Avvenire, 3 giugno 2025
Record di passaggi nella Manica Arrivi e allarmi nel Mediterraneo
Nessuno era riuscito a raggiungere l’altra sponda sin dal lunedì precedente, dunque erano stati cinque giorni consecutivi di zero arrivi, come talvolta capita su questa rotta migratoria breve ma insidiosa. Poi, sabato, l’impennata improvvisa. A bordo di diciannove piccole imbarcazioni partite dal litorale francese nei dintorni di Calais, Dunkerque o Boulogne-sur-Mer, il 31 maggio sono arrivate sulla costa britannica 1.195 persone, secondo i dati diffusi dall’Home Office britannico, il dipartimento dell’interno del governo di Londra.
È il numero più alto registrato in un singolo giorno dall’inizio di questo 2025 che pure ha visto mesi incredibilmente movimentati. Gli ultimi arrivi portano infatti il totale annuo a 14.812 persone che hanno fatto ingresso via mare nel Regno Unito in maniera irregolare, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e del 95% rispetto allo stesso arco di tempo del 2023.
Milleduecento persone, quasi un record assoluto, di poco inferiore alle 1.305 giunte il 3 settembre del 2022. Ad inizio maggio, molti di coloro che erano in attesa di partire, accampati in condizioni estreme in diverse jungle, cioè macchie di vegetazione ai margini dei centri abitati, avevano raccontato ad Avvenire dei lunghi viaggi di mesi o anni intrapresi dai loro Paesi, soprattutto da Afghanistan, Si-ria, Sudan, Iran, Iraq o Kuwait. In diversi casi ci siamo sentiti raccontare della difficoltà di ottenere dalle autorità britanniche ricongiungimenti famigliari legali. Ma soprattutto molti erano arrivati a Calais dopo avere ricevuto il diniego dell’asilo richiesto altrove, in Germania, Belgio o in altri Paesi dell’Unione, e contavano di riprovarci inoltrando da capo la domanda per lo status di rifugiato fuori dai confini e dal sistema comune dell’Ue, dunque in Gran Bretagna. Chi è sopravvissuto alle traversate del Mediterraneo o dell’Egeo, e ancora prima al deserto del Sa-hara o alle montagne dell’Iran, ora nella Manica torna a rischiare la vita. Quest’anno almeno quindici persone sono morte cercando di compiere la traversata, secondo il conteggio tenuto dal collettivo Calais Migrant Solidarity. Le cause sono spesso da imputare al sovraffollamento dei gommoni, come ci è stato raccontato sul terreno da diverse Ong locali, con persone schiacciate dalla ressa, o cadute in acqua, soffocate da altri corpi su imbarcazioni sovraccariche.
Nelle stesse ore in cui un migliaio di persone attraversavano la Manica, anche sulle coste italiane si registravano nuovi arrivi via mare, che secondo il portale di Unhcr / Acnur, da inizio anno e fino al 1° giugno hanno toccato quota 23.004. In tre sbarchi, domenica, a Lampedusa sono stati soccorsi in 147 tra eritrei, bengalesi, egiziani, pachistani, etiopi, malesi e somali. Altre cinquanta persone sono state salvate ieri dalla Guardia costiera a una sessantina di miglia a sud est di Pozzallo, nel ragusano.
A Porto Empedocle, nell’agrigentino, è stata invece assegnata dal ministero dell’Interno la nave M.V. Louise Michel che ha a bordo quattordici persone soccorse nel canale di Sicilia. E nuovi approdi si sono registrati lo scorso fine settimana anche nel sud della Sardegna. Tra il 30 e il 31 maggio sono arrivate almeno cinquanta persone che hanno percorso la rotta algerina. Per loro, come per gli altri intercettati dalle navi di salvataggio, uno scampato pericolo all’ingresso dell’Unione. Incredibile pensare che quasi tremila chilometri più a Nord c’è chi sta rischiando di nuovo la vita in mare, per uscire dall’Ue. Alarm Phone, intanto, segnala però ventuno “dispersi” nel Mediterraneo Occidentale, su un’imbarcazione partita dall’Algeria e diretta in Spagna: «Non abbiamo più notizie, temiamo un altro naufragio invisibile su questa rotta mortale».