repubblica.it, 31 maggio 2025
La mossa Ue per prendere il posto di Re Dollaro: rendere comune una porzione di debito nazionale
I più guardano al caos scatenato nell’economia mondiale da Donald Trump con lo sgomento con cui si accoglie un’invasione delle cavallette. Ma i veri duri stanno con Albert Einstein: “la crisi è un’opportunità: è lì che nascono l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie”. Tanto più che nelle crisi, storicamente, l’Unione europea dà il meglio di sé.
E, qui, del meglio c’è bisogno perché la crisi all’orizzonte è di quelle epocali. Re Dollaro perde colpi. Quando le quotazioni della valuta americana scendono – ragionano gli analisti – i titoli del Tesoro Usa (tradizionale bene rifugio nei tempi brutti) di solito salgono. Oggi, invece, scendono anch’essi. Un segnale in più, dice un rapporto della Deutsche Bank, che è in atto un disinvestimento a largo raggio della grande finanza dai mercati americani: fra la prima e la seconda presidenza Trump, la quota di titoli pubblici Usa in mano agli stranieri è scesa dal 50 al 30 per cento. In realtà, con l’80 per cento delle transazioni finanziarie mondiali fatturate in dollari, l’egemonia della moneta americana sembrerebbe inattaccabile. Ma i dubbi su debito pubblico, disavanzo fiscale, tenuta dell’economia americana si sono moltiplicati in questi mesi e sono diventati abbastanza corposi, da aprire finanche, in Germania, un dibattito sull’opportunità di continuare a tenere l’oro nazionale a Fort Knox. Insomma, c’è uno spazio da occupare e, secondo la Deutsche Bank, “l’euro ha le maggiori possibilità di diventare la moneta alternativa per il risparmio mondiale”.
È una partita molto ricca. Disporre della moneta che tutti cercano significa potersi indebitare a tassi più bassi. Il rapporto della banca tedesca calcola che gli Usa si possono permettere, grazie a Re Dollaro, un rapporto debito/Pil più alto di 25 punti, allo stesso interesse. Per la Bri, la Banca dei regolamenti internazionali (la banca centrale delle banche centrali) ogni acquisto di 100 miliardi di dollari di titoli Usa fa scendere i tassi d’interesse americani di 0,20 punti. Ma cosa manca all’euro per potersi candidare ad un ruolo globale di primo piano? Praticamente tutto, si ricava da uno studio della Bce. Il punto chiave, secondo la banca centrale europea, è la mancanza di un “safe asset”, di titoli che, come i Treasuries americani, abbiano un basso rischio di default e, soprattutto, siano molto liquidi, cioè siano abbastanza abbondanti da poter essere venduti e comprati facilmente, in modo da utilizzarli come collaterale nelle transazioni e come fondi di riserva nelle banche.
Non ci siamo. A fine 2028, calcola la Bce, i titoli emessi direttamente dalla Ue arriveranno a mille miliardi di euro, con un balzo, peraltro, record rispetto al 2019, ma ben lontani dai 30 mila miliardi di dollari dei Treasuries. A questi mille miliardi si possono aggiungere i titoli nazionali: nel complesso della Ue si arriva ad altri 13 mila miliardi. Peccato che il grosso siano titoli italiani o greci, ben lontani dai rating di rispetto che occorrerebbe. Paesi virtuosi come Germania e Olanda hanno quei rating, ma anche debiti esangui.
Tutto questo, però, potrebbe cambiare rapidamente. La svolta del governo Merz promette di ingigantire l’emissione di solidi Bund e le emergenze dell’economia Ue (riarmo, ambiente, energia) potrebbero spingere a ricorrere in misura massiccia agli Eurobond, i titoli a responsabilità congiunta e ad alto rating emessi, per conto di tutti, da Bruxelles. La prospettiva di mettere le mani su almeno una parte dei privilegi e vantaggi di cui gode il dollaro è un motivo in più per saltare il fosso del debito comune, dicono sempre più analisti e osservatori. Marieke Blom, capo economista della Ing, la grande banca olandese, propone, anzi, un vero salto mortale, per aumentare la quantità di safe asset disponibili in Europa: prendere un 10 per cento dei debiti nazionali e trasformarlo in debito europeo, promuovendolo alla tripla A dei titoli comunitari: significherebbe aggiungere d’un colpo, 1.300 miliardi di titoli al bacino di safe asset europei.
Una bonanza per il debito pubblico italiano o greco. Ma come evitare che le ritrosie tedesche e olandesi a mischiarsi con i grandi debitori brucino l’occasione dell’euro mondiale? Rendendo più stringenti i vincoli come il tetto al 3 per cento del disavanzo fiscale, dice la Blom, e rendendosi conto che il risultato sarebbe, comunque, tassi d’interesse più bassi per tutti.