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 2025  giugno 01 Domenica calendario

Io, Sordi e Bud Spencer quei film non sono stati capiti”

Un pesce rosso con la pinna da squalo. È la foto usata su WhatsApp da Edoardo Pesce: «L’ho scelta perché anch’io ho una maschera, o faccio il simpatico o mi assegnano le parti da duro ma sotto c’è altro». InCome gocce d’acqua di Stefano Chiantini (da giovedì in sala) è un padre dignitoso nella sua fragilità. «È un burbero buono. Camionista, ex nuotatore, ha un ictus mentre fa una gara con la figlia. Nel dramma della malattia troverà con lei un rapporto più forte. Sara Silvestro viene dal nuoto agonistico: la chiamo “nuotattrice”».
Come si è preparatofisicamente?
«Oggi, specie in America, è diventato spinoso interpretare un disabile o un gay, se non lo sei. Sono andato con Stefano al centro di riabilitazione e ho incontrato due signori colpiti da ictus. Avevano una gravità media, mi hanno mostrato come camminare, le difficoltà della parola; in testa hai le parole da dire ma non articoli bene, o la parola è in ritardo rispetto a ciò che pensi. E la mancanza delle tridimensionalità nella vita. Piccole cose per dare più veridicità possibile a questa disabilità».
Come l’ha cambiata il successo?
«Mi sento apprezzato come attore, finora ero incasellato nei personaggi, ero quello diRomanzo criminale o de I Cesaroni o Alberto Sordi. Ora un po’ di identità attoriale ce l’ho. Ma per strada non mi riconoscono ancora».
A proposito del suo Alberto Sordi tv: non sono mancate critiche.
«Per me è un omaggio. Sono stato contento che Luca Manfredi me lo abbia proposto. Poi, rispetto alle prime versione scritte da lui e Dido Castelli, tutto è stato edulcorato, essendo Sordi, essendo Rai 1.
All’inizio c’era una scena a Cinecittà, all’entrata delle comparse, dove il Duce faceva lavorare quelli delle zone rosse per prendere voti e Sordi fingeva di essere del Quarticciolo, ma quella scena con i fascisti non andava bene. In un’altra Sordi era nella vasca col whisky e quello no, era troppo lascivo. Di queste piccole cose ne hanno tolte una quindicina, scene in cui era più dongiovanni, più cattivello, più Sordi. È uscita una versione un po’ santificata».
Il set in cui si è divertito di più?
«Mi diverto sempre. Ma Romanzo criminale è speciale, noi ragazzi che giocavamo a fare i gangster... siamo rimasti ancora amici.
Abbiamo fatto adesso una puntata di Call my agent in cui siamo ospiti.
In cinque giorni abbiamo girato, ed è stato un bagno d’affetto, d’amicizia, di cazzeggio… nell’episodio ci propongono di fareun’altra serie con dei nuovi ragazzi, un po’ più trap. Sai, le nuove generazioni… Poi succede la catastrofe. Da morire dal ridere».
L’omaggio ad Alberto Sordi ma anche a Bud Spencer nel sequel di “...Altrimenti ci arrabbiamo!”.
«Hanno sbagliato il titolo, perché la gente neanche lo ha visto, lo hanno massacrato: “Come vi permettetedi andare a toccare un cult?”. Ma io e Alessandro Roja facevamo i figli e dal titolo non si capiva».
Il momento più bello della carriera?
«A Cannes, quando invitai mio padre. Sento la sua emozione, quando glielo ricordo al telefono. Sembrava non crederci: “Ma figurati, ma porta una ragazza…”.Un minuto dopo mi chiama mamma: “Si sta provando lo smoking”. Vedere Dogman con lui, nel Palais con 3.500 persone e Benigni seduto davanti a me, è stato bellissimo. La mattina dopo, in albergo, Benigni mi ha detto: “Pesce, bello… hai fatto ’sto bimbone in cerca d’amore. Bravo».