il Fatto Quotidiano, 6 giugno 2025
Israele-Italia: bugie sulle armi. Rivolta in Francia
Blocco delle spedizioni, richieste di embargo nei confronti di Israele: sempre più voci dall’Europa si levano contro le forniture di armi al governo Netanyahu. Ieri, in Francia, i portuali di Fos-sur-Mer hanno bloccato un primo carico di 14 tonnellate di pezzi di ricambio per fucili mitragliatori prodotti dall’azienda marsigliese Eurolinks per la Israel Military Industries, e poi altri due container carichi di tubi per cannoni prodotti Aubert & Duval.
I dockers avrebbero dovuto imbarcare il materiale militare sulla nave Contship Era, attraccata alle 6 del mattino nel porto vicino a Marsiglia e diretta ad Haïfa, ma si sono rifiutati: “Non parteciperemo al genocidio. Siamo per la pace”, ha scritto in una nota il sindacato Cgt. Stando al media Disclose, che ha rivelato la consegna di armi “in segreto” da Parigi verso Israele, altre due spedizioni di questo tipo tra Fos e Haïfa hanno già avuto luogo il 3 aprile e il 22 maggio. Il governo francese smentisce che il materiale venga impiegato nella guerra a Gaza e sostiene si tratti di elementi assemblati in Israele per poi essere riesportati in Francia. L’azione dei portuali marsigliesi è stata appoggiata in Francia dalla sinistra di France Insoumise. Oggi alle 15 la Contship Era dovrebbe arrivare a Genova, dove i portuali annunciano scioperi. Crescono, infatti, anche in Italia le richieste di embargo delle armi a Israele e decresce l’appoggio degli italiani alle azioni militari di Israele a Gaza. Secondo i dati YouGov pubblicati dal Guardian di 50 punti percentuali.
Eppure il governo Meloni, dopo aver dichiarato con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e aver ribadito con quello degli Esteri, Antonio Tajani, di aver fermato l’export di armi a Tel Aviv dal 7 ottobre 2023, ha continuato finora e prosegue tuttora a esportare a Israele sistemi d’arma e tecnologie militari, tra cui droni, radar e componenti per uso bellico. Anche nei primi mesi del 2025. Tra gennaio e febbraio di quest’anno, infatti, sotto la categoria generica di “armi, munizioni e loro parti e accessori” dall’Italia sono partite armi dirette a Israele per oltre 128 mila euro, di cui solo 47.249 rilevati dall’Istat. A dirlo è un’analisi costruita incrociando i dati del Sipri, dell’Istat e della Relazione del governo sull’export di armamenti, elaborata dall’Istituto Iriad di Archivio Disarmo. Il documento mette in fila non solo le autorizzazioni all’esportazione di grandi sistemi d’arma a Israele tra il 2019 e il 2023 per 26,7 milioni di dollari (23,4 milioni di euro) – nel dettaglio si tratta di 12 elicotteri AW 119 Koala della Leonardo Spa e 4 cannoni navali da 76 mm Super Rapid, prodotti a Vergiate (Va) e La Spezia, a cui si aggiunge una cooperazione stabile nel programma degli aerei F-35, con componentistica prodotta in Italia e destinata ai velivoli israeliani – ma evidenzia anche le esportazioni più recenti, che “mostrano una cooperazione ancora più strutturata tra Italia e Israele”. Nel 2024, infatti, dopo mesi in cui l’offensiva di Israele faceva contare già migliaia e migliaia di morti civili a Gaza, l’Italia autorizzava – testimoniano i dati Coeweb, portale dell’Istat per le statistiche sul commercio estero – esportazioni di “armi, munizioni e loro parti e accessori per circa 5,8 milioni di euro. Dei quali, solo l’11% classificati. Il resto, “cioè la quasi totalità dell’export” di armi e munizioni avviene “senza dettaglio pubblico”, si legge nel report. Spesso sotto le clausole di “segretezza” consentite dalla legge 185/1990 (che regola le autorizzazioni del commercio di armi e armamenti verso Paesi in guerra). E – in un crescendo di menzogna da parte del governo – dall’elaborazione di Archivio Disarmo si nota che la voce più significativa tra le spedizioni è quella di “navigazione aerea e spaziale”: aeromobili, droni, radar e componenti per uso bellico, quegli armamenti cioè che il governo aveva escluso di spedire verso Israele. In questa categoria l’Italia ha inviato pezzi per oltre 34 milioni di euro, di cui solo tre classificati dal Coeweb. Si tratta di motori per droni, elicotteri leggeri, componenti radar, mentre ben 31 milioni di euro risultano inseriti in sottocategorie generiche. Attenzione, “è in questa voce che si colloca – scrive Iriad – molto probabilmente, la vendita del jet per l’addestramento avanzato M-346 Master”.
Altro punto critico e non coerente con le dichiarazioni del governo è l’export individuato dal Coeweb nel 2024 per 2,7 milioni di euro in computer, lettori ottici e dispositivi per l’inserimento e l’elaborazione codificata delle informazioni. Strumenti fondamentali per le infrastrutture militari, la logistica e l’Intelligenza artificiale applicata alle armi. Tecnologie che le Idf – come svelato da inchieste giornalistiche già nel 2024 di media israeliani come +972 Magazine e Local Call – utilizzano a Gaza per il controllo dei droni e il targeting automatizzato degli obiettivi che tante vittime civili (10 ogni 1) ha provocato nella Striscia.