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 2025  giugno 03 Martedì calendario

Ironia e marketing, i tiktoker pro-referendum

“Che fai?” chiede un Lucifero dalla porta, torso nudo e giacca di pelle, a un Dio coi capelli lunghi e bianchi seduto alla scrivania. “Creo il lavoro” risponde il Padreterno. “Vuoi una mano?” dice il diavolo. E incalza: “Allora, per ottenerlo devono rispondere a domande assurde tipo ‘dove ti vedi tra cinque anni’. Poi farei richiedere giovani, ma con dieci anni d’esperienza e poi otto ore massimo di lavoro, ma senza pausa e niente ferie, se no si abituano. Ancora, il contratto che scade ogni mese col dubbio di rinnovo. La paga mettigliela al minimo senza assicurazione, li fai stare in ginocchio sui chiodi mentre lavorano e chiusi in stanzoni enormi a litigare tutti insieme”. “Ora – dice Dio al culmine dell’entusiasmo diabolico del giovane Lucifero – dovrò fare un referendum per cercare di sanare”. “E cos’è il referendum?”. Da qui la spiegazione e l’avvertimento: “Se non vai a votare, Lucifero, divento sgradevole”. Gli concede però di creare gli stage non pagati.
Questo è il racconto, per forza di cose parziale e riduttivo, del video sul referendum del content creator Ale Rubino, 1,1 milioni di follower su TikTok. In un giorno ha raggiunto 600mila visualizzazioni sulla piattaforma e 2 milioni su Instagram. È forse uno degli esempi meglio riusciti di quello che potremmo definire marketing pro-voto che è in corso sui social network, unici canali che riescono a sfuggire al tentativo – riuscito invece praticamente ovunque – di silenziare l’appuntamento con le urne della prossima settimana. Dove non arrivano tv e giornali, ad esempio, arriva Valeria Angione (nei giorni scorsi salita alle cronache per il confronto col presidente della Regione Campania sull’omicidio di Martina Carbonaro) che ha rispolverato uno dei suoi cavalli di battaglia, nato per spiegare i lockdown durante il Covid: lavagna, elenchi e la lezione a una interlocutrice (sempre lei) che prende appunti. “Innanzitutto sono cinque e sono abrogativi, immagino che tu sappia cosa significhi”, dice Angione. La risposta della studentessa è in realtà una domanda, che serve a far fissare il concetto in chi guarda: “Ma abrogativo con quante B si scrive?”. Si passa ai quesiti: la riduzione dell’attesa per l’ottenimento della cittadinanza, il ripristino di reintegro in caso di licenziamento illegittimo, il ritorno della giustificazione dei contratti a termine, la responsabilità dei committenti sulla sicurezza e la rimozione del limite di indennizzo per i licenziamenti nelle piccole imprese. La discente è entusiasta per l’impresa: “Sì, le X le so mettere!”. Ma anche arresa “Ho il posto fisso, sto tranquilla. E poi sono italiana. Non mi serve”. Angione spiega l’importanza del voto per il quorum e in generale, del poter far valere la propria opinione, favorevole o contraria che sia.Più di 4 milioni di persone hanno visto il video su Instagram, 346 mila su TikTok.
Centinaia di influencer e content creator piccoli e grandi stanno mettendo trucchi e sapienza per andare virali al servizio dei referendum dell’8 e del 9 giugno. L’algoritmo fa il resto. C’è la lezione di armocromia con i diversi colori delle schede o le spiegazioni in camerino indossando il colore di riferimento. Ci sono gli schemi quesito per quesito, con le ragioni del Sì e del No, in punta di diritto, come quelle di “Chest’è”, l’avvocato penalista Giuseppe Di Palo, amato per la sua capacità di essere sempre sul pezzo e spiegare leggi e questioni penali spinose (ha quasi 500 mila follower su TikTok) o di Flavia Carlini, che da anni, libreria alle spalle, interpreta e spiega le decisioni politiche del Paese e la loro direzione, in video di pochi minuti.Dall’estero, invece, arrivano le clip di chi ha ricevuto il plico: spacchettamento con tanto di rumore della carta a favore della telecamera, voto “in diretta” (senza mostrarlo), chiusura della busta e spedizione. “Se io riesco a votare ai referendum da fuori Italia, tu puoi andarci senza problemi!”. Il post di Desy ha 15 mila like e altrettante ricondivisioni. Infine, ci sono i meme e le prese in giro: centinaia di visualizzazioni per l’imitazione della pariolina che scopre il voto e non può andare al mare, gag con borse e valigie di chi è pronto a raggiungere i seggi “appena aprono” contro i vari “Giansandri” che dicono di avere di meglio da fare. E ancora, i fact checker che smontano le bugie.
Gli astensionisti, infatti, fanno proselitismo sull’altro lato della barricata. I loro video riguardano principalmente il quesito sulla cittadinanza, raccontano di un “referendum truccato” perché, a loro dire, i quesiti sul lavoro servono solo a far raggiungere il quorum (evidentemente ignorando che gli accorpamenti siano prassi e che ogni quesito abbia un suo “sotto-quorum”). A inizio maggio, Michelle Comi, la influencer di Onlyfans che sponsorizza lo stile di vita delle “mantenute premium” e che ha detto che non gradisce l’odore dei neri, ha commentato così il referendum: “Potrebbe essere l’unica volta in vita mia che vada a votare”. La sua argomentazione è sul quesito di cittadinanza: “Quindi se un gatto sta nella cuccia del cane per dieci anni diventa un cane?”. C’è da chiedersi se, come sempre, si tratti di una provocazione del personaggio o del suo pensiero. Di sicuro fa il gioco del “purché se ne parli” esortando, a suo modo, ad andare a votare.