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 2025  giugno 02 Lunedì calendario

Meloni: «Ai referendum vado al seggio, ma non ritiro le schede». Cosa significa per il quorum (e perché il fronte del sì parla di indicazione «furba»)

«Vado a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni». Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a margine della Rivista militare per la festa della Repubblica, interpellata dai cronisti sui referendum dell’8 e 9 giugno. La premier sceglie una soluzione ad hoc per non sottrarsi ai seggi, come hanno detto di voler fare diversi esponenti del centrodestra a partire dal presidente del Senato Ignazio La Russa, e contemporaneamente non esprimersi sui cinque quesiti che fra pochi giorni saranno sottoposti agli elettori.
Ma questo cosa significa in concreto? Meloni risulterà tra i votanti oppure no? Una circolare del ministero dell’Interno è chiara al proposito: «Per quanto attiene la rilevazione del numero degli elettori, appare utile rammentare che coloro che rifiutano la scheda non dovranno essere conteggiati tra i votanti della sezione elettorale». Questa frase significa che pur recandosi al seggio, la premier non sarà conteggiata tra i votanti e quindi il suo non voto non sarà inserito nel conteggio utile al raggiungimento del quorum (50% più uno) necessario affinchè i referendum siano considerati validi. 
Immediata scoppia la polemica: «Giorgia Meloni non deve prendere in giro gli italiani, proprio sui referendum di domenica prossima e proprio nel giorno del 2 giugno. Andare al seggio e non ritirare la scheda equivale a stare a casa. Chi fa questo, come lei ha annunciato, è computato tra i non votanti come chi sta a casa. È un modo di astenersi e di sabotare il raggiungimento del quorum che ai fini numerici è identico a un’astensione classica. Si tratta di una scelta legittima, ma deve essere raccontata per quel che è: un invito all’astensione. Se viene presentata come un’alternativa «partecipativa» all’astensione, è un imbroglio. E una Presidente del Consiglio non dovrebbe mai ricorrere all’inganno. Se lo fa, mostra scarso senso e rispetto delle istituzioni. Le parole di Meloni, dopo quelle altrettanto gravi di La Russa, sono un motivo in più per andare alle urne l’8 e il 9 giugno». Lo dichiara il senatore del Pd Dario Parrini, Vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali.
«Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell’8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti. In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. È vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un Presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale». Lo scrive sui social il leader M5s Giuseppe Conte a proposito delle parole della premier in vista del referendum. 
«Giorgia Meloni dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede: una dichiarazione furba ma falsa perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum. Un invito di fatto all’astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la
cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero la Repubblica. I cittadini sono liberi di andare a votare e i leader politici di dare le proprie indicazioni, ma che la premier mandi messaggi confusi che
invitano alla non partecipazione al voto è agghiacciante: è evidente ormai che Meloni e tutta la sua maggioranza temono il voto. Nel giorno in cui si celebra la Repubblica nata dal referendum, il nostro invito è di andare a votare e votare Si al referendum sulla cittadinanza». Lo afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi, presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza.
«Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier». Così Angelo Bonelli, parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa Verde, a una settimana dal voto sui 5 referendum dell’8 e 9 giugno. «Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese, e usano l’astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione.  Se anche la Presidente del Consiglio è costretta ad annunciare che non ritirerà le schede, con l’obiettivo di non far raggiungere il quorum, significa una sola cosa: hanno paura della vittoria, perché sanno che il quorum può essere raggiunto», conclude Bonelli.