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 2025  maggio 31 Sabato calendario

Gaza, Tajani contro le opposizioni che chiedono di pressare Israele: “Cattivi maestri che fomentano l’odio”

Chi attacca il governo su Gaza fa propaganda e fomenta solo l’odio. Il governo italiano sente crescere la pressione delle opposizioni e dell’opinione pubblica per la sua inazione sulla guerra in Medio Oriente e per la decisione di non esercitare alcuna pressione sull’esecutivo d’Israele, a differenza di molti altri Paesi europei, Germania compresa. A mettere la faccia sposando la linea dell’esecutivo è il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che come fatto nel corso dell’ultima informativa in Parlamento ha ribadito quale sia la linea del governo Meloni: no ai boicottaggi, no agli embarghi, no alle sanzioni. Perché “la pace si costruisce solo col dialogo“.
Un approccio ben diverso da quello adottato sul dossier ucraino, ad esempio, dove invece il pieno sostegno alle sanzioni contro Mosca e all’invio di armi a Kiev non è mai mancato. Un’ambiguità sottolineata più volte dalle opposizioni, dal Movimento 5 Stelle al Pd, fino ad Azione. Ma il ministro, intervenuto al congresso di Forza Italia giovani, respinge le accuse additando i contestatori come “cattivi maestri“: “L’opposizione cerca di trovare un’unità e non avendo una visione comune della politica e della società fa solo cose contro. Allora utilizza le vittime palestinesi per fare propaganda o il decreto sicurezza”, ha dichiarato il vicepremier forzista. E ha poi cercato di spostare il focus del discorso su altre questioni che poco hanno a che fare, però, con la linea governativa sui massacri nella Striscia di Gaza: “Andiamo a chiedere non a chi manifesta ma ai cittadini quali sono i loro problemi, se si sente sicuro chi vive nelle periferie, come stanno le nostre mogli e figlie e madri quando prendono il treno in periferia o quando stanno in stazione. Il governo sta intervenendo perché è un tema centrale e credo faccia bene. Cosa vuole l’opposizione, meno sicurezza? Sostenere quelli che distruggono le vetrine, aggrediscono la polizia o vogliamo avere il coraggio di combattere la delinquenza?”.
La strategia Tajani è chiara, invariata e riproposta ormai in loop: non è vero che l’Italia fa poco per Gaza, ha ribadito più volte, anche alla Camera e al Senato, come dimostrano il progetto Food for Gaza e isolate proteste nei confronti di Benjamin Netanyahu riguardo a episodi come i raid su una Chiesa nella Striscia o l’aver ostacolato il programma di vaccinazione contro la poliomelite nell’enclave palestinese. “Ognuno organizza le sue manifestazioni – ha aggiunto – Non si è obbligati a partecipare. Lavora più per la pace chi porta 700 palestinesi e salva la vita a tanti bambini di chi gira con la kefiah e strumentalizza le vittime di un massacro che è inaccettabile. Non ho visto una proposta concreta di questi che organizzano manifestazioni. Qual è la proposta concreta? Ritirare l’ambasciatore d’Israele? Pensate che si costruisca la pace se lo ritirassimo? Senza di lui non sarebbero entrati i camion di Food for Gaza. L’unico Paese che è riuscito a far entrare una colonna di camion per portare beni alla popolazione palestinese attraverso una organizzazione delle Nazioni Unite è l’Italia. Su questo punto di vista sto a posto con la mia coscienza, perché i palestinesi ci ringraziano”.
Le proposte, in realtà, sono arrivate anche dai banchi del Parlamento proprio questa settimana. E basta allargare lo sguardo alla situazione europea per capire che numerosi governi le stanno valutando o, addirittura, proponendo a livello Ue. Il clima, tra i 27 dell’Unione europea, sta cambiando. La Spagna e l’Irlanda da diversi mesi ormai chiedono un embargo sulle armi a Israele, uno stop agli accordi commerciali e sanzioni. Il Belgio e la Francia seguono una linea simile, tanto che Emmanuel Macron è stato accusato dal ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, di essere un sostenitore di Hamas. Anche la Gran Bretagna ha sospeso i negoziati commerciali con Tel Aviv. Persino la Germania, strenuo difensore della causa sionista e da sempre restia a condannare le azioni violente di Israele nei confronti dei palestinesi, nelle ultime ore ha fatto capire che alcune valutazioni politiche sull’invio di armi potrebbero presto cambiare.
Tra i pochi Paesi a non compiere passi indietro rimane l’Italia, insieme a Stati come l’Ungheria di Viktor Orban che si è recentemente rifiutata di eseguire il mandato d’arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu. Ma l’unica risposta che Tajani continua a dare a chi fa notare queste differenze rispetto al resto d’Europa è che chi critica fomenta la violenza: “Sono veramente indignato quando sento, anche in Parlamento, toni e parole violente, ci accusano di avere le mani lorde di sangue – ha concluso – Ma i cattivi maestri rischiano di fomentare l’odio, non di costruire la pace. La pace si costruisce in maniera diversa. Sono avversari politici, ma l’odio non può essere nel cuore” di chi sceglie “il più importante servizio che un uomo o una donna vuol regalare ai suoi concittadini”.