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 2025  giugno 04 Mercoledì calendario

Netanyahu alla sbarra i 1.788 “non ricordo” e il Bugs Bunny in regalo

«Non ricordo». Un mantra ripetuto ben 1788 volte. Tante sono state le occasioni in cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di non poter rispondere alle domande degli inquirenti durante le indagini di due dei tre casi in cui è imputato. Il procuratore Yehonatan Tadmor ieri ha aperto il controinterrogatorio del premier, a cinque anni dall’inizio del processo che vede Netanyahu alla sbarra per reati di corruzione, frode e abuso di fiducia – un crimine che si riferisce alla violazione degli obblighi da parte di una persona con responsabilità istituzionali. Così, dopo mesi in cui il primo ministro ha testimoniato rispondendo alle domande dei suoi stessi avvocati, la procura ha iniziato a incalzarlo per dimostrarne l’inattendibilità.
Il procuratore ha scelto di aprire il controinterrogatorio con il “Caso 1000”, che vede il leader del Likud difendersi dall’accusa di aver ricevuto doni costosi – tra cui sigari e champagne – dal produttore di Hollywood Arnon Milchan e da altre persone. Tadmor ha rievocato il primo incontro tra i due nel 1996, in cui il produttore aveva organizzato la proiezione di uno dei suoi film all’albergo dove Netanyahu alloggiava con la moglie Sara. La quale, secondo Tadmor, richiese a Milchan di cambiare pellicola e di presentarsi con un pupazzo di Bugs Bunny da regalare al figlio Yair – rispedendolo poi a cercarne uno più grande perché quello già acquistato era stato ritenuto inadeguato. Secondo la testimonianza dello stesso Milchan, solo quando il pupazzo fu approvato da Sara, i tre si sedettero a cena. Tadmor voleva dimostrare le aspettative del produttore per quell’incontro con Netanyahu, ma il premier ha minimizzato: «Conoscevo molte persone che volevano parlarmi», la risposta Netanyahu, che ha ammesso di ricordare il regalo di Bugs Bunny, ma non il retroscena.
Nel processo si discuteranno anche gli altri due casi in cui è imputato il premier. In uno, Netanyahu avrebbe negoziato un accordo – mai concretizzatosi – finalizzato ad ottenere articoli più positivi con Arnon Mozes, editore di Yediot Ahronot.
In un altro – l’unico per cui l’imputazione è quella di corruzione – invece si accusa il premier di aver favorito gli interessi del proprietario del colosso delle comunicazioni Beseq Shaul Elovitch, per ottenere un cambio di rotta sul suo conto del sito di informazione Walla. Se nel luglio 2023 i magistrati hanno raccomandato di lasciarlo cadere citando la debolezza dell’impianto accusatorio, con il controinterrogatorio i procuratori sperano di convincere i giudici a cambiare idea. Mentre prosegue quella guerra a Gaza voluta da Bibi, secondo alcuni analisti proprio per evitare la sentenza.