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 2025  giugno 04 Mercoledì calendario

Intervista a Salvatore Esposito

Ai ragazzi bisogna dare un sogno, io l’ho avuto e mi ha salvato». Salvatore Esposito da Mugnano (Napoli), 39 anni, padre barbiere, madre casalinga, ripensa al bambino che è stato: «Ero ribelle, poteva finire in un altro modo. Mi piaceva recitare, la passione mi ha guidato». Da Gomorra – La serie a Fargo, al cinema (Puoi baciare lo sposo, La cena perfetta) con l’omaggio a Bud Spencer in Piedone – Uno sbirro a Napoli, è stato premiato ai Nastri d’argento dalla Film Comission Regione Campania. Lo aspetta la seconda stagione. Sta ultimando di girare Maserati: The brothers diretto da Bobby Moresco (Oscar per Crash), con Anthony Hopkins, Al Pacino, Andy Garcia, Jessica Alba.
Quando da piccolo giocava per strada a Mugnano, immaginava di arrivare dove è arrivato?
«Tutto quello che la vita mi ha donato è molto, molto di più, non smetterò mai di ringraziare chi mi ha aiutato a realizzare i miei sogni: per primi, i miei genitori».
Quanta tenacia ci vuole?
«Tanta. E la fortuna, non basta una sola cosa. È una formula magica, continui a fare esperimenti per trovarla. Nella mia c’è l’amore dei miei cari, i sacrifici, la costanza».
Nelle periferie problematiche è facile finire dalla parte sbagliata?
«Eccome. Lo scrissi nel libro Non volevo diventare un boss. Ho assistito a una sparatoria, un flash che mi è arrivato la prima volta che ho sparato per finta sul set di Gomorra. La violenza fa parte di tutte le realtà, ci sono le guerre, si spara in ogni angolo del pianeta.
Ho capito che la strada era un’altra, avevo un sogno che mi ha protetto. Auguro a tutti di averne uno».
Com’era da piccolo?
«Sono stato il terrore per mia mamma, l’infanzia è stata bella ma faticosa per i miei, ero iperattivo, non mi accontentavo mai. Li ho fatti faticare».
Come si possono salvare i giovani dalla delinquenza?
«Tenendoli a scuola fino alle sei di pomeriggio, facendogli fare sport, studiare arte, imparare a suonare uno strumento. Devono appassionarsi. Se i ragazzini si annoiano, creano problemi. Lo Stato dovrebbe imporre un’ora di cinema e teatro: fate una selezione di titoli, mandate i ragazzi nelle sale. Aiutiamo gli esercenti, abbandonati da un sistema che porta quasi 2 punti di pil l’anno, anche se chi comanda fa finta chenon sia vero. Se a 12 anni guardi La lista di Schindler, la mente si apre».
Pensa mai che avrebbe potuto fallire?
«Certo, e questo pensiero mi dà la forza di non mollare».
Aveva un piano B?
«Quando lasciai il posto da McDonald’s dissi a me stesso: male che vada posso sempre tornare a fare i panini. Non mi spaventa il lavoro. Ma avevo il presentimento che ce l’avrei fatta».
Marco D’Amore è suo grande amico: cosa le ha insegnato?
«L’arte del lavoro. Sul set di Gomorra, osservavo lui, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone: una grande scuola, quella dedizione èstato il mio imprinting».
Le è mai capito, su altri set, di sentirsi snobbato?
«Mai. E ho avuto la fortuna di lavorare con Anthony Hopkins, Gerald Butler, Andy Garcia. Però vorrei dire una cosa, non per fare polemica ma per essere propositivo: mi sento poco sfruttato dal cinema italiano. Sento di poter dire la mia e interpretare più ruoli».
Cosa pensa che i politici non abbiano capito del Sud?
«Dal mio punto di vista, non hanno mai capito nulla, se no avrebbero sfruttato le risorse, la forza lavoro.
Dal punto di vista turistico, l’Italia ha tutte le bellezze. Il Sud non neparliamo. Se l’avessero capito appieno avrebbero cercato di sostenerle e proteggerle, non abbandonarle a sé stesse. A Napoli le cose sono cambiate. Ci sono tanti investimenti, speriamo che accada in altre città».
Lo scudetto?
«Una gioia immensa. Non una rivincita per la città, questo discorso si poteva fare anni fa. Ma oggi Napoli è una capitale mondiale».
Chi è il suo Maradona?
«Da tifoso del Napoli non riesco a spiegare cosa ho provato quando ho avuto l’onore di conoscerlo.
Andava oltre il calcio, quell’uomo era luce, è stato il calciatore piùforte di tutti i tempi. Le ombre erano solo sue, ma attraverso l’umanità ha parlato a tutti. Di Maradona ce n’è uno solo. Diciamo che cerco di essere io il mio Maradona, di migliorare sempre».
Cosa le ha dato la popolarità?
«Una consapevolezza maggiore nel mestiere, e come uomo mi ha fatto capire quanto è potente l’affetto della gente: smuove sentimenti».
Nel 2026 compie 40 anni e ha annunciato che si sposerà.
«Ho chiesto a Paola di sposarmi a New York, al Rockefeller center, come in un film. Sono un uomo di parola. Stamm sott ‘o cielo, ma io le promesso le mantengo».