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 2025  giugno 02 Lunedì calendario

Gazzelle: mi fermo dopo San Siro

Una partita di calcio e un concerto di Vasco: Gazzelle è stato due volte a San Siro da spettatore. Per la terza, invece, sarà sul palco da protagonista, il 22 giugno, una delle uniche due date del suo 2025 (l’altra è a Roma, al Circo Massimo, il 7 giugno). Poi, il cantautore romano, tornato a sorpresa con il singolo «Stupido», si prenderà una pausa «fino a data da destinarsi».
Al Meazza Vasco l’ha anche incontrato?
«Sì, mi tremava la voce come a una groupie. È un mio mito e sono felice di averlo conosciuto, ma conosciuto appena: i miti non vanno conosciuti. Anche se oggi, con i social, c’è poco mistero».
Lei non li usa molto.
«Se mi segui non sai niente di me. Non metto video in palestra, al mare o altro».
Una scelta che penalizza?
«È un’epoca in cui bisogna fare tanti contenuti, ma a me sembra un altro lavoro. Io faccio il cantautore: non riesco, per indole, ad andare oltre».
Cosa non ama dei social?
«Sono tutti lì a vendere, è una grande pubblicità. Però una volta pure le televendite le facevano i professionisti».
Aver suonato allo stadio Olimpico le dà tranquillità per le date di quest’anno?
«In generale aver fatto tantissimi concerti mi ha fortificato, ma queste saranno emozioni nuove. E dopo ho voglia di tirare il freno a mano».
Come mai?
«In questi otto anni di carriera, volati in un secondo, sono stato molto produttivo e ora sento la necessità di prendermi del tempo, per tirare le somme. Una vera e propria pausa, soprattutto dai live».
Quanto durerà?
«Non lo so, potrei stare fermo un anno come cinque, lo deciderà la vita. Ma voglio prendermi cura di me, smettere di rotolare in questo sistema che va molto veloce».
Che vuol dire, per lei, prendersi cura di sé?
«Dedicarmi a Flavio come essere umano, voglio seminare qualcosa anche nella mia vita privata. La musica è la cosa più importante e voglio che resti tale, senza abusarne».
Non teme di essere dimenticato?
I 35 anni
«Mi sento diviso fra l’essere adulto e ancora un ragazzino, non so bene cosa fare»
«No, per fortuna non ho un crollo psicologico, sto bene, ma la mia ambizione è scrivere canzoni che restino nel tempo, più della mia faccia, del personaggio e del nome. Non sono pronto a svendermi pur di rimanere, non mi è mai interessato essere il fenomeno del momento».
Ci sono canzoni di questo periodo che rimarranno?
«Probabilmente sì, è il pubblico che decide, ma c’è un po’ di fast food. Vedo tanta fretta, influencer che vogliono fare i cantanti e cantanti che vogliono fare solo soldi. Mi sembra una gara a un successo immediato che spesso è passeggero, magari senza avere gli strumenti per gestirlo».
Cosa direbbe a un artista ventenne?
«Di viversi la sua vita e non tuffarsi a piedi pari nel sistema della musica. Di stare lontano dalla mondanità. Io non vado agli eventi, non ho mai fatto marchette. Cerco di rifarmi agli artisti che mi hanno influenzato, come Kurt Cobain o Liam Gallagher: mi chiedo “loro lo farebbero?”, spesso la risposta è no e quindi non lo faccio neanche io».
Liam Gallagher non disdegna i soldi, però.
«Sì, ma li ha fatti cantando, non l’ho mai visto fare la pubblicità di un detersivo. Mi piace che gli artisti siano artisti, oggi è tutto mischiato».
Nel suo ultimo disco «Indi» ricorre il tema dell’età. A 35 anni si sente adulto?
«Mi sento diviso fra l’essere adulto e ancora un ragazzino. Quand’ero piccolo un 35enne era un uomo fatto e finito, ora nessuno dei miei amici ha figli né è sposato, tanto meno io, quindi non so bene cosa devo fare a questa età».
Ci penserà nella pausa?
«Sì, ci rifletterò. Tanti cantanti giovani fanno figli, soprattutto i trapper. Forse sono più coraggiosi, ma io mi sono buttato nella musica e non ho pensato a mettere su famiglia. Poi non avevo neanche la donna giusta. Ora ce l’avrei, ma ci penso e ci ripenso e i figli non si fanno col cervello».
Il suo Sanremo, nel 2024, com’è stato?
«Antropologicamente intenso. In tv vado il meno possibile perché mi sento a disagio, così ho pensato a una terapia d’urto, e in effetti mi ha temprato. È stato stressante, ma quando canti là sopra, comunque, è bello».
È vero che durante la serata delle cover ha avuto un momento di crisi?
«Ho avuto un piccolo calo di energie psicofisiche e stavo per mollare. Cinque minuti prima di salire sul palco volevo andare a casa. Ma poi, non so come, ho cantato».
Ci tornerà mai?
«La mia idea era farlo una volta, come Rino Gaetano. Per come sono fatto, non credo».