repubblica.it, 30 maggio 2025
Lontre come "pets", il lato oscuro della moda giapponese
Con la cuffietta da bagno, con il vestitino da notte, sul divano mentre guarda la tv e poi i giochi con la palla, le gag da video virali e una marea di foto buffe per risaltare i loro grandi occhioni e il musetto tanto carino. Le lontre, in certe zone dell’Asia come il Giappone, sono ormai diventati animali domestici iconici e comuni, custoditi nelle case e nei bar a tema, come fossero cani o gatti da noi. Per via delle loro espressioni carine e quei tratti perfetti per chi è cresciuto con la cultura dei manga, i minuti carnivori Aonyx cinereus – anche noti come lontre dalle piccole unghie o lontre nane – ormai da diversi anni sono popolarissimi nel Sol Levante, tanto da poter facilmente incontrare le lontre perfino in centinaia di cafè a tema dove gustarsi una colazione mentre si accarezza il pelo morbido degli animali. Eppure, sostengono da tempo biologi e scienziati, c’è un lato oscuro molto preoccupante che riguarda questo fenomeno: per soddisfare la nostra voglia di coccole l’uomo sta sottraendo agli ecosistemi predatori ai vertici della catena, come appunto le lontre, attraverso traffici illegali spesso collegati alla Thailandia.
In natura questi animali, soprattutto in Asia, vivono fra una fitta vegetazione dove si trovano fiumi ed estuari: socievoli, sono abituati a stare in gruppo e comunicano con una vasta gamma di suoni che hanno fatto innamorare molti bambini di quelli che ormai, in Giappone, vengono considerati animali “pets”, da tenere addirittura nella propria cameretta. Ma per questa specie, considerata come “vulnerabile” dalla famosa Lista Rossa dell’Unione per la Conservazione della Natura (IUCN), la nuova moda sta incrementando i rischi di sopravvivenza già implementati dalla perdita di habitat, la crisi climatica e dal commercio, in passato, legato alle pellicce. Anche per questo motivo la lontra dalle piccole unghie dal 2019 è stata inserita e protetta dalla Convenzione CITES, quella che regola il commercio della fauna selvatica, e non dovrebbe essere commerciata se non in casi eccezionali. Eppure, testimonia un nuovo studio pubblicato da ricercatori giapponesi e thailandesi su sulla rivista Conservation Science and Practice, la maggior parte delle lontre che oggi si trovano in Giappone come animali presenti nei caffè (alcuni dei quali vendono poi gli animali ai privati), sarebbero entrate nel Paese attraverso traffici illeciti che contribuiscono al declino della specie.
Negli ultimi due decenni si stima infatti che più di 100 lontre siano state sequestrate negli aeroporti di Thailandia e Giappone e tantissime altre centinaia di esemplari siano sfuggite ai controlli. Nello studio vengono esaminati i campioni di DNA di 81 lontre tenute in cattività in Giappone: alcune negli zoo, altre nei famosi “cafè” per animali esotici a Kyoto o Tokyo e altre ancora sequestrate da attività doganali. Confrontando i campioni genetici con quelli delle popolazioni selvatiche della Thailandia, la Malesia o Singapore, emerge chiaramente come molte delle lontre importate siano provenienti ad esempio da zone considerate focolai di bracconaggio nel sud della Thailandia (quasi il 90%). Non è detto che si tratti sempre di commercio illegale, ma le firme genetiche corrispondono con quelle di lontre provenienti da realtà – sia della costa del Golfo della Thailandia, sia al confine con la Malesia peninsulare – dove il bracconaggio è elevatissimo. In queste due zone le lontre vengono cacciate, prelevate dai loro habitat e rinchiuse in gabbia.
Poi il commercio avviene solitamente online in gruppi su social o siti del dark web, come ha testimoniato una indagine del 2018 che ha individuato centinaia di annunci in soli quattro mesi. I ricercatori concludono che, nonostante la convenzione CITES, “molte delle lontre che si trovano oggi nei bar e cafè giapponesi sono provenienti dalla Thailandia meridionale”. In molti casi gli autori hanno anche scoperto che i proprietari dei caffè in genere non possedevano documentazioni dettagliate in grado di documentare la provenienza delle lontre. Secondo Kanitha Krishnasamy, direttrice di TRAFFIC nel Sud-est asiatico, il nuovo studio fornisce dunque “una buona ragione” alle autorità per implementare un monitoraggio rigoroso delle rotte commerciali tra Thailandia e Giappone.
Anche perché come predatori di vertice le lontre svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della catena alimentare e della salute delle zone umide d’acqua dolce, controllando prede e parassiti: senza di loro, molti ecosistemi vanno in sofferenza. “È naturale provare affetto per le lontre, ma dobbiamo lasciarle in natura affinché possano svolgere il loro ruolo ecologico, per loro e per noi” chiosano dunque i ricercatori. Altrimenti, i rischi sono quelli di guidare questa specie verso un’ulteriore estinzione e i giapponesi dovrebbero sapere bene come ciò può accadere.
Nel 2012, dopo trent’anni di assenza, la lontra di fiume, simboleggiata dal “kawauso” che fa parte del folklore e le tradizioni nipponiche, è stata dichiarata estinta. Un tempo, era comune in tutto il Paese, ma anni di caccia per la pelliccia e di distruzione degli habitat hanno portato alla sua scomparsa. Ecco perché, concludono gli esperti, bisogna “continuare a condurre ricerche che contribuiranno a proteggere altre specie vulnerabili” e frenare il commercio illegale di lontre.