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 2025  giugno 03 Martedì calendario

«Sto nel chill», «ti ho blastato», «troppo cringe». E chi è «sigma»? Viaggio nello slang dei giovani di oggi (dove il babbo è un nabbo)

«L’outfit drippa» (drip: stiloso). «Flexo le mie scarpe» (flexare: ostentare). «Droppami la foto» (condividimela). «Fai al fly» (al volo, sbrigati). «Sono nel prime» (al top). «È una pick me assurda» (fa di tutto per attirare attenzione dei ragazzi). «Oggi sto nel chill, la prof non interroga» (chillarsela, gran bella condizione). «La prof fa un compito a sorpresa, che sgravo» (insopportabile).
Comandamento per gli adulti/genitori: non giudicate. Non ve lo potete permettere. Primo: per spiegare che un affare ha un volume di 5 mila euro, qualcuno di voi dice che «cuba 5 k» (frase d’una bruttezza rara, da orticaria). Ma soprattutto, se siete stati adolescenti a Milano negli anni Ottanta, molto probabilmente assorbivate come spugne inconsapevoli il lessico paninaro del «Drive-in», meridionalismi assortiti, una spruzzata di dialettismi: e il vostro linguaggio era un minestrone di togo, sfitinzia, troooppo giusto, cucadòr, lumare, cattare, saccagnare, libidine, ameba, sgamo e così via.(Precisazione: in neretto troverete vocaboli ed espressioni del linguaggio giovanile attuale; in corsivo le parole dei giovani negli anni Ottanta-Novanta).
Quel che oggi è l’ormai abusato maranza, trent’anni fa galleggiava fra tamarro, truzzo e zarro (fino a tabozzo). Ciò che adesso è nabbo, prima era babbo (spesso di minchia). Per voi era zanzare, o scavallare, ciò che ora è pullappare. Arrivando al macchiettistico, qualcuno davanti a una ragazza carina molto giovane esclamava cbcr (cresci bene che ripasso); oggi invece va l’acronimo yolo: «Lo faccio o non lo faccio? Yolo» (you only live once, una specie di carpe diem). Il palo negli anni Ottanta era il milione (gamba 100, mezza gamba 50); ora dare palo significa rifiutare un corteggiamento: il respinto si ritrova desolato e friendzonato (in zona amici, escluso da possibilità sessual-sentimentali).
Sondaggio nella lingua contemporanea dei giovani milanesi. Il Corriere ha chiesto aiuto a un gruppo di 14/15/16enni (grazie a Ludovica, Anita, Yassin, Vittoria, Mattia, Asia, Amine, Drif). Hanno esaminato il loro linguaggio. Ci hanno fornito una lista di vocaboli ed espressioni che lo identificano (Qui potete consultare l’elenco completo).
Una lingua è una città che brulica di vita. La metamorfosi è continua. Parole nuove germogliano, vengono prese in prestito, si diffondono. Alcune durano poco, altre resistono, o transitano dal gergo al parlato diffuso: così è accaduto, in epoche diverse, per spoilerare, spaccare, ci sta, stare/andare in para, sballo, tanta roba, non (c’)ho sbatti, limonare. Un romano, trent’anni fa, non avrebbe capito che quello strano verbo agli agrumi era sinonimo di pomiciare. Mentre il romanesco scialla ha spaccato anche a Milano: secondo un articolo della Treccani, «potrebbe derivare da inshallah, formula ritualizzata di saluto e devozione islamica». Il filo arabeggiante conduce a uno dei «quartieri» più vitali della nuova lingua di Milano, il territorio in cui si parla di denaro: qui gli influssi s’accavallano, soprattutto nelle periferie. Denaro può essere la grana (milanesismo storico), i piccioli (meridionalismo, con sfumatura di gergo criminale), la kitcha e la moula (origine rap da Francia e dagli Stati Uniti), la plata (dallo spagnolo, rilanciato dalle serie su Pablo Escobar), il floos o flus (dall’arabo «fulus»).
Analogo grappolo di termini ruota intorno ai modi di chiamarsi tra amici: amo/vita/bro/fra/frate (da romanesco, inglese, napoletano gomorresco).Per descrivere la lingua attuale può essere utile recuperare un’indagine del passato. Nel 1992 il grande glottologo e linguista Emanele Banfi pubblicò i risultati di un’indagine nelle scuole sul lessico dei 15/16enni a Milano. La tabella riassuntiva racconta che il vocabolario comprendeva 50 parole dal «sexualese» (ciulare, cuccare, bernarda, slinguare, mandrillo...), 28 romanismi/meridionalismi (bambascione, gnocca/o...), 24 cultismi (parole prese dalla lingua colta come mollusco per pigro, rabbino per spilorcio, primitivo per rozzo), 20 milanesismi (barbone, baluba, bigolo, sleppa, sberla, pirla...), una ventina di termini dal mondo della droga (sconvolto, schizzato, scoppiato, fuso...) e – elemento chiave – soltanto 5 anglismi: fly down (per stai calmo), skin, stress, trend, trip.
Oggi, passati tre decenni, tutte le categorie sono in ritirata, oppresse dalla valanga degli anglismi che traboccano da potenti centrali di irradiamento linguistico come le serie Tv, i social, i video giochi, la musica.Parole spartiacque: i boomer sono impietosamente cringe. Adulti/genitori: gente imbarazzante, piuttosto ridicola. Imbambolata se sente dire: snitch (spione), shippare, ovvero desiderare che due persone si mettano insieme («quei due li shippo troppo»), la mia crush (la mia cotta), non keppare (non fare scherzi), ti ho blastato (distrutto), hai lo swag (ti vesti con stile), G (da gangsta, poi fratello), Gg (good game, bravo), sei la mia bff (best friend forever), quella é una catfish (dai video bella, di persona diversa). Un pezzo di questa lingua non è deep (profonda) dunque sparirà; qualcosa resterà. Sono gli insondabili, meravigliosi meccanismi della creatività del linguaggio: tutto check (tutto a posto).