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 2025  giugno 05 Giovedì calendario

Giaccherini: «Rischiai di morire, mi spappolarono la milza in campo e nessuno se ne accorse. Conte pianse a Euro2016, l’errore di Pellè ci sta ma sbagliò a fare quel gesto a Neuer»

Dallo spettro di una carriera finita ancora prima di iniziare alla svolta con l’ex allenatore del Brescia Pierpaolo Bisoli. Il talento operoso di Emanuele Giaccherini, un protagonista con la maglia della Nazionale, ha fatto breccia nel cuore degli italiani. L’ex centrocampista di Juventus e Napoli si racconta al podcast Centrocampo e ripercorre i tratti salienti della propria carriera. Uno di questi ha segnato l’ingresso nel calcio che conta, ossia la promozione in Serie A con il Cesena, è avvenuto a scapito del Brescia calcio. Infatti, l’ultima giornata di Serie B della stagione 2009-2010 vi era una classifica cortissima e un intreccio testa-coda: Padova-Brescia, terminato 2-1 in favore dei veneti, e Piacenza-Cesena 0-1. La combinazione dei risultati ha condannato i biancazzurri a giocare i play-off (vinti qualche settimana più tardi) e premiato i romagnoli con la Serie A diretta.

Ma l’allora venticinquenne Emanuele Giaccherini aveva già vissuto una carriera pienissima. «L’anno in cui sono stato acquistato dal Cesena, sono stato girato agli allievi regionali del Bibbiena. In una partita contro la Sestese ho avuto uno scontro con il portiere che mi ha rifilato una gomitata involontaria alla milza e ho rischiato di morire. Ho rischiato la vita perché sono stato 5 ore con un’emorragia interna. All’inizio avevano pre-diagnosticato che si trattasse di una costola rotta. Ho assistito a tutto il resto della partita da bordocampo nonostante avessi dei dolori lancinanti ma non sono andato subito al pronto soccorso. Così nel viaggio di ritorno da Firenze a Bibbiena, sul pullman le fitte sono aumentate tantissimo, mi hanno condotto in ospedale, ho fatto l’ecografia e i medici hanno visto che c’era tantissimo sangue nelle urine, la milza era spappolata e sono stato operato d’urgenza. Ho tremato un po’, non appena mi sono svegliato dopo l’operazione: ho chiesto se sarei tornato a giocare a calcio. Quindi sono diventato professionista senza milza».

La svolta a Cesena: «Stavo per ritirarmi a 22 anni, poi Bisoli...»
La cavalcata con il Cesena dalla C alla Serie A. «Dopo quattro anni in prestito in Serie C, sono tornato a Cesena che era stato retrocesso nella terza divisione e non lì nessuno mi conosceva bene. Sono stato messo fuori rosa nonostante fossi reduce da una stagione esaltante a Pavia con 10 gol giocando esterno. Ero a un passo dal prendere la decisione di ritirarmi dal calcio a 22 anni». Ma proprio in quel momento è arrivato l’episodio che ha cambiato la vita a Giaccherini, un colpo di fortuna e un’intuizione dell’ex allenatore del Brescia Pierpaolo Bisoli. «In un’amichevole a Castrocaro Terme mancava Marco Veronese a causa di un lutto in famiglia. Io ero l’unico dei tre giocatori fuori rosa che aveva le caratteristiche per prendere il suo posto. L’allenatore Pierpaolo Bisoli mi ha inserito, mi ha visto giocare mezz’ora e mi ha cambiato la vita. Ha detto alla società che ero un componente effettivo della squadra perché ha apprezzato le mie qualità e poi è partita la cavalcata». In questa progressione vorticosa della squadra romagnola verso la massima Serie A ne ha fatto (parzialmente) le spese anche il Brescia calcio nella stagione 2009-2010. I biancazzurri sono stati beffati all’ultima giornata della stagione regolare a causa della sconfitta 2-1 a Padova e sono stati sopravanzati dai bianconeri di Giaccherini (poi i ragazzi di Beppe Iachini si sono rifatti poche settimane più tardi vincendo i play-off). «In Serie B è stato inaspettato, ci siamo divertiti. Abbiamo vinto il campionato all’ultima giornata con la radiolina a seguire Padova-Brescia mentre noi eravamo impegnati a Piacenza e l’abbiamo spuntata». Quindi la Serie A con il pareggio all’esordio contro la Roma e la vittoria contro il Milan (proprio in questo match Giaccherini sigla il suo primo gol nella massima serie). «Ho capito che potevo starci e potevo fare bene. Ho segnato contro il Milan (che avrebbe vinto lo scudetto). I rossoneri stavano battendo un corner, ma io pensavo già al contropiede. Quindi ho fatto 70 metri di scatto, è stato bravo Bogdani a passarmi la palla e ho mantenuto la lucidità nel tiro. In quella partita si è stirato Thiago Silva, non per stare dietro a me, ma insomma...».
Il salto alla Juve: «Conte una persona straordinaria»
Poi il grande salto alla Juventus allenata da Antonio Conte. «Quando sono arrivato per la prima volta a Vinovo, Alex Del Piero mi è venuto incontro, gli ho chiesto se fosse reale (ero molto emozionato). Mi ha risposto che mi trovavo alla Juve per meriti e di essere me stesso. All’esordio contro il Parma mi tremavano un po’ le gambe, ma alla Juventus o si migliora o si muore calcisticamente perché non è concesso sbagliare uno stop o un passaggio. Io mi sono adattato impiegando più tempo del dovuto ma quando ho lasciato il club dopo varie stagioni, i tifosi erano rammaricati dal mio addio e ancora oggi mi ricordano con affetto». Conte è stato fondamentale nella crescita del centrocampista classe ’85. «Lui vuole giocatori funzionali e uomini veri. L’ho incrociato recentemente ad Arezzo e mi ha confessato una cosa che non mi aveva mai detto: “Va bene che ti allenavi bene, non mollavi mai, facevi allenare bene la squadra; ma io ti ho scelto perché tu avevi le qualità, altrimenti non lo avrei mai fatto”. Dopo la mia esperienza da calciatore, ho apprezzato ancor di più Conte, è una persona straordinaria, ha grandi valori ed è per questo che ha una gestione ottimale dei calciatori. Litigò con la società nell’estate in cui io fui ceduto».
Queste le premesse per lo scudetto juventino. «Era un grande gruppo ma il trascinatore è stato Antonio Conte. Abbiamo vinto lo scudetto senza mai perdere e il Milan era la squadra più forte». Non solo a Vinovo, le strade di Antonio Conte ed Emanuele Giaccherini si sono incrociate anche in Nazionale: «Mi sogno ancora l’eliminazione con la Germania a Euro 2016. Un peccato perché si era creato un gruppo incredibile, abbiamo sputato sangue. Non era la Nazionale di campioni ma operaia, Conte ci ha preparati come soldati alla battaglia. Il mio gol contro il Belgio è stato l’apice della mia carriera, ho ricevuto il premio uomo-partita. Prima della partita con la Spagna ho fatto io il discorso alla squadra e ho detto: “Ci hanno battuto negli ultimi anni, oggi tocca a noi. Sono convinto che siamo noi la squadra che vincerà, andiamo in campo e mettiamo tutto quello che abbiamo”. Siamo entrati con una ferocia, eravamo tarantolati e dominammo 2-0 contro una squadra tecnicamente superiore». E al ricordo della camminata prima di battere il rigore contro la Germania, Giaccherini si commuove: «Quando ho preso in mano il pallone a centrocampo e mi sono recato al dischetto del rigore, ho pensato ai primi calci tirati da bambini e non vedevo l’ora di scaricare quella responsabilità. Io ho sentito il silenzio dello stadio, mi è passata davanti tutta la vita. Le lacrime di Barzagli dopo l’eliminazione sono state le lacrime di tutti, persino Conte ha pianto». Nel battere i rigori c’è poco sui cui recriminare: «Zaza ha sempre tirato dal dischetto con quella rincorsa», discorso differente per Pellè che prima di gettare alle ortiche il proprio tentativo mimò il gesto del pallonetto a Neuer. «Ci può stare di sbagliare, l’errore vero fu il gesto a Neuer, era il portiere più forte del mondo insieme a Buffon. Ma non comprendo la scelta. Con un gesto del genere si ha tutto da perdere, nessuno dice che sei un campione se segni dopo un gesto simile, ma se sbagli vieni massacrato. Non ne abbiamo più parlato perché sarebbe come mettere un dito nella piaga nei loro confronti, non è giusto».
Concluso il capitolo in bianconero, il giocatore della nazionale ha iniziato a guadagnare cifre importanti. «Fino a 28 anni non ho mai guadagnato tanto. Poi è arrivato il Sunderland che mi ha pagato il doppio per quattro stagioni. Percepivo due milioni di sterline a cui si aggiungevano i bonus e poi la valuta aveva maggior valore rispetto all’euro. Non potevo dire di no e poi giocavo in Premier League». In realtà Giaccherini racconta anche di un episodio che lo ha visto perdere un sacco di soldi, oltre 15mila euro: «Mi trovavo al casinò di Montecarlo con un mio amico e mi sono lasciato prendere dal gioco. Mi sono girate le scatole per i soldi che ho perso e non è più accaduto. Do un sacco di valore ai soldi perché i miei genitori sono operai, hanno finito di pagare il mutuo pochi anni fa. Al primo vero contratto non mi sono comprato la macchina ma un terreno dove costruire la mia casa, poi ho investito sul mattone e in business che potessero generare un guadagno futuro. Non mi interessa fare le serate, voglio fare capire ai miei figli cosa significa avere 20 euro, hanno la paghetta solo se vanno bene a scuola. Quando do i 50 euro per andare a divertirsi e al ritorno mi restituiscono il resto, vuole dire che hanno appreso il valore del denaro e sono felicissimo».
Napoli con Sarri: «Ho sbagliato scelta, spremeva tutti i titolari»
Non soltanto trasferimenti felici e remunerativi, lo sbaglio della carriera fu accettare la proposta del Napoli. «Quello fu l’errore tattico, io potevo andare al Torino ma scelsi la Champions con il Napoli, era l’ultima occasione a 31 anni. Ho preferito la grande squadra, una grande tifoseria, ma avrei voluto essere più protagonista ed essere più utile alla causa. Non penso sia stata soltanto colpa mia, ho giocato 55 partite alla Juve con Pogba, Pirlo, Marchisio e Vidal; avrei potuto giocarne 55 al Napoli di Hamsik, Allan e Zielinski. C’è stato un equivoco tattico Sarri mi vedeva vice-Callejon e non c’entro niente con lui. Sarri ha avuto la sua gestione e l’ha pagata perché i titolari sono arrivati cotti alla fine dell’anno, chi aveva giocato meno non era pronto. Conte insegna che i giocatori vanno tenuti sulla corda e allo stesso livello. Ma è un grande maestro di calcio», conclude Giaccherini.