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 2025  giugno 05 Giovedì calendario

“Il reato di femminicidio allungherà solo i processi”

Il disegno di legge del governo sul reato di femminicidio, che prevede l’ergastolo, ha solo una valenza simbolica e complica indagini e processi. Lo ha detto, davanti alla commissione Giustizia del Senato, Cesare Parodi, presidente dell’Anm e da cinque anni coordinatore del pool torinese che si occupa di crimini da codice rosso.
Il punto di vista espresso ieri non è stato solo da presidente dell’associazione delle toghe, ma anche da pm che tutti i giorni ha a che fare con le violenze di genere, dallo stalking all’omicidio.
L’Anm è, dunque, d’accordo con le 80 giuriste che hanno firmato un appello contro questo ddl. Certo, il concetto è stato espresso in forme diverse, Parodi ha parlato di nuovo reato “non necessario, indeterminato”, le giuriste lo hanno definito “una delle strumentalizzazioni populiste”, ma la sostanza non cambia. Sia l’Anm sia le docenti universitarie hanno spiegato che l’ergastolo per un femminicio è possibile anche con le norme attuali. “Poche settimane fa – ha raccontato Parodi – a un processo per un femminicidio ho chiesto e ottenuto, almeno in primo grado, l’ergastolo con i divieti integrativi, sulla base delle vecchie norme”, a prescindere “da questa nuova fattispecie, che ha un valore simbolico molto alto”. Parodi ha insistito sulle conseguenze pratiche, se non ci saranno modifiche al disegno di legge: si avranno processi “in tempi molto più lunghi, di due, tre anni” dato che per reati come lo stalking o le lesioni gravi non potrà essere più un giudice monocratico a emettere sentenza, ma sarà un collegio. “Avremo da un lato – ha aggiunto – tempi stringenti su misure cautelari, quindi indagini molto rapide, ma dall’altro processi sempre più avanti a causa della carenza di organico”. Il presidente dell’Anm ha criticato anche la previsione dell’obbligo per il pm di ascoltare la vittima: “Il principio è giustissimo, vuol dire la presenza dello Stato a fianco alla persona offesa nell’immediatezza del fatto, il problema, però, è che il pm non è sostituibile per scrivere misure cautelari, partecipare alle udienze e coordinare le indagini, quindi l’unica cosa che è delegabile è l’ascolto della parte offesa da parte della polizia giudiziaria. Se passa questa modifica – ha concluso – dovranno essere rivisti tutti i progetti organizzativi delle procure”. Insomma anche questo ddl non fa i conti con una coperta troppo corta. Ma c’è anche un aspetto psicologico che Parodi fa notare: “Spesso la polizia giudiziaria è il primo contatto della vittima, che racconta quanto accaduto e molte donne se devono ripetere quello che hanno subito soffrono. Possono avere la vittimizzazione secondaria”.
Il reato autonomo di femminicidio è riconosciuto se l’assassino ha agito con “odio” e ha ucciso una donna in quanto tale. Secondo le giuriste che hanno criticato questo progetto di legge, “legare la fattispecie all’odio e alla discriminazione significa lasciare decidere al giudice su aspetti che sono soggettivi” difficili da provare a processo. Per tanti addetti ai lavori è “un reato manifesto” dalla base giuridica di argilla.