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 2025  giugno 02 Lunedì calendario

La guerriglia nelle città dopo i grandi eventi. I «barbari» sotto accusa e le fratture del Paese

Chi sono quelli che per festeggiare la vittoria del Psg hanno spaccato le vetrine e attaccato i poliziotti? Tifosi scontenti del 5 a 0? E chi sono quelli che la sera di Capodanno, ogni anno, danno fuoco alle auto? 984 vetture bruciate la notte del 1° gennaio 2025 (erano state 745 nel 2024), in tutta la Francia, con una tradizionale predominanza nella regione di Strasburgo. Fedeli di San Silvestro delusi dai fuochi d’artificio? Forse erano gli stessi, o almeno ubbidivano agli stessi meccanismi, quelli che alla fine di ogni raduno pubblico si abbandonano al vandalismo e si scontrano con i poliziotti, che si tratti di un concerto in uno stadio, del corteo del primo maggio, della protesta contro la riforma delle pensioni o contro l’uccisione di un ragazzo di 17 anni da parte di un poliziotto, come accadde con l’ultima rivolta urbana francese nell’estate del 2023.
La morte di Nahel Merzouk, il 27 giugno 2023 a Nanterre, provocò devastazioni e disordini con tremila e 300 arresti e più di 800 feriti tra le forze dell’ordine. Ma se l’esplosione di violenza dei primi giorni appariva connessa a una ragione precisa, dopo qualche giorno le cose diventarono più complicate perché il nichilismo dominava su tutto: palestre, mediateche, centri sportivi costruiti nelle famose banlieue spendendo centinaia di milioni di denaro pubblico, vandalizzati e dati alle fiamme dalle stesse persone che avrebbero dovuti usarli, o portarci i loro figli, e che spesso non sapevano neanche, o lo sapevano solo molto vagamente, quello che era accaduto a Nanterre. All’epoca, come ogni volta, molti accusarono «les racailles» delle banlieue, la «gentaglia» che è un modo per indicare i ragazzi nati in Francia ma da famiglie originarie del Maghreb o dell’Africa nera. L’allora ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, denunciò i pregiudizi e le discriminazioni identitarie dicendo che «tra gli arrestati ci sono anche tanti Kevin e Mattéo», insomma i ragazzi bianchi. Ma ogni volta che la violenza arriva, in modo più o meno incomprensibile, la frattura tra le comunità ritorna inesorabile. E il ministro dell’Interno di oggi, il muscolare Bruno Retailleau che ha appena vinto la guida della destra gollista per candidarsi all’Eliseo nel 2027, la indica chiaramente quando parla di «barbari che sono venuti nelle strade di Parigi per commettere delitti e provocare le forze dell’ordine». Barbari perché selvaggi, ma barbari anche come stranieri, estranei al tessuto sociale dei parigini e dei francesi. Il giorno in cui ha giurato come ministro dell’Interno, Retailleau ha annunciato di avere tre priorità: «Ristabilire l’ordine, ristabilire l’ordine, ristabilire l’ordine». Non sembra esserci riuscito, almeno non del tutto, ma la sua proposta politica ne esce rafforzata: «Questa fabbrica dei barbari è colpa della società che ha decostruito i nostri punti di riferimento comuni, ovvero l’autorità, il rispetto e la gerarchia».
Quando il presidente Emmanuel Macron dice che gli incidenti che hanno turbato i festeggiamenti non hanno niente a che fare con il calcio, ricorda un’evidenza: nessun vero tifoso del Paris Saint-Germain era arrabbiato, la sera del 31 maggio, dopo una vittoria epocale contro l’Inter e la conquista della prima Champions League nella storia della squadra. Ma è questo a rendere il problema, che si trascina da decenni, ancora più grave.