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 2025  giugno 01 Domenica calendario

“Palestina dal basso”: gemellaggi e fondi. Ma Israele si vendica

Lo scorso 17 maggio, il sindaco di La Chapelle-sur-Erdre, una cittadina della Loira Atlantica, con poco più di 20 mila abitanti, ha annunciato che avrebbe trasformato il “protocollo di amicizia” siglato nel 2019 con il campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata, in un vero e proprio gemellaggio. Un modo per il sindaco, Laurent Godet, di esprimere il suo “sostegno incrollabile” alla città palestinese, i cui abitanti sono stati sfollati dall’esercito israeliano a gennaio. Negli stessi giorni, la città di Strasburgo ha annunciato che a giugno metterà ai voti la proposta di stringere un gemellaggio con il campo profughi di Aida, alla periferia di Betlemme. La cooperazione decentrata tra città francesi e palestinesi è iniziata sulla scia degli accordi di Oslo nel 1995. Poi, dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha subito in un primo tempo una “battuta d’arresto”, spiega Abdallah Anati, direttore esecutivo dell’Associazione delle autorità locali palestinesi (Apla). Ma nessun partenariato né gemellaggio è stato interrotto e anzi ora, dopo due anni e mezzo di guerra, “le relazioni sono più fiorenti di prima”. Al contrario, diverse città in Europa, tra cui La Rochelle, hanno sospeso le relazioni con i partner israeliani. La cooperazione decentrata comprende oltre ai gemellaggi, scambi culturali, viaggi incrociati e iniziative linguistiche o sportive. Per dirla con Patrice Leclerc, sindaco comunista di Gennevilliers, nella banlieue di Parigi, gemellata con Al-Bireh, vicino a Ramallah (Cisgiordania), consente l’“incontro tra i popoli”. Nel caso della Palestina, questa cooperazione permette “ad un territorio non ancora riconosciuto dal diritto internazionale di esistere come Stato”, sottolinea Virginie Rouquette, direttrice di Cités unies France (CUF), un’associazione che riunisce le amministrazioni locali francesi impegnate in azioni internazionali. Le amministrazioni locali francesi forniscono sostegno finanziario e tecnico ai palestinesi. A Silwan, un quartiere palestinese ai piedi della città vecchia di Gerusalemme, ad esempio, stanno partecipando alla ricostruzione di un centro culturale demolito dalla municipalità israeliana nel novembre 2024. Tra il 2019 e il 2023, le autorità israeliane hanno demolito 113 abitazioni a Silwan. La cooperazione prevede anche scambi: quattordici enti locali francesi hanno accolto trenta palestinesi di Gerusalemme a febbraio e una delegazione di francesi ha visitato la “città santa” nel luglio 2023. Gennevilliers ha istituito corsi di formazione sull’educazione e la salute mentale. Charlotte Blandiot-Faride, sindaca PC di Mitry-Mory, nella regione di Parigi, e presidente dell’Associazione per il gemellaggio tra campi profughi palestinesi e città francesi (AJPF), racconta che, dopo il 7 ottobre 2023, alcune prefetture hanno fatto “rimuovere gli striscioni per la pace e le bandiere palestinesi e annullato delle riunioni che avrebbero potuto turbare l’ordine pubblico – spiega -. Le istituzioni hanno cercato di frenare lo slancio di solidarietà nei confronti della Palestina”. Ad aprile poi Israele ha annullato in pochi giorni i visti di cinque parlamentari e ventidue sindaci e consiglieri comunali di sinistra che dovevano partire per la Cisgiordania e Israele con l’AJPF. Poi di nuovo ha annullato i visti di una cinquantina di consiglieri e funzionari locali che avrebbero dovuto partecipare ad un’altra missione coordinata da Cités unies France e dalla Rete di cooperazione decentrata per la Palestina (RCDP). In entrambi i casi, l’ambasciata di Israele in Francia ha accusato i responsabili locali di appoggiarsi ad associazioni legate al terrorismo, confondendo l’AJPF con l’Associazione Francia Palestina Solidarietà, che per Israele collabora con i terroristi, e accusando l’RCDP di essere legata al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), un’organizzazione considerata terroristica dall’Ue. “Si fa confusione tra cooperazione decentrata e terrorismo, senza prove e in modo totalmente mendace”, afferma Simoné Giovetti, di Cités unies France. Alla fine, il 29 aprile, il ministero francese degli Esteri ha pubblicato un comunicato in cui ha definito “inaccettabili” le accuse di terrorismo avanzate dalle autorità israeliane e giudicato “controproducente per le relazioni franco-israeliane” la decisione di annullare i visti. “Attaccare la cooperazione internazionale fa parte della strategia più globale del governo israeliano di invisibilizzare e disumanizzare il popolo palestinese”, osserva Charlotte Blandiot-Faride. L’impatto sull’azione delle amministrazioni locali è importante. “Abbiamo dovuto rimandare più volte dei progetti per motivi di sicurezza, la cancellazione dei voli e l’aumento dei costi. I trasferimenti bancari dalle amministrazioni locali ai partner palestinesi sono sempre più complicati e si pongono anche problemi con le assicurazioni”, sottolinea Mélanie Sabot, responsabile per il Medio Oriente presso Cités unies France. I politici locali sperano che ora Emmanuel Macron mantenga la promessa fatta di riconoscere lo Stato di Palestina. “I palestinesi acquisirebbero in questo modo un peso politico e sarebbero incoraggiati a continuare la loro lotta – osserva Patrice Leclerc -. La questione non è tanto di non offendere Israele, quanto di mettere fine ad un massacro”. Ma non si tratterà di staccare un assegno in bianco per l’Autorità Palestinese. Negli ultimi anni, la cooperazione decentrata ha sviluppato piuttosto legami diretti con la società civile palestinese, che sopravvive tra occupazione israeliana e oppressione dei leader palestinesi, e ha preso le distanze dall’Autorità. “Non sosterremo ciecamente la Palestina”, afferma il sindaco di Gennevilliers. Simoné Giovetti di Cités unies France ricorda che il diritto internazionale rimane il principio guida di ogni azione portata avanti dalle amministrazioni locali. Attraverso la cooperazione in Palestina, “cerchiamo di difendere ciò che resta di un sistema internazionale”, sottolinea. Il 19 maggio, i leader dei partiti di sinistra del Consiglio dipartimentale di Seine-Saint-Denis (a est di Parigi), con il sostegno di Stéphane Troussel, presidente socialista del dipartimento, si sono uniti a 145 organizzazioni, partiti, collettivi e sindacati per chiedere l’esclusione delle aziende israeliane dal Paris Air Show, che si svolge dal 16 giugno a Le Bourget, a causa dei crimini di guerra commessi a Gaza. I responsabili locali “agiscono, e lo fanno in modo chiaro, mentre il presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri si limitano a fare dichiarazioni – osserva Jacques Bourgoin, ex sindaco di Gennevilliers, che in passato ha coordinato delle missioni di collaborazione internazionale a Gerusalemme -. I palestinesi ci dicono che l’ultimo politico francese importante per la loro causa è stato Jacques Chirac. Questo dovrebbe farci riflettere”