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 2025  maggio 30 Venerdì calendario

Fact checking: andremo davvero su Marte?

Sostiene Musk che la Terra finirà incenerita da qualche tempesta solare e che quindi Marte è l’indispensabile Piano B dell’umanità. Che la prima eventualità si realizzi, magari non domani, è ovviamente nel regno del possibile. Ma la soluzione proposta, in continuità con l’aggressivo marketing che il miliardario propone da anni per avvalorare i suoi sforzi spaziali, ha una qualche verosimiglianza? Detto altrimenti: quanto accogliente risulterebbe il Pianeta Rosso per gli umani in fuga? L’abbiamo chiesto al fisico Paolo Ferri, neopensionato dopo quarant’anni all’Agenzia spaziale europea (Esa) dove, negli ultimi dieci, ha guidato tutte le missioni senza uomini a bordo, comprese le due sonde che su Marte ci sono state davvero. Insomma, il contrario di uno scettico, uno che lassù sogna di andarci da ben prima del miliardario sudafricano. Esattamente da quando, ragazzino nei primi anni 70, si esaltò sentendo parlare del progetto Von Braun.
È dunque con somma tristezza che, quando gli chiedo di elencare le difficoltà, dubita fortemente che, nell’arco della sua vita, vedrà mai qualche astronauta realizzare l’aspirazione che ha determinato la sua carriera. E questo per tutta una serie di motivi che andiamo ad elencare.
Atmosfera
«Avendo un’atmosfera molto tenue, per la quasi totalità composta da anidride carbonica, e senza un vero campo magnetico, Marte è costantemente bombardato da raggi ultravioletti e radiazioni di particelle. Oltre a raggi cosmici galattici che fanno sì che il suolo sia sterilizzato almeno fino alla profondità di un metro e mezzo. Nemmeno un batterio potrebbe resistere, figuriamoci delle belle piantine».
Gravità
È solo un terzo di quella terrestre. Se davvero volessimo colonizzare Marte provocherebbe negli umani cambiamenti permanenti alla struttura delle ossa, dei muscoli («Hai voglia di fare ginnastica!») e all’apparato cardiocircolatorio incompatibili con un eventuale rientro sulla Terra.
Salute
Su Marte saremmo sottoposti a rischi moltiplicati di tumori e per la fertilità dovuti alla doccia continua di radiazioni che uno studio del 2014 quantificò in venti volte la dose annua consentita per i lavoratori nelle centrali nucleari. L’unica soluzione, ovviamente, sarebbe di vivere sempre sottoterra, con tutta l’allegria che ciò comporterebbe.
Temperatura
Quella media, sul Pianeta Rosso, è di -60 gradi. Il che non solo «renderebbe molto difficile la vita agli umani ma anche alle macchine».
Acqua
Allo stato liquido non ce n’è «ma si potrebbe ricavare dal permafrost o scavando molto in profondità». C’è chi calcola, per dare un’idea, che ce ne sia settanta volte di meno che nel Sahara o nel deserto di Atacama.
Distanza
Poi c’è l’altro problemino della distanza. «Per mandare qualcosa su Marte a noi sono serviti sette-otto mesi, sfruttando le cosiddette “finestre di lancio”, ovvero l’allineamento astrale per cui la distanza con la Terra è di “soli” 60 milioni di chilometri invece che di 400, allineamento che si verifica ogni 26 mesi. Immaginate che qualcuno si senta male sul serio mentre è là: dalla Luna in 6-12 ore, massimo un giorno, torni indietro, mentre qui… È anche per questo che, a oggi, si tratta di una missione suicida».
Costi
Per quanto sia inelegante parlare di soldi, aiuta a valutare la fattibilità complessiva: «I progetti di Nasa e Esa con robot che avrebbero dovuto recuperare 800 grammi di materiale marziano erano stati prezzati sui 12-15 miliardi di dollari. Per creare la stazione autosufficiente di cui parla Musk di viaggi ne servirebbero decine, e molto più pesanti».
Ricapitolando
Ma quindi, domandiamo a Ferri, che impressione le fa sentire mister SpaceX quando giura che per l’anno prossimo su Marte ci manderà un robot ed entro il 2030-31 gli umani? «Con lui bisogna andare coi piedi di piombo. Il Musk (Ferri vive a Francoforte da una vita ma resta milanese, ndr) le spara grosse ma ha anche aperto una nuova era: noi dinosauri spaziali abbiamo tanto da imparare! Però quando nel 2015 l’ho sentito assicurare, davanti a tremila addetti ai lavori, che nel 2025 avrebbe portato 300 persone su Marte sapevamo tutti che era una balla. Tra 10-20 anni magari la sua Starship riuscirà a farlo, ma i problemi medici restano tutti». Detto questo è certo che, anche col serio pericolo di fare un viaggio di sola andata, troverebbe quanti candidati vuole: «Anzi, anni fa un astronauta tedesco mi disse: “Se ci fosse la possibilità, quando avrò 60-65 anni e la mia vita l’avrò vissuta, senz’altro ci andrei”. Io no: sono in pensione e me la sto godendo». In conclusione: «Sono tutte fantasie. Passi farne un avamposto scientifico. Magari andare, stare massimo 6-12 mesi e tornare, con tutti i rischi già visti. Ma l’idea di pensarlo come scialuppa di salvataggio dell’umanità non ha senso».