repubblica.it, 1 giugno 2025
“La prima sbronza a 11 anni. Arrivano da Trastevere in coma etilico”: l’allarme del Bambino Gesù
Undici anni appena, prima media. A tanto si è abbassata l’età di chi abusa di alcol. Non di chi lo prova, lo assaggia per curiosità, per moda, per una sfida. Ma di chi lo consuma quotidianamente, fino a ubriacarsi: per l’Istituto superiore di Sanità lo fa almeno il 14,4% dei ragazzi fino ai 17 anni. Ma l’età della prima sbronza continua ad abbassarsi.
L’allarme arriva da Sebastian Cristaldi, responsabile della sede del Gianicolo del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico del Bambino Gesù. Il più vicino a uno dei quartieri per eccellenza della movida, Trastevere, che quindi accoglie «tra i 2 e i 3 casi di adolescenti in coma etilico ogni 10 giorni». Un numero che, connesso alla giovanissima età dei consumatori, preoccupa.
«Il problema dell’abbuffata alcolica sta diventando un fatto costante e ormai sdoganato – spiega – è matematico che questi ragazzi si incontrino nelle piazze e pensino a bere: ogni occasione, una festa o un ritrovo, diventa buona per abusare dei superalcolici, che dopo mezz’ora li porta a uno stato non più gestibile».
La situazione peggiora «se all’alcol vengono aggiunte bevande a base di caffeina: in questo caso – prosegue Cristaldi – l’effetto del primo viene contrastato dalle seconde e in qualche modo i baby consumatori si mantengono in uno stato di vigilanza e così continuano a bere». Un sorso dopo l’altro.
I dati più recenti che tentano di dare una dimensione del fenomeno sono dell’Istituto Superiore di Sanità e risalgono al 2023, sono stati elaborati nel 2024 e sono stati presentati di recente al convegno del coordinamento nazionale “No degrado e malamovida”, che si è tenuto giovedì scorso a Roma, a Palazzo Falletti. Nel Lazio il 14,4% dei maschi tra 11 e 17 anni consumano quotidianamente alcol, mentre le femmine sono il 10,1%, mentre per i binge drinkers – ossia coloro che in un’unica serata bevono con l’obiettivo di ubriacarsi – il numero è più alto per le giovani consumatrici: l’1,6% delle adolescenti contro lo 0,8% dei ragazzi. Sempre tra gli 11 e i 17 anni, piena fase di sviluppo. «Bevendo così presto – commenta Emanuele Scafati, direttore dell’Osservatorio nazionale dell’ISS – questi giovani a 25 anni avranno perso un po’ di capacità di orientamento e un po’ di memoria».
Per attendere lo studio del 2024 bisognerà quindi attendere, ma secondo Cristaldi il dato è in netto peggioramento.«Basta andare in giro il venerdì e il sabato sera per vederlo», prosegue il pediatra. Dal centro alla periferia. Dalle zone dei pub ai parchetti dove si incontrano le comitive che fanno festa «con le bottiglie rubate a casa dei genitori» o con quelle che riescono ad acquistare da qualche commerciante che chiude un occhio sull’età. Violando di fatto la legge.
Sì, perché quello degli 11enni che si ubriacano non è solo un tema di salute, ma anche di movida. Per Viviana Di Capua, presidente dell’associazione Abitanti centro storico, «le istituzioni devono intervenire in due modi: dialogare coi commercianti affinché gli obblighi previsti dalla legge vengano rispettati e verificare che questo accada e allo stesso tempo offrire quotidianamente delle alternative allo sballo da alcol e alla droga». Per esempio, «bisogna riaprire le sale cinematografiche, potenziare le attività nei musei, nelle biblioteche e negli spazi universitari, anche di sera».
Il presidente del coordinamento “No degrado e malamovida”, Fabrizio Coniglio, suggerisce invece al ministero dell’Istruzione e del Merito di portare in tutte le scuole un programma di prevenzione. A quanto pare, fin dalle elementari. «Raccontando come rischia di diventare il cervello di un adolescente se ci si inizia a ubriacare a 11 anni». Nel frattempo «a farlo, girando per gli istituti, siamo noi».