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 2025  maggio 31 Sabato calendario

“Pascoli e quella stufa spenta per non disturbare un nido d’api”

Andare a casa di qualcuno è il modo migliore per conoscere una persona» dice Jacopo Veneziani, critico d’arte, divulgatore, che dai social è approdato aIn altre parole, il programma di Massimo Gramellini su La7, e dal 2 giugno sarà protagonista su Rai 3 (alle 20.15) della striscia quotidianaVita d’artista, per raccontare i grandi attraverso le loro dimore, da Pascoli a Canova, da Michelangelo a Carducci, da Puccini a Leopardi. Trent’anni, studi universitari a Parigi, modi garbati, Veneziani usa come effetto speciale la curiosità.
Chi l’ha colpita di più?
«Avevo una visione molto scolastica del buon Giovanni Pascoli, tormentato dalla poetica del fanciullino. Uno degli oggetti della casa che mi ha colpito è la stufa, intonsa, nel salotto. Non fu mai accesa perché Pascoli scoprì un nido di api, e per non affumicarle la teneva semprespenta. Usava un braciere per scaldarsi. Aprendo uno sportellino, quel piccolo alveare è diventato una metropoli: vivono le discendenti delle api del poeta.
Mostra come queste case siano, in realtà, vive. A Possagno (Treviso), c’è un pino domestico piantato da Canova nel 1799».
Fare il divulgatore la gratifica?
«In modo incredibile. Mi dà un senso di comunione e condivisione. Ho sentito questa sorta di vocazione quando facevo il dottorato a Parigi. Stavo chiuso in biblioteca e pensavo: è mai possibile che queste cose curiose debba tenerle solo per me?».
La cosa più difficile?
«Parlare a tutti. Piero Angela diceva: “Dalla parte della scienza per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio”. Quello è il modello di divulgatore, se è troppo personaggio non va: deve stare un passo indietro rispetto a ciò che racconta».
È dalla parte dello spettatore?
«Ho la propensione di mettermi nella mente e nel corpo di chi ascolta, evitando di dare per scontato le cose. Non sei lì per valorizzare te stesso o fare bella figura. Se si entra in quel mood si attivano meccanismi di sfoggio.
Non si deve creare il distacco».
In tv grazie al successo sui social, si è sentito a suo agio?
«Sì anche perché avevo un sogno vintage già dalle superiori: parlare al grande pubblico televisivo. I social erano l’unico mondo al quale avevo accesso, li hotrasformati in un ponte».
Racconti un po’ di lei.
«Sono nato a Fiorenzuola d’Arda, (Piacenza), ma sono cresciuto a Lugagnano Val d’Arda. Ho fatto il liceo a Piacenza e ho studiato in Francia. Papà idraulico, mamma impiegata al Comune, fratello fisioterapista. Ho avuto la fortuna di avere genitori che assecondavano i miei sogni, ho frequentato il liceo europeo linguistico perché avevo detto che avrei voluto fare il vigile urbano a New York. Mia madre replicò: “Allora devi studiare le lingue,non puoi fare le multe in italiano”.
Mandare un figlio a Parigi per loro è stato un sacrificio. Quando ho proposto di trovarmi un lavoretto, non hanno sentito ragioni. “Anche quello dello studente è un lavoro, se è fatto in modo serio”».