario.
Tempistiche e fasi
La fase preparatoria è iniziata il 1° novembre 2023 e durerà fino a ottobre 2025. In questo periodo la Bce lavora su tre fronti: definizione degli standard tecnici, selezione dei fornitori e sviluppo delle funzionalità chiave.
Nel frattempo, è in corso il negoziato legislativo presso Parlamento e Consiglio Ue per approvare il regolamento che darà base giuridica all’euro digitale. Solo dopo, il Consiglio direttivo della Bce potrà decidere sull’emissione. L’obiettivo, se rispettate le tappe, è avviare la fase di implementazione nel 2027, con un’introduzione graduale.
Geopolitica e minacce
L’introduzione di dazi statunitensi e l’espansione di stablecoin private, spesso legate al dollaro, pongono interrogativi sulla resilienza europea. Per Francoforte, il rischio è di natura non solo economica ma strategica: il controllo dei pagamenti implica controllo su dati, flussi finanziari e capacità di intervento. «In assenza di un’alternativa pubblica, dipendiamo dalla gentilezza di soggetti esteri», ha ammonito Cipollone. «È un rischio non più tollerabile».
Innovazione e standard
Il digital euro è anche un’occasione per favorire innovazione. La Bce ha avviato una piattaforma sperimentale con circa 70 attori, tra cui aziende, startup, banche e università. Sono stati testati scenari come pagamenti condizionati, trasporti pubblici digitalizzati, rimborsi automatici. «Il nostro obiettivo è creare uno standard tecnico aperto, su cui ogni attore del mercato possa costruire in libertà», ha spiegato Francoforte. «Il digital euro non sostituirà le iniziative private, ma le potenzierà». In questo senso, l’euro digitale aiuterà a raggiungere l’obiettivo chiave dell’interoperabilità. Le soluzioni domestiche (come Bancomat in Italia o Bizum in Spagna) potranno coesistere con l’euro digitale, beneficiando dei suoi standard comuni per espandersi a livello paneuropeo. Il tutto mantenendo un sano equilibrio tra moneta pubblica e iniziativa privata.
Proiezione internazionale
Oggi l’euro rappresenta circa il 20% delle riserve globali, ma il suo uso nei pagamenti internazionali resta limitato rispetto al dollaro. L’euro digitale, se usabile anche oltre frontiera, potrebbe rafforzarne la diffusione, specie in contesti geopoliticamente affini all’Ue. «Con il digitale possiamo portare l’euro dove oggi il contante non arriva», ha evidenziato un alto funzionario Bce. Un’infrastruttura pubblica, sicura e conforme agli standard europei, potrebbe migliorare l’accessibilità alla moneta unica, anche da parte di soggetti esterni all’area euro.
In un mondo che si va polarizzando, l’autonomia strategica passa anche attraverso il codice con cui si effettuano i pagamenti. Ed è qui che la politica monetaria incontra la geopolitica. Un campo in cui l’Europa non può più permettersi di aspettare.