La Stampa, 5 giugno 2025
"Giovani spaventati I genitori siano genitori non facciano gli amici"
Cuore a cuore con le ultime generazioni ( «Sono molto interessato ai giovani, forse è successo da quando sono diventato padre») sempre dentro il presente, ma anche attento al futuro che verrà e, soprattutto, mai reticente quando si tratta di dire come la pensa: «Assistiamo a un degrado evidente, penso che chi, come me, fa un mestiere sotto gli occhi di tutti e ha la fortuna di essere guardato e apprezzato, debba sottolineare ciò che ritiene sia sbagliato. È importante che un personaggio pubblico esprima il proprio pensiero, con educazione, senza insultare nessuno». Nel nuovo film di Mauro Mancini Mani Nude (nei cinema), che si svolge nell’ambiente dei combattimenti clandestini estremi, Alessandro Gassmann è, come dice lui stesso, «un monolite con la faccia di cuoio» immerso in un mondo dominato da violenza e disperazione dove si scommette sulle vite di giovanissimi lottatori. In tv, nella seguitissima serie Un professore è un insegnante di filosofia fuori dagli schemi, pronto a spendersi per i suoi alunni ben oltre i limiti delle ore scolastiche: «Mi succede spesso di essere fermato per strada da persone che mi chiedono consigli su letture filosofiche, rispondo sempre ricordando che io faccio l’attore e che, sul tema, sono del tutto ignorante».
Che cosa la colpisce dei ragazzi di oggi?
«Vedo spesso, di sera, in certe zone del centro di Roma, tra via dei Coronari, Trastevere, Campo dei Fiori, una quantità di gente sdraiata per terra, che si picchia, che si sente male, che urla... è un fenomeno da analizzare con attenzione, bisogna trovare un rimedio. Sono ragazzi abbandonati a sè stessi».
Lei che tipo di educazione ha avuto?
«Ferrea, soprattutto da parte di mio padre, meno da mia madre. Con mio figlio Leo sono stato abbastanza severo, ho messo paletti invalicabili, rischiando di apparire quasi tirannico. Penso che i genitori debbano essere genitori e non amici dei propri figli, e che, fino a quando non abbiano compiuto la maggiore età, stia a noi dare loro delle regole. Un figlio sotto i 18 anni non dovrebbe starsene in giro fino a notte fonda, controllerei chi frequenta e proverei a dargli tanti interessi per fargli capire che c’è altro oltre l’impasticcarsi e l’ubriacarsi. Con Leo ho fatto così».
In che cosa è differente questa gioventù da quella della sua generazione?
«La realtà dei ragazzi di oggi è molto diversa da quella che ho vissuto io a alla loro età. Sono cresciuto nei meravigliosi, tra virgolette, Anni ’80, quelli in cui sembrava che tutto andasse bene, quella dell’Italia quinta potenza del mondo, quella dell’edonismo... poi abbiamo scoperto che le cose non stavano esattamente così, però la sensazione era quella. Era tutto meno spaventoso, i giovani di adesso vivono invece bombardati da notizie terrificanti sul loro futuro, l’assenza di cultura è profonda, i dati ci dicono che circa 6 milioni di italiani non riescono a leggere un articolo di giornale perché non hanno il vocabolario necessario per capire di che cosa si stia parlando. Le famiglie crescono spaventate, non dispongono di informazioni attendibili e quindi non sono stimolate a ragionare e capire».
Ha visto la serie Adolescence?
«Sì, mi è piaciuta tantissimo, è una serie straordinaria, fa vedere, con un livello sublime di regia e di interpretazioni, come possa succedere che i ragazzi arrivino a fare azioni mostruose, disumane».
Ha sempre preso posizioni chiare sugli argomenti che la interessano. Non lo fanno tutti. Lei sì. Perché?
«Mi è venuto naturale. È qualcosa che nasce da un moto sincero di onestà e da una ricerca di moderazione, soprattutto in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo... mi riferisco alle guerre, all’America diventata improvvisamente ostile, ai cambiamenti climatici di cui mi occupo da tanto tempo con convinzione, all’immigrazione... credo che, più che mai oggi, sia giusto dare voce ai propri convincimenti».
Per farlo usa spesso i social.
«Sì, li uso per promuovere il mio lavoro, per condurre le mie battaglie, per aprire discussioni. I social rappresentano un mezzo potentissimo, distruttivo se usato male, bisogna maneggiarli con parsimonia, con garbo, senza mai arrivare al faccia a faccia frontale, rispettando le idee degli altri, anche quando sono lontanissime dalle nostre, senza denigrarle, ma proponendo alternative che riteniamo migliori».
Pochi giorni fa ha chiesto che il nome di suo padre venisse rimosso dal teatro di Gallarate che aveva ospitato un raduno dell’ultradestra europea. Come è andata?
«Mio padre nasce da un padre tedesco e da una madre italiana ebrea. Durante il ventennio fascista, quando in Italia sono arrivate le leggi razziali, mio padre e i suoi familiari si sono salvati perché lui era nella nazionale di pallacanestro e questa capacità sportiva lo ha protetto. Due cugine di mia nonna sono state deportate e uccise in un campo di concentramento. Mio padre è sempre stato fortemente antifascista, e lo ha sempre dichiarato. Sono onorato del fatto che il Comune di Gallarate abbia intitolato a lui il teatro, è una bellissima sala, ci ho anche recitato. Ritengo però che mio padre non sarebbe stato felice di vedere in quel luogo una manifestazione di estrema destra, xenofoba e razzista. Ho semplicemente detto che, se avessero intenzione di continuare a usare quello spazio in quel modo, dovrebbero cambiargli il nome e dedicare la sala a qualcun altro».
Che cosa la interessa di più, in questa fase della carriera?
«La regia. Ricevere il Nastro d’argento per Questi fantasmi! è stato un onore. Ho in ballo due progetti da regista, in uno dei due esprimo anche la mia idea politica sulla realtà attuale. Per ora posso solo dire che il progetto nasce da un testo di Stefano Massini».
Sulla gestione della Capitale e sul sindaco Gualtieri si è espresso spesso in modo critico. Secondo lei oggi Roma come sta?
«Mi sembra che ci siano un po’ più di strade asfaltate, piano piano il lavoro di Gualtieri si comincia a vedere. Da che era un sindaco un po’ inesistente, mi sembra che adesso stia diventando un sindaco che ha iniziato a fare, spero che continui così».