Sette, 30 maggio 2025
Chi sono gli incel che uccidono le donne anche in Italia: dai corsi di Andrew Tate alla pillola nera (e gli uomini che dicono no)
«È quella schifezza di Andrew Tate». Lo pronuncia a mezza bocca il personaggio della detective Misha Frank durante una delle scene più drammatiche della serie tv Adolescence. La battuta, in Italia, non buca lo schermo: un po’ perché segue uno scambio toccante fra un padre (il detective Luke Bascombe) e il figlio Adam, un po’ perché Tate non è così noto nel nostro Paese.
Eppure è un personaggio chiave per comprendere «la manosfera» – la comunità online dei maschi misogini di cui fanno parte gli incel, i celibi involontari che la serie ha fatto conoscere al grande pubblico – e il modo in cui abitano e muovono Internet.
Trentotto anni, ex campione di kickboxing, incriminato nel Regno Unito per stupro e lesioni e indagato in Romania, Andrew Tate mette la misoginia al servizio dell’economia digitale, con successo. È un trumpiano di ferro, che ha creato un linguaggio e un sistema così performanti sulle piattaforme da aver costretto le stesse piattaforme a estrometterlo. Su TikTok aveva accumulato 11,6 miliardi di visualizzazioni sostenendo, tra le altre cose, che le donne sono proprietà degli uomini e devono «stare a casa, fare figli e preparare il caffè», e che le vittime femminili di stupro dovrebbero assumersi la loro responsabilità.
Poi è stato bannato, ma ha fatto in tempo a crearsi un seguito di account video rilanciati in loop, contenuti tagliati ad arte per massimizzare le visualizzazioni. È diventato un idolo della Gen Z, uno degli influencer più seguiti dai giovani maschi negli Stati Uniti secondo Piper Sandler. Parliamo anche di ragazzini di 11 o 13 anni.
Tate e le radici della manosfera
Interessante come Tate si assicuri la fedeltà delle sue giovani reclute, e qui entra in campo l’economia digitale: non solo propone l’immagine del vero uomo – atletico, ricco, dominante – ma attraverso la piattaforma Hustler’s University vende corsi di marketing e criptovalute promettendo guadagni da 10 mila sterline al mese. Ha raggiunto fino a 800 mila iscritti paganti. Fa formazione, guadagna e insegna a diffondere contenuti, compresi i suoi. E dà un messaggio chiaro: odiare le donne ti rende un uomo desiderabile e di successo.
Per alcuni, proprio il successo sembra oscurare violenza e misoginia. Lo si capisce anche senza addentrarsi nella cosiddetta manosfera italiana, ma limitandosi a leggere i commenti a un post su Tate su Linkedin. Un professionista con un nome e un cognome difende l’ex kickboxer sostenendo che «spinge i ragazzi a prendersi responsabilità, lavorare sodo, mirare in alto»; che le sue frasi sono «provocazioni studiate per attirare l’attenzione, non manifesti d’odio»; che «bollare tutto come misoginia equivale a confondere l’iperbole con l’intento reale, che è la crescita personale. Definire tossico e misogino un messaggio che produce autodisciplina e risultati potrebbe essere fuorviante».
Ecco dove affondano – e trovano terreno fertile – le radici della galassia manosferica: se soffri, se ti senti inadeguato, fai come me, diventa come me, lavora su te stesso e odia. Avrai successo.
Il mondo secondo gli incel
Nella manosfera, l’odio per le donne colpevoli-di-tutti-i-mali è il collante che unisce gruppi e soggetti anche molto diversi fra loro, l’elemento capace di tenere insieme gli «artisti del rimorchio» (pick-up artists) e gli incel. Tate è certamente rappresentativo di una parte della comunità, e in modo indiretto ma conseguente dei celibi involontari (involuntary celibate che abbreviato diventa «incel») e degli Mgtow (men going their own way) che rifiutano le relazioni per autodifesa dal femminismo. Perché si parla dei celibi involontari, allora, e non degli altri? Perché sono il gruppo a più alto rischio di radicalizzazione, quelli più propensi a prendere in mano la pistola e sparare, preferibilmente alle donne.
Il paradosso è che la parola «incel» è nata con un’accezione positiva. L’origine va cercata nell’Alana Involuntary Celibacy Project, un blog creato negli anni Novanta da una studentessa canadese queer per offrire uno spazio di ascolto alle persone che desideravano avere relazioni o rapporti sessuali ma non riuscivano a ottenerli. A dare origine al movimento incel per come lo conosciamo oggi – giovani uomini arrabbiati con le donne che negano loro il sesso, e quindi la felicità – è stato poi love-shy.com, creato proprio da una costola del progetto di Alana.
Abbiamo scritto che il cemento che tiene insieme i vari gruppi che compongono la manosfera è la misoginia, ma c’è di più. Tutte le frange condividono una visione del mondo e dell’universo femminile, che si concretizzano in un codice e un lessico estremamente specifici. Una lingua a sé, incomprensibile per i non adepti, che costruisce una barriera fra chi appartiene a quella galassia e chi no.
L’idea alla base di tutto è che la donna sia portata geneticamente a «ipergamare», cioè a cercare un partner di livello più alto rispetto al suo. Tutte le donne cercano lo stesso tipo di uomo, il maschio alfa dominante, mentre disdegnano i beta, remissivi, e disprezzano gli omega.
Le pillole, gli artisti del rimorchio e i lookmaxxers
Lo stereotipo dell’uomo che piace alle donne è il Chad, alto, muscoloso e sicuro di sé. Ma a influenzare le scelte femminili sono anche altri fattori, riassunti nella sigla «LMS»: look, l’estetica appunto, ma anche money (soldi) e status (prestigio sociale). Nella manosfera alle donne viene attribuito un punteggio, da 1 a 10, in base al loro «valore di mercato». Il corrispettivo femminile del Chad è la Stacy, molto attraente e inaccessibile, ma in generale tutte le appartenenti al sesso femminile sono NP: non persone.
C’è poi tutto il tema della pillola, preso in prestito da Matrix, film che Tate cita spessissimo. «Blupillato» è sinonimo di ingenuo, cieco, manipolato: hai preso la pillola blu, accetti la narrazione mainstream e credi nell’uguaglianza fra uomini e donne. All’opposto, chi ha scelto la pillola rossa vede la realtà per quello che è, ma non ha ancora perso le speranze. I lookmaxxers, per esempio, sono gli uomini che pensano di poter innalzare il loro valore di mercato attraverso la palestra o la chirurgia estetica (anche fai da te: c’è chi si rompe la mascella per renderla più squadrata e chi pratica il mewing, che consiste nel modificare la forma del viso posizionando la lingua sul palato).
C’è poi un terzo livello, la pillola nera, che corrisponde alla rinuncia: sei brutto, non farai mai sesso con una donna e non c’è nulla che tu possa fare per cambiare il tuo destino. I blackpillati sono i più pericolosi, perché convinti di non avere niente da perdere.
Il gentiluomo supremo
Sui siti incel americani si usa l’espressione «going ER»: significa fare una strage per vendicarsi dei rifiuti subiti. ER sta per Elliot Rodger, conosciuto nella manosfera come «il gentiluomo supremo». Il 23 maggio 2014 a Isla Vista, in California, Rodger uccise sei persone e ne ferì altre 14 prima di togliersi la vita.
Prima della strage il 22enne aveva inviato via mail un manifesto di 141 pagine in cui spiegava le ragioni del gesto: odio verso le donne che lo ignoravano (non aveva mai baciato una ragazza), invidia per gli uomini belli e sicuri sé, desiderio di vendetta nei confronti della società.
Isla Vista, la prima strage dichiaratamente incel, ne ha ispirate poi altre: le più gravi sono quelle di Chris Harper-Mercer (Roseburg, 2015, nove morti), Alek Minassian (Toronto, 2018, undici morti) e Jake Davison (Plymouth, 2021, cinque morti). Tutti omicidi compiuti da giovani uomini arrabbiati con le donne, direttamente o indirettamente ispirati da Rodger.
I delitti incel in Italia
Nel nostro Paese il mondo incel viaggia su siti come Il Forum dei Brutti, che dopo il femminicidio di Sara Campanella ha raccolto decine di deliri misogini («il ragazzo la amava ma lei ovviamente non ricambiava. Si è scoperto successivamente che era fidanzata con un Chad tamarro tatuato da 8: è letteralmente quello che spiega la redpill, ragazza pretenziosa che pala i non chad e invece si fa trapanare dal malessere tatuato con le ossa facciali giuste»).
In Italia non sono mai avvenuti delitti dichiaratamente incel, ma alcuni, a posteriori, sono stati legati a quel mondo. In particolare il duplice omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, uccisi il 21 settembre 2020 a Lecce da Antonio De Marco. Il 21enne, coinquilino di De Santis, aveva sviluppato un profondo risentimento nei confronti della coppia e della loro felicità. Sul suo diario mesi prima aveva scritto: «Ho deciso che se entro la fine di quest’anno non avrò una ragazza ucciderò una persona (...). Se il caso non vuole che Daniele e altre persone muoiano, allora deve farmi incontrare una ragazza che voglia stare con me».
De Marco viene spesso citato come un modello sui forum incel italiani, ma di recente anche il duplice omicidio di Chiara Spatola e del fidanzato Simone Sorrentino, uccisi il 24 aprile scorso a Volvera (To), è stato accostato alla galassia incel. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori l’assassino, il vicino di casa Andrea Longo, si era invaghito della ragazza e non accettava i suoi rifiuti. In un’occasione le avrebbe anche detto: «Lascia quel ragazzino e mettiti con me, che sono un uomo vero».
Sul Forum dei Brutti, un utente scrive in un thread sull’omicidio di Chiara e Simone: «Le situazioni di rifiuto le viviamo tutti, è un sistema programmato a tavolino affinché gli uomini siano sempre più stressati e le donne sempre più impaurite, per creare una popolazione facilmente manipolabile».
Donne slave e uomini vegetariani
Secondo un report della Commissione europea del 2021, i temi cari agli incel italiani sono la presunta eccessiva presenza di rifugiati nel nostro Paese, che avrebbe «un impatto sulla disponibilità di incontri», e l’usanza «tutta italiana di trattare le donne come principesse» che rafforzerebbe l’ipergamia.
Nel gruppo Telegram BlackPill Italia (789 iscritti) ci sono una serie di topic dedicati all’analisi pseudo-scientifica dei fenomeni umani a cui è interessata la comunità incel: uno è dedicato proprio alle «preferenze razziali e interrazziali delle donne» nella scelta del partner sessuale, in un altro si ragiona sulle donne di origine slava «simili alle italiane, ma con meno pretese estetiche». Sempre affidandosi ai dati, si discute anche dell’attrattività degli uomini vegetariani, che sarebbe più bassa.
Un altro spazio di riferimento per gli incel italiani è il blog ilredpillatore. Qui, tra le altre cose, è stata stilata una lista di 7 consigli per chi non trova una ragazza, dal ripiegare su donne più brutte a migliorare il prodotto e le tecniche di vendita (riecco Tate). A margine si invita a non odiare le donne: «Si odia il gioco, non il giocatore. Sono bravi tutti a giocare con le carte buone. Prendete la vita con sportività e cercate di essere felici. Se non potete amare le donne amate perlomeno voi stessi».
Autocoscienza maschile
Proclami a parte, in Rete le risposte a quella che è stata definita la crisi del maschio sono soprattutto queste: radicalizzazione incel e adesione a modelli ipermachisti. Fuori, invece, sono sempre di più i gruppi di uomini che provano ad affrontare e ribaltare gli stereotipi sulla mascolinità. Andrea e Filippo, 45 e 28 anni, hanno creato il Gruppo di autocoscienza maschile di Cesano Maderno, provincia di Monza-Brianza, che da otto mesi si ritrova per parlare, confrontarsi, costruire un nuovo linguaggio e nuove modalità di relazione.
«Ci sono tante cose che diamo per scontate e che invece occorre mettere in discussione: l’uomo dev’essere forte, deve risolvere i problemi, non può provare emozioni…», spiega Filippo. «Un tema che emerge spesso nei nostri incontri è la scarsa cura della propria salute fisica e mentale. È raro che un uomo condivida le sue difficoltà o chieda aiuto, nel gruppo cerchiamo di creare un ambiente in cui ci si abitui a parlare di sé».
«La domanda di partenza è: “Io mi piaccio?”. Perché spesso il problema riguarda noi stessi e non gli altri» prosegue Andrea. «Se la risposta è no, allora bisogna interrogarsi sulle ragioni. La società ci fornisce risposte preconfezionate: non sei abbastanza muscoloso, non ti vesti abbastanza bene, non hai successo. Ma quel “non mi piaccio” è sintomo di un disagio che merita ascolto. Dire che il problema sono il femminicida e l’odiatore patologico, considerarli delle eccezioni, è riduttivo. Il problema riguarda tutti gli uomini e serve creare uno spazio in cui non ci siano più “noi” e “loro”, ma solo noi, insieme».
IL GLOSSARIO
Manosfera
La comunità online dei maschi misogini di cui fanno parte gli incel, i celibi involontari che la serie Adolescence ha fatto conoscere al grande pubblico.
Mgtow
I Men Going Their Own Way, uomini che vanno per la propria strada: sono componenti di una comunità, perlopiù online, che avverte gli altri uomini
sui rischi delle relazioni romantiche
Chad/Stacy
Chad è lo stereotipo dell’uomo che piace alle donne: alto, muscoloso, sicuro di sé. Stacy è la versione femminile: attraente e inaccessibile.
Lms
Sigla che riassume i fattori che rendono un uomo attraente: look, money (soldi) e status (prestigio sociale).
Lookmaxxers
Uomini che sui social cercano risposte per migliorare la propria bellezza e innalzare il valore di mercato.
Blackpillati
Il termine è preso in prestito dal film Matrix e si riferisce al colore della pillola che ciascun uomo sceglie di prendere. Il Blupillato ha scelto la pillola blu: è ingenuo, cieco, manipolato, crede nell’eguaglianza fra uomini e donne; il Redpillato, pillola rossa, vede la realtà per quello che è, cioè l’enorme sproporzione di opportunità in ambito relazionale fra donne e uomini; i Blackpillati sono i più pericolosi perché pensano di non avere nulla da perdere: sono brutti e nulla potrà cambiare il loro destino