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 2025  giugno 03 Martedì calendario

Rifugi, a 21 anni Tommaso Cont è il più giovane gestore in Italia: «Prendo mille euro al mese e lavoro 70 ore a settimana. I turisti? Ci chiedono gelati o succo all’ananas»

Quando uscì il bando per la gestione del rifugio Filzi, sul monte Finonchio, Tommaso Cont aveva solo 19 anni ma sapeva già a cosa stava andando incontro. Ora, a 21 anni, è il rifugista più giovane d’Italia e gestisce una delle strutture con il più bel panorama del Trentino, a 1.580 metri di quota, con una vista a 360 gradi che spazia dal Pasubio alle Piccole Dolomiti, dai Lessini agli Appennini. Originario di Calliano, in Trentino, dopo il diploma all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige Cont lavora 70 ore a settimana, sette giorni su sette, per 1.000 euro al mese. «La mia motivazione? La passione di gestire qualcosa di mio e il poter vivere la montagna. E poi i momenti più belli, indimenticabili, che mi porto nel cuore a fine stagione: quando mi fanno i complimenti per la gestione e per la cucina».La storia del rifugio
Il rifugio Filzi, a due ore di cammino per raggiungere una vista a 360 gradi che ripaga di ogni fatica, ha una storia travagliata: inaugurato nel 1930 e dedicato ai fratelli Fabio e Fausto Filzi, caduti nel primo conflitto mondiale, fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito solo nel 1957. L’attuale struttura, caratterizzata dal singolare tetto a volta semicilindrica, è stata completamente ristrutturata nel 2014 dalla Sat di Rovereto. Tommaso ci è arrivato da due anni, nel giugno 2023, ma non da solo. «Serve una gestione familiare, sennò non è sostenibile fisicamente ed economicamente», spiega. Con lui lavorano infatti papà Valentino, ex operaio in officina meccanica, e mamma Elisabetta, tuttora dipendente in ufficio, che sale al rifugio nei weekend. «Io sono il rifugista, ma senza il loro aiuto non ce la farei», ammette il figlio.La struttura
La struttura offre 120 coperti e 13 posti letto per chi vuole pernottare: gestire tutto non è semplice. «Al rifugio faccio di tutto. In cucina delle pietanze calde si occupa mio papà, ma il resto – le camere, la pulizia – lo faccio io. Mi piace molto preparare i dolci. I miei cavalli di battaglia? Torta arancia ricotta e cioccolato e strudel con il mio tocco personale». Il rifugio è aperto da metà giugno a fine settembre tutti i giorni, poi solo nei weekend fino a metà ottobre. Ma l’ultima stagione non è stata delle migliori: «A luglio scorso abbiamo avuto un 20% di ospiti in meno per colpa del meteo, soprattutto, e anche ad agosto rispetto al 2024 abbiamo fatto qualcosina in meno», ammette Tommaso. Il target principale sono i locali: «L’80% viene dalla Vallagarina, sono trentini, e un 20% sono turisti principalmente italiani che vanno a Folgaria, soprattutto in agosto, dicembre e gennaio».I turisti
La clientela del rifugio spazia dalle famiglie giovani con bambini agli ottantenni, anche perché la struttura è «abbastanza comoda da raggiungere». Ma le «esigenze» dei clienti, a volte, sorprendono: «Il turista che adesso arriva su nei rifugi inizia ad avere delle richieste un po’ da cittadino come gomme da masticare, caramelle, gelati, caffè in tazza di vetro, succo all’ananas. Però essendo una struttura ridotta riusciamo ad avere un menù ristretto». C’è poi chi chiede opzioni vegane o senza glutine: «Chiaramente con una cucina piccola non si riesce a garantire l’isolamento degli alimenti, però se uno non ha una forte allergia può mangiare tutti i secondi: anche polenta e gulasch sono senza glutine».Il problema rifiuti
Quello che più colpisce Tommaso è il cambiamento nell’atteggiamento dei turisti di montagna. «Sono spesso maleducati, sporcano, arrivano con il pranzo al sacco, si mangiano la loro roba e se ne vanno. Questa maleducazione in quota non te l’aspetti e invece devo constatare che c’è». E poi ci sono i rifiuti: «Li troviamo dappertutto. Abbiamo dei bidoni in cui c’è scritto “solo carta” perché cerchiamo di fare la raccolta differenziata, invece si trovano plastica e bottigliette portate da chissà dove».Il personale
Difficile anche trovare personale qualificato. «Cerco sempre persone da impiegare per l’estate, qualcuno che sia pienamente disponibile e che sappia cosa fare. Invece mancano dipendenti così, che abbiano un po’ di autonomia». Il problema non è economico: «Lo stipendio è buono; chiaramente si fanno tante ore ed è un lavoro faticoso». Lui stesso ammette che il ritmo è sostenuto: «Io mediamente lavoro circa 70 ore a settimana, una decina al giorno. Tenendo conto delle molte spese iniziali, guadagno sui mille euro al mese».Lo studio e i sacrifici
In più, è al terzo anno di Agraria a Bolzano. «La mia facoltà non richiede la frequenza obbligatoria, però seguo praticamente tutti i corsi perché nei mesi in cui c’è lezione il rifugio è chiuso. Ero indietro con gli esami della scorsa estate ma li ho recuperati tra Natale e febbraio». Della vita in valle non gli manca niente: «A parte vedere gli amici, che però vengono a trovarmi, non mi mancano la palestra o le ragazze. Non vado in discoteca e le feste non è che mi abbiano mai tanto attirato». Qualcosa però deve sacrificare. «Forse vorrei più tempo per lo studio e per i turni con i vigili del fuoco volontari: nei mesi di alta stagione non posso sempre dare una mano. Quella passione adesso è un po’ sacrificata».I momenti più belli
I momenti più belli li trova a fine giornata. «Se abbiamo lavorato tanto e bene durante il giorno, la sera riusciamo a fare una cena tutti insieme, noi tre e chi c’è qua: i dipendenti, gli amici, tutti». Sul futuro ha le idee chiare ma non definitive: «Tra dieci, venti o trent’anni non so se farò ancora il rifugista, ma sicuramente qualcosa che ha a che fare con la montagna. Questo è un lavoro completo ma ti occupa tutto il tempo della giornata, tutte le energie e i pensieri».La nuova generazione
Tommaso rappresenta una nuova generazione di rifugisti, giovane ma consapevole delle sfide che lo aspettano: «Sono il rifugista più giovane d’Italia e il settore in cui lavoro è sempre in evoluzione. La mia è una scelta di vita forse controcorrente, fatta di sacrifici ma anche di grandi soddisfazioni, dove la montagna diventa casa, lavoro e passione insieme». Sui cambiamenti climatici mantiene una posizione pragmatica. «I media oggi sono fissati. Non dico che sia tutto normale, si vede che le stagioni e il meteo stanno cambiando, ma più di tanto non possiamo fare. Sui giornali e al tg c’è un po’ di terrorismo. Occorre restare sereni perché qualsiasi cosa attuiamo in questo momento comunque dovremo sempre adattarci alla natura».